“Cora
Slocomb Savorgnan di Brazzà”


La foto di Cora a destra è tratta dalla guida “Old
and new lace in Italy”
di Cora, 1893 dedicato alla regina Margherita ed
esibita nella Fiera Colombiana di Chicago o Fiera Mondiale Colombiana che
venne inaugurata nel 1893 per celebrare i 400 anni dalla scoperta
dell'America. La guida si trova nella biblioteca del Cleveland Museum ed è consultabile in rete.
Articolo tratto
catalogo della mostra:

La Contessa di Brazzà, Presidente della Commissione Donna in Italia, e
la Signora Leopoldo Mariotti, segretaria, stanno sistemando
l’immagine della Regina Margherita per l'esposizione dei merletti reali.
Questi merletti, che appartengono a Casa Savoia, non sono mai stati fuori
dall'Italia, e Mme. Mariotti
ha firmato un contratto in cui è stabilito che lei sola si prenderà cura di
loro. Questa mostra fu spedita a carico di dodici marinai della marina
reale, uno dei quali rimane di guardia giorno e notte. Il padiglione
italiano è situato nella sezione sud del Woman's
Building, tra il padiglione giapponese e quello francese. Nella parte
posteriore dello stand c'è un arco sopra il quale è steso un drappeggio di
seta verde. Questo è ricoperto di merletti per rappresentare le cascate del
Niagara. All'arco conducono una serie di gradini rivestiti di rosso, come
la sala del trono del Quirinale. Il design della sala è del periodo
quattrocentesco. I mobili sono stati scolpiti a Venezia. Due figure
sentinelle della stessa epoca presentano le armi verso il pizzo appena
oltre la cancellata in ferro battuto che chiude l'ingresso al portale. Il
cancello, realizzato a Venezia, è così finemente lavorato da rappresentare
un pezzo di pizzo nero delicatamente intrecciato. All'interno del cortile
c'è l'immagine di una donna che produce merletti, ogni parte del quale è
stata scolpita da donne. È vestita di lino piantato, filato e tessuto dalle
donne.

