Cologna Veneta (Verona)

 

Antico merletto di Cologna, tratto dalla rivista mensile “Vita femminile italiana”, 1907.

Antico merletto di Cologna del XVII – XVIII secolo, filato di lino, proprietà Ente religioso cattolico*

 

Nel 1406 il doge di Venezia Michele Steno, decretò l'aggregazione di Cologna al Sestiere Dorsoduro di Venezia, per porre fine alle sanguinose contese tra le Signorie locali. Cologna rimase veneziana fino alla caduta della Serenissima (1797).

Punto Cologna: Il salvataggio di un merletto di Wally Massimo Andreoli

E’ il 1602 quando a Cologna Veneta, in provincia di Verona, ma posizionata strategicamente ai confini di tre province (Verona, Vicenza e Padova) arrivano da Venezia, con lo scopo di educare le fanciulle al lavoro manuale e artistico, alla preghiera, alla meditazione e alla disciplina, un gruppetto di suore cappuccine. Cologna Veneta, i cui cittadini erano cittadini veneziani, era già aggregata al sestiere di Dorsoduro da poco meno di duecento anni e ci sarebbe rimasta per altrettanti. L’interesse che Venezia poneva in questo lembo di terraferma non era solo di ordine politico-militare, ma soprattutto di risorse agricole. La zona era vocata per la coltivazione della canapa, che a Venezia serviva per la produzione di cordame necessario per la sua flotta navale. In tutto ciò era facilitata da una via preferenziale che sfruttava il corso, in entrambi i sensi, del fiume Guà, per mezzo di chiatte. Le suore cappuccine che da Venezia arrivarono a Cologna erano dotate di cultura e genio artistico, una di loro suor Gertrude, al secolo Cattarina D’Orio, era così potente da influenzare persone impegnate socialmente. Furono loro a portare a Cologna l’arte del merletto con il suo caratteristico ‘’punto in aria’’, così chiamato perché non viene realizzato su alcun tessuto di supporto, ma vive di trama e ordito propri. A Cologna Veneta queste realizzazioni artistiche ad ago e filo subirono nei secoli successivi trasformazioni dettate dall’estro creativo delle merlettaie locali, non solamente nelle tecniche di lavorazione ma anche nei disegni elaborati, tanto da arrivare ad assumere nome e caratteristiche propri: era nato il PUNTO COLOGNA. E’ di questo periodo una pregevole produzione di tovaglie per altari. Con l’arrivo di Napoleone e con la conseguente caduta della Repubblica di Venezia nel 1797, il convento delle suore cappuccine, come molti altri, fu smantellato e le suore dovettero emigrare verso altri conventi o rientrare nelle famiglie di origine. Grazie alle superstiti, in numero esiguo in verità, il “segreto” del Punto Cologna fu tramandato fino agli inizi del 1900. Nel 1907 grazie alla lungimiranza dell’Avv. Antonio Gaspari e della moglie del sindaco allora in carica, la Sig.ra Teresa Dea Piccini, venne fondata l’ultima scuola in Cologna Veneta. In seguito l’attività continuò e raccolse successi e riconoscimenti fino alla prima guerra mondiale, dopodiché la società si sciolse e le merlettaie se ne andarono senza rivelare ad alcuno i loro segreti. Non avendo mai nessuna di loro lasciato disegni e scritti tutto sparì. Però un miracolo è avvenuto: Marilisa Edoni, nata a Cologna Veneta negli anni cinquanta, conosce la Sig.ra Wanda Zanini, ultima testimone produttiva del Punto Cologna, e prima che la Sig.ra tornasse alla Casa del Padre, con una discreta ma tenace e puntigliosa insistenza si fa svelare, salvandoli così dall’oblìo, i rudimenti di quell’arte. Seguono anni durante i quali il “salvataggio” vero e proprio prende forma con la partecipazione di Marilisa a varie manifestazioni sul territorio per divulgare e promuovere questa arte antica. E qui comincia la prodigiosa avventura di Marilisa Edoni. Nel 2007, a cento anni di distanza dalla nascita dell’ultima scuola di merletto, per volontà dell’assessore alla cultura dott.ssa Laura Branco e del Comitato della Biblioteca Civica, nasce un primo gruppo di diciotto merlettaie, che nel 2012 diventano socie fondatrici della novella associazione. Viene collezionato un altro successo: il Comune di Cologna Veneta assegna al Punto Cologna la Denominazione Comunale (De.Co.) garantendogli così la protezione dalle imitazioni. In seguito la fondatrice, sempre Marilisa Edoni, scrive un manuale molto interessante intitolato Punto Cologna (variazioni su un antico merletto di origine veneziana ad ago) edito da Nuova Esseuno di Bologna. Ed ecco che il distacco dalla progenitura è definitivo. Nel manuale si susseguono descrizioni e fotografie del punto smerlo, del dentello semplice, del dentello doppio semplice, del dentello con filo lanciato, punto a nido d’ape, lavorazione a diamante, diamante a nove fori e tanto altro. E’ il 5 aprile 2015 quando al Palazzo della Borsa di Genova, la maestra Marilisa Edoni riceve la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica per aver vinto il primo premio, alla sua seconda partecipazione (alla precedente edizione vinse il 2° premio con un lavoro eseguito con il suo gruppo di merlettaie), al concorso internazionale biennale di ricamo ‘’De Fabula’’ con il tema ‘’Il sogno, un mondo fantastico dove si vivono esperienze e situazioni incredibili’’. Per rappresentare il sogno è ricorsa ad un galeone che solca le onde, sospeso su uno spicchio di arcobaleno e con la presenza di undici farfalle diverse una dall’altra. Il 6 dicembre 2015, al taglio del nastro in occasione della 31esima festa dedicata al tipico dolce di Cologna (il mandorlato), nella sala consigliare del Capitaniato, il sindaco Silvano Seghetto, a suggello di tutto il suo pregevole operato, ha insignito Marilisa Edoni della medaglia d’oro “Cologna Veneta città del mandorlato”.

