Bice Lami

 

 

 

La ricamatrice dalle mani d'oro

Di Nicoletta Barberini Mengoli

 

«Una vita dedicata al ricamo». Così dice di sé Bice Lami, bolognese, assieme ad Antonilla Cantelli una delle ultime allieve viventi di quella scuola di Aemilia Ars fondata nel 1898 dalla contessa Lina Bianconcini Cavazza. E continua: «Nel 1930, quando entrai, la scuola era condotta da quattro signorine: una disegnava, una impostava il lavoro e due insegnavano alle 20 allieve».
Nonostante i suoi 87 anni, la signorina Lami continua con la passione di sempre a produrre, per diletto, pizzi e merletti di grandissimo pregio, apprezzati persino da Giovanni Paolo II che ricevette in dono, durante la visita a Bologna nell'82, un preziosissimo centrino. La lettera di ringraziamento del Papa è da lei custodita gelosamente, come tutti i ricordi che la legano alla contessa Cavazza. Per esempio, quando a 16 anni era iscritta al corso di ricamo e, durante la pausa estiva, non avendo le possibilità di andare in vacanza era rimasta in città, ricevette in regalo dalla contessa 5 lire per poter visitare e conoscere meglio Bologna. «Era una donna buona e generosa», afferma.
«Viaggiava molto per raccogliere quelle ordinazioni che venivano poi eseguite da noi lavoranti esterne». Il punto di riferimento era il negozio di via Farini; le lavoranti non avevano mai contatti con i clienti e quindi, se non in rari casi, non sapevano per chi eseguivano quegli invisibili milioni di punti; senz'altro per importanti o nobili famiglie bolognesi. «Sicuramente però ho ricamato per Maria José» ricorda, «la quale, in ringraziamento per il lavoro eseguito, mandò alla scuola un cofanetto pieno di dolci».
Il corso di ricamo durava 4 anni, ma dopo 3 la contessa la ritenne pronta per essere una lavorante esterna retribuita. Iniziava così la sua carriera: andava al negozio, prendeva la riproduzione del disegno originale eseguito dal Rubbiani o dai suoi collaboratori, tornava a casa e, impostato il lavoro, iniziava il ricamo. La bravura dell'esecutrice consisteva nell'interpretazione tecnica ed artistica del disegno, facendolo risaltare al massimo in un interscambio di punto a cordone, punto smerlo e punto chiaro. «Noi anziane abbiamo conosciuto gli anni d'oro dell'Aemilia Ars: con un pezzetto di tela, un disegno ed un po' di refe sapevamo di dover trarre un gioiello», ricorda Bice Lami che ancora, a casa sua, insegna a sognare con l'ago ad alcune amiche perché, come diceva la contessa, il suo lavoro sembra vivo. Nel 1984 l'allora proprietaria del negozio di via Farini, Maria Garagnani, volle riaprire i corsi di ricamo e le chiese di mettere a disposizione la sua grande esperienza. La scuola infatti si era chiusa con la guerra, e c'era il rischio che quel grande patrimonio di conoscenze andasse perduto. Così la copia avuta in dono di quel libro con le fotografie dei più grandi capolavori di Aemilia Ars che la contessa Cavazza aveva fatto stampare in 500 copie e che serviva per acquisire, in giro per il mondo, nuovi ordini, divenne un'ulteriore guida. Oggi esso rappresenta per Bice Lami un dono di grande valore, in ricordo di colei che non solo ha prodotto lavoro, ma nello stesso tempo ha lasciato un'importante testimonianza di cultura per Bologna.

 

 

 

Dal Resto del Carlino 07-03-2002

 

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