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Il coraggio e la passione di Cora Slocomb di Luciano Morandini, “Il Nuovo Fvg ”
Del personaggio, parla nel suo
libro: “La signora di Sin-Sing/No alla pena di
morte”, la pronipote Idanna Pucci,
nata a Brazzà, poco lontano da Udine, cresciuta a
Firenze, laureata in Lettere comparate alla Columbia University
di New York e studiosa di mitologia balinese. Il
personaggio eccezionale riscoperto dal libro è la bisnonna, l’americana Cora Slocomb, moglie del
friulano Detalmo di Brazzà,
fratello dei famosi esploratori.
Idanna
Pucci ha raccolto documenti, appunti, diari in
vecchi cassettoni, ha sollecitato e ascoltato racconti dalla madre e da ciò è
nata una storia nella quale, sullo sfondo di paesaggi geografici e sociali
diversi, che vanno dal Friuli all’America, s’intrecciano figure, miserie,
dolori, destini, storie di mobilitazioni civili che mantengono i lettori
legati alla pagina, come ormai raramente capita.
Vale la pena, allora, ricordare tre
giudizi apparsi su giornali americani. Da condividere. “La narrazione non
lascia niente al caso e riesce a provocare suspense ed emozione…”
( New York Times ); “Un libro splendido e importante
sulla giustizia nell’epoca cosiddetta dorata di New York…apre la via a uno studio più approfondito su questo
periodo, caratterizzato da una giustizia ferrea a sfavore degli immigrati e
delle classi più povere, che nulla comprendevano delle leggi e invariabilmente
perdevano…” ( New York Law
Journal ); “Le questioni sociali più scottanti emergono in tutta la loro pienezza…le storie di queste donne troppo a lungo
neglette sono riportate alla luce con passione e credibilità” ( Philadelphia Inquirer ).
Cora
Slocomb Brazzà “era
l’incarnazione dell’ideale di bellezza dell’epoca tardo vittoriana: la sua
pelle era bianca e liscia come l’avorio, le spalle perfettamente rotonde, il
seno opulento e la vita sottile…”. Ed era una donna
anticonformista, libera, attenta al mondo femminile e ai suoi problemi.
Anticonformista quanto Detalmo di Brazzà, il marito, appassionato di ingegneria civile,
scienziato-inventore. Entrambi convinti che “la ricchezza rende felici
soltanto perché offre l’opportunità di fare del bene al prossimo: quella dei
poveri era una causa che condividevano con pari determinazione”. Cora, poco tempo dopo essersi stabilita a Brazzà, introdusse in Friuli l’arte del merletto imparata
adolescente in Louisiana dalla madre quacchera. A Brazzà
fondò una cooperativa che divenne ben presto uno dei centri italiani più
attivi e apprezzati del settore.
“La cooperativa forniva i mezzi di
sostentamento alle donne senza distoglierle dai loro compiti domestici o dal
lavoro contadino, e le occupava nei lunghi periodi invernali durante i quali
non si poteva lavorare nei campi”. Le merlettaie di Brazzà
divennero presto famose anche come “le merlettaie della regina”, grazie agli
ordini regolari che venivano da casa Savoia, dalla regina Margherita. “A
Chicago, all’Esposizione Internazionale del 1893, i merletti di Brazzà furono scelti come esempio magistrale
dell’artigianato italiano”.
Un grande e proficuo lavoro
d’emancipazione quello compiuto da Cora di Brazzà tra le donne del Friuli. Un mondo che stimava e
amava. Con la stessa intensità, le stavano a cuore i problemi della pace e
della non violenza. Tanto “da diventare presidente del Committee
on Peace and Arbitration all’interno
dell’American National Council of Women”. Inoltre, nel 1885, venne eletta
presidentessa dell’Associazione Italiana dell’Impresa Femminile.
Nell’aprile 1895 apprende dalla
stampa americana, che puntualmente leggeva, una notizia: a New York, una
povera immigrata italiana, Maria Barbella, di
ventidue anni, drogata, sedotta e abbandonata, aveva tagliato la gola, per lo
stato di vergogna in cui venne a trovarsi, al seduttore Domenico Cataldo. Era
in corso un processo che lasciava trasparire venature razziste e pregiudizi
contro l’emigrazione italiana. Cora Slocomb di Brazzà decide
allora, sostenuta dall’accondiscendente e sempre presente marito, di
trasferirsi a New York. Per battersi a difesa di Maria, per salvarla dalla
sedia elettrica, la recente invenzione americana di un dentista. Là Cora, anche con l’aiuto di un’altra donna coraggiosa, Mrs Foster vedova di un generale, mobilita l’attenzione
dei cittadini, della stampa, delle istituzioni giuridiche a favore di Maria Barbella, per la revisione delle accuse, e contro la pena
di morte.
“Cora e Detalmo non potevano conciliare la reputazione
dell’America come patria della scienza e dell’abolizionismo con quelle
spiccate tendenze barbariche (…) Per Cora la pena
di morte rappresentava un potente strumento di repressione dei gruppi di
minoranza. In ogni epoca storica, l’opinione della classe dominante era che un
assassino proveniva sempre da quel gruppo sociale che si stava conquistando
un posto autonomo nella società”. Alla fine la battaglia, almeno per Maria Barbella, fu vinta. La povera, giovane donna della
Basilicata, una dei 247.000 italiani che sbarcarono in America nel 1892, fu
libera e salva.
“Nel 1906 si concluse la vita
pubblica di Cora. La contessa di Brazzà aveva quarantaquattro anni.
“Avvenne all’improvviso”, scrive Detalmo
nelle sue memorie: “senza alcun sintomo premonitore; Cora
cadde malata in un caldo pomeriggio di maggio. Stava facendo sosta a Bologna
nel suo viaggio di ritorno a Brazzà dalla Calabria
devastata dal terremoto, dove aveva organizzato i primi soccorsi”. Quando
morì, il 24 agosto 1944, a
ottantadue anni, ventiquattro anni dopo Detalmo, “I
suoi occhi color acquamarina erano rimasti quelli di un tempo”.
Scuola
di merletti in Friuli, Bollettino della Associazione Agraria Friulana n.
16-17-18 (1892), articolo dell’avvocato S. Stringher.
https://archive.org/details/BolAssAgrFriulana1892-4/page/270/mode/2up?q=scuola+merletto+padova&view=theater
Altre
notizie

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RICORDO
DI CORA, LA FILANTROPIA DI
UNA NOBILDONNA - L'Università della Terza Età e delle
Liberetà affiliata all'Auser
di Moruzzo (Udine), è stata intitolata a Cora Slocomb Savorgnan di Brazzà. La
presidentessa Mariangela Toppazzini, che per
l'occasione ha scritto una pubblicazione sulla vita della nobildonna, ha così
voluto onorare la memoria della sposa americana di Detalmo
Savorgnan di Brazzà, che
tanto ha fatto per il benessere e la cultura delle donne locali. Nata a New
Orleans nel 1860, Cora Slocomb
fondò la Scuola cooperativa di merletti al tombolo, incrementò la
coltivazione delle viole di Udine e di Brazzà e
fondò la fabbrica di giocattoli di Fagagna. Morì
nel 1944 senza riuscire a realizzare il sogno di aprire una Scuola superiore
internazionale per le donne in una delle ville di famiglia. Le materie che Cora Slocomb intendeva vi
fossero insegnate, e cioè lingue moderne, giardinaggio, educazione
ambientale, cucina e merletto, sono state d'ispirazione per l'istituzione dei
corsi dell'Università di Moruzzo, nata nel 1995.(
articolo apparso nell’anno 2002 sul sito: http://www.auser.it)
·
(22
maggio 1903) A seguito dell’interesse suscitato
dalla Esposizione dei lavori femminili del 1902, viene costituita a Roma la
cooperativa “Le industrie femminili italiane”. La società, a conduzione
unicamente femminile, è finalizzata a “promuovere e migliorare il lavoro
femminile e la condizione economica delle lavoratrici con un sano indirizzo
artistico e industriale”. Tra le socie figurano anche Amelia Rosselli e Liliah Nathan. Il presidente è la contessa Cora di Brazzà che già aveva
presieduto all’allestimento dell’esposizione.( notizia apparsa nel sito http://www.fondazionerosselli.it)
·
Il Laboratorio Giocattoli
di Fagagna è stato fondato verso il 1891 dalla
contessa Cora di Brazzà Savorgnan. La nobildonna, durante un viaggio a Sonneberg e a Norimberga nel 1904, raccoglie vari
campioni di giocattoli da cui trarre ispirazione per la produzione di bambole
e animali: gatti, cani, elefanti, cammelli e naturalmente orsi. Purtroppo,
dopo alterne vicende, nel 1917-18 il laboratorio fu completamente
saccheggiato e distrutto. Non abbiamo nessuna documentazione degli altri
premiati, ma di Fagagna rimangono le foto
dell'Archivio Nigris, conservate nella biblioteca
del paese.( Notizia apparsa su http://www.novacharta.it )

Cora Slocomb
Brazza 1892. Questo disegno si trova nella prima
pagina del libro “Una guida del vecchio e nuovo merletto in Italia, mostra a
Chicago “, che Cora dedicò nel 1892 alla Regina
Margherita.

Allestimento della sezione delle
antiche trine italiane alla World’s Columbian Exposition del 1893,
(da Hubert Howe Bancroft, The Book of the Fair,
Chicago 1893, p. 271)

Visione di
una parte dell’Esposizione
“La signora di Sin-Sing/No
alla pena di morte”, Idanna Pucci,
Giunti editore, 2002
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