Speciale Omaggio a Corrado Ricci

 

Colta, sensibile, brillante, Elisa Guastalla fu la compagna di tutta la vita di Corrado Ricci, con cui condivise l'amore per il bello e l'arte

Bianca Rosa Bellomo - Università degli Studi di Bologna

 

"La fortuna mi ha assistito dandomi su tutto una compagna, nella quale è perfetta armonia d'intelligenza e di cuore, tutta rivolta alla mia felicità". Così scriveva Corrado Ricci nel dicembre 1933. Si era sposato nel marzo del 1900 e gli anni di matrimonio erano stati davvero anni felici accanto ad una persona straordinaria, Elisa Guastalla.
Figlia di patrioti del Risorgimento, nata a Mantova ma vissuta a Milano dal 1860 per il lavoro del padre avvocato, Elisa aveva avuto un'educazione eccellente ed era vissuta in un ambiente vivace e culturalmente stimolante. Aveva trascorso sedici anni, come moglie del patriota veneziano Alberto Errera, economista, nella Napoli di D'Ovidio, Fiorentino, Gioacchino Toma, D'Annunzio, Colautti, Verdinois, Uda, di Scarfoglio e della Serao, della società dei nove musi, cui appartennero giovani rampanti come - per fare qualche nome - Croce, Pica, Nitti e l'orientalista Cimmino; aveva sviluppato interessi artistici coltivati con amore, sempre attenta agli eventi culturali cittadini, come quelli del circolo Salvator Rosa, del Circolo filologico, del San Carlo. Un ricordo di quegli anni si coglie nella dedica a stampa di una prima rara edizione di Di Giacomo, Ariette e sunette, 1898: A Elisa Errera, devotamente.
Quando Corrado Ricci, nominato a Brera, la incontrò a Milano dove era ritornata alla morte del marito nel 1894, Elisa non era certo diversa dalla descrizione che ne aveva fatto Verdinois: "La signora Errera [..] era una delle figure più spiccate della società napoletana del tempo. Dotata di uno spirito pronto, aperto e sensibile alle più raffinate impressioni dell'arte, di una larga e vasta cultura velata da una connaturata modestia, di una indulgenza pietosa alle altrui debolezze, di una squisita bontà, di una conversazione tanto più brillante in quanto riusciva a far emergere il lato luminoso degli interlocutori e a trarre scintille dalla conversazione altrui, ella raccoglieva intorno a sé e, per così dire, armonizzava i più eletti e disparati ingegni".
Elisa, divenuta Elisa Ricci, portò in dote queste sue virtù ben note anche nel salotto di Piazza Venezia a Roma, dove i coniugi dimorarono dal 1906 al 1934. Corrado portò qualcosa di raro e prezioso: portò la gioia e una nuova sicurezza. Senza un tale marito non credo ci sarebbe mai stata una Elisa Ricci scrittrice e il mondo del ricamo e del merletto sarebbe ora privo di studi e di testi fondamentali per impostazione scientifica e ricchezza delle fonti, come: Antiche trine italiane. Trine ad ago (1908); Trine a fuselli (1911); Old Italian Lace (1913); Ricami italiani antichi e moderni (1925).
Sguardi attenti sulla loro vita possono cogliere espressioni di un amore che rimase giovane, sempre, una condivisione di interessi e di studi rara, una stessa sensibilità, una invidiabile intesa, fin nelle più piccole cose.
Dopo un lungo periodo in cui condivisero lavoro e lotte nella difesa e nella divulgazione del bello, una ben triste fine arrivò: anni di solitudine, anni di guerra a Torino sotto i bombardamenti, anni di sofferenze per le conseguenze delle leggi razziali. Elisa Guastalla, ebrea, si spense nel 1945 nella clinica per malattie mentali dove si era rifugiata, per salvarsi la vita, nel dicembre del 1943.
Per tanto tempo la sua figura non ha avuto la meritata attenzione, pur nelle continue citazioni. L'inspiegabile cancellazione della sua memoria ha portato alla perdita della tomba ma mi piace pensare che - chi lo può sapere? - forse si è realizzato l'augurio espresso da Santi Muratori, in occasione di un anniversario di matrimonio: "Auguro ad entrambi, dal mezzo del cuore, ogni più lieta cosa, e molti molti anni ancora da stare insieme, tanti anni che gli Dei finiscano col convertirvi in alberi, come Filemone e Bauci. E sugli alberi (due pini naturalmente), canteranno i capineri di Classe, perché gli Dei non avranno nel frattempo dimenticato che le più dolci armonie sono, per Corrado Ricci e un po' anche per donna Elisa, le armonie Ravegnane".

Questo articolo è apparso su “Museo in-forma”, notiziario quadrimestrale del Sistema Museale di Ravenna ( N.31 del 2008)

 

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