      

 

Punto Cologna (variazioni su un antico merletto di origine veneziana ad ago),

Questa pubblicazione vuole illustrare un sogno nato per condividere le sensazioni che io vivo e provo nel leggere l'operato di abili mani e di anni trascorsi a tendere punto dopo punto una tela viva, che sa di fiori, di foglie, di preghiere e magari di qualche imprecazione con l'arrivo di un nodo di un filo che avrebbe avuto, anch'esso , la sua parte di storia. Nel 1405, Cologna Veneta, territorio che segna i confini tra le province di Verona, Vicenza e Padova, dopo essere stata posseduta da varie signorie, passò al servizio della Serenissima Veneta Repubblica. All'epoca Venezia e Cologna erano legate, non solo da interessi politici e militari, ma da una via preferenziale che sfruttava la percorrenza nei due sensi il fiume Gulà: su di esso si muovevano chiatte stipate di materiali prodotti nella zona, molto noti erano i cordami colognesi prodotti dai monaci che utilizzavano la canapa locale e la sua lavorazione. Da Venezia arrivarono col tempo anche alcune persone che avevano il compito di educare le giovani donne al lavoro manuale, alla preghiera, alla meditazione e alla disciplina: erano suore cappuccine, persone dotate di genio ed arte, alcune come suor Geltrude, al secolo Cattarina d'Orio, così potenti da influenzare la vita delle persone “socialmente” impegnate. I documenti consultati, testimoniano la storia delle trasformazioni nel territorio e dell'alternarsi delle dominazioni, ma nessun manuale o testo scritto finora ha illustrato la tecnica del Punto Cologna tramandato solo oralmente dalle maestre merlettaie, Marilisa Edoni

Sul merletto di Cologna, Alfredo Melani nel suo libro “L’arte nell’industria”, scrisse: “Accennai le propaggini: ecco da Venezia un'importazione merlettaria a Cologna Veneta (Verona), la quale risalirebbe ai primi del secolo XVIII, soprattutto, auspici le monache cappuccine che a Cologna avevano una casa importante. Da ciò il «punto di Cologna Veneta » punto ad ago, il quale, modellato sul pizzo veneziano, tenta di allontanarsene qualche po' ad affermarsi con un titolo e un nome suo proprio. La fabbricazione colognese fu strozzata a così dire dalla caduta della Repubblica Veneta e dagli effetti della Rivoluzione francese; solo ai nostri giorni (1907) se ne esumano le memorie, se ne ricercano le bellezze e si lumeggiano. Quindi la gente si conduce a Cologna Veneta ad ammirare i modelli posseduti dal Duomo, alcuni arredi sacri, squisitamente eseguiti su disegno leggiadro, che vanno dal punto tagliato a fogliami, a quello in aria, a quello a rosa in un complesso che esprime una tenacia inflessibile nel conseguire una difficile gioia. Il pizzo di Cologna Veneta ha una ramificazione a Vicenza. Quivi da vari anni lo lavora la maestra Gilda Masiero che si é formata una scuola merlettaria. Un Comitato di signore, presieduto dalla Sig.ra Clementina Valeri Milani, intende sostenere l'iniziato lavoro che dai pizzi va ai ricami su tulle; e speriamo che ogni fortuna arrida all'industria vicentina.

Nel 1908 il Melani scrisse un articolo apparso sulla Gazzetta di Venezia scrivendo: ”Visitai la Scuola di Cologna Veneta, anche giorni or sono: ammirai nel Duomo di questa’allegra cittadina del veronese, i pizzi superbi che ivi si conservano destinati a istruire le merlettaie d’oggi, ben degne d’incoraggiamento. Gli è, che il genere di pizzo che si eseguisce a Cologna , il cosidetto” antico punto di Cologna Veneta”, come ogni punto ad ago, voglio dire come ogni pizzo ad ago, è costosissimo, quindi la sua fortuna commerciale è dubbia. Mi consta che parallelo a questo pizzo signorile, anzi principesco, la Scuola produce un pizzo andante a buon mercato, e questo diminuisce i sacrifici dell’Anonima Cooperativa, la quale si formò al fine di rinverdire le glorie merlettarie di Cologna. Né l’Anonima colonese raccolse nessun frutto dalle sue relazioni colla Anonima che siede a Roma. Comunque sia, quanto vidi, anche giorni sono, sorprese l’animo mio d’esteta, e vorrei che i sacrifici colonesi al plauso teorico di noi amatori, associassero il successo poisitivo di amatori-compratori indispensabili alla geniale impresa di Cologna”.

 

Breve video di Stefano Cantiero

https://m.facebook.com/stevecantiero/videos/i-merletti-di-cologna-veneta/285241352159348/

Sitografia

* https://catalogo.beniculturali.it/

https://archive.org/details/lartenellindustr02mela/page/574/mode/2up?q=cologna+

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