"Costume
tradizionale di Scanno"
Il paese (1050 m.) si affaccia su una gola alpestre, al
centro di una delle zone più belle della provincia dell’Aquila. Le origini non
sono accertate e, fra storia e leggenda, c’è l’insediamento di un primitivo
ceppo orientale su questa contrada a dominio del lago. C’è ancora il tipo di
lavorazione dell’oro e dell’argento che a giudizio di non pochi esperti
richiama un certo stile dell'Asia minore; c’è il famoso, originale costume
muliebre con caratteristiche del tutto diverse da quelle degli altri costumi
non soltanto abruzzesi: il copricapo richiama il turbante e ferma l’attenzione
degli studiosi di tradizioni popolari, insieme con le calzature a pantofola, la
gonna e il giubboncino, che hanno scritto una storia attraverso i secoli. Il
costume viene indossato con orgoglio e dignità dalle donne del posto.
L’abito è di tessuto di lana nero, che le donne anziane ancora oggi portano.
E’ formato da una lunga gonna a pieghe e da un giubbino
(comodino), sopra la gonna si porta un grembiule colorato di tessuto damascato,
che ne ravviva la serietà.
Un fazzoletto di stoffa ornato da bottoncini d’argento
copre il petto e attorno al collo c’è un merletto realizzato al tombolo.
In testa si porta un cappellino di vari colori (cappelletto) e ai piedi delle
leggere scarpine (scarfuori).
L'abito
nuziale viene portato con la dote ed è di colori vivaci, questa tradizione
risale al Medioevo.
Emidio Agostinoni (Maestro
elementare, giornalista) nel 1912 descrisse nel suo libro “Altipiani
d’Abruzzo”, il costume di Scanno: “E
tutta la grazia, che ravviva del più originale motivo la costruzione
arcaica e ci trasporta lontano nel paese della leggenda e del sogno, è nel
costume delle piccole donne dal viso bruno e dagli occhi dolci. Un costume che
tutte indossano religiosamente, che dona al corpo una solennità matronale ed
alla testa un portamento altero da regina. Quello dei giorni di lavoro è più
severo, quasi ieratico; l’abito della festa è più giocondo. E’ tutto di lana
filata tessuta e tinta in ogni casa, secondo il buon costume abruzzese che
minaccia di scomparire in troppi luoghi. La gonna, tutta di minutissime pieghe,
arrotonda il corpo oltre misura; il corpetto, terminato intorno al collo da una
bianca trina di tombolo, chiusa sul petto dalla doppia fila di bottoncini
d’argento e completato dall’ampie maniche fisse, si armonizza con l'enorme
gonna e col grembiule che la copre quasi tutta in giro; il cappellitto, una specie di turbante di
stoffa più scura temperata da un po’ di bianco che vi traspare a lato, posa
trionfalmente sul capo e si raccorda — secondo la teoria istintiva del cappello
perfetto — al viluppo dei cappelli con trecce finte di lana multicolore
commiste alle vere. Nella scelta di questa lana o di questa seta in filo, del
damasco vivacissimo per il grembiule e il cappellitto
della festa, degli ori vistosi, e della buona foglia d’ornello che darà tinta
immutabile al magnifico verde di tutto il costume, si racchiude buona parte
dell’ambizione e del gusto della popolana scannese.
Povere donne! Quanto lavorano senza turbare la solennità
di quel loro costume che sembra creato apposta per la passeggiata, per la
preghiera, per il corteo nuziale, per il rito eterno dell’ozio giocondo!...
Salgono al bosco con le gonne azzaccarate (tenute
su da un legame) e ne scendono con la testa o con le spalle cariche come
bestie, fanno da portatrici d’acqua e da manovali, senza smettere per un’ora
sola la veste ardita, senza perdere mai le movenze armoniose... Di dove saran mai venute con la tribù che giurò fede eterna al
proprio costume? Forse d’Albania? Quando, entrando in una chiesa, non trovate
traccia di sedie, e vedete lo spettacolo di tutta una folla scura, in uniforme,
accosciata sul pavimento alla perfetta guisa orientale — voi non potete
trattenervi dall’immaginare una piccola tribù randagia, venuta di lontano, fra
ferro e fuoco, a chiudersi in questo nido romito che cela ancora (ad onta della
luce elettrica, della doppia strada, dello sventramento dell’ albergo e della
fognatura) tutto il mistero del vecchio Abruzzo….
Donne
tornate dal lavoro con le gonne azzaccarate (tenute
su da un laccio attorno la vita)
Per la realizzazione di questa pagina ringrazio i siti:
https://archive.org/details/altipianidabruzz00agos/