Studio e ricerca sui guanti: nell'ambito di "Gender, Power and Materiality in Early Modern Europe" e "Gendering Interpretations" 

Paio di guanti in pelle con risvolto eseguito a punto arazzo o punto Gobelin con filo di seta per la trama e lana, lino o canapa per l’orditura. Successivamente  è stato rifinito con un leggiadro bordo di merletto realizzato a fuselli con filato metallico, lamina d’oro avvolta sulla seta. Durante la lavorazione del merletto sono state inserite delle piccole pailettes d’oro, un must in tutti i guanti pregiati dell’epoca, oltre alle perle e ai ricami in seta.

Victoria & Albert Museum, Londra

 

Questo paio di guanti è stato uno dei 13 oggetti fonte di indagine dal 2015 al 2019 nell'ambito di "Gender, Power and Materiality in Early Modern Europe" e "Gendering Interpretations": due progetti di collaborazione tra V&A Museum, Università di Plymouth, Museo Vasa (Stoccolma) , Università di Lund, Università di Leiden e Università dell'Australia Occidentale. Questi progetti miravano a recuperare le complesse dinamiche di genere che rendevano gli oggetti significativi per le persone della prima età moderna e ad aumentare la visibilità delle donne e delle persone LGBTQ nelle collezioni dei musei. La ricerca sui guanti, come materiale di genere e potere, è stata condotta dal professor James Daybell, dal professor Svante Norrhem, dalla professoressa Susan Broomhall, dalla professoressa Jacqueline Van Gent e dalla dottoressa Nadine Akkerman. La ricerca sugli oggetti del V&A è stata condotta dal dottor Kit Heyam. L'ubiquità dei guanti come accessorio della moda moderna in Europa ha portato alla domanda di pelli di daino nordamericane, da cui veniva prodotta la pelle. Il commercio della pelle di daino rimodellò le relazioni di genere tra i nativi americani Creek che fornivano le pelli: cambiò le pratiche di caccia maschile, separando gli uomini dalle donne per periodi più lunghi e incoraggiò gli uomini europei a cercare il matrimonio con donne native americane per i suoi vantaggi commerciali strategici. Poiché tutti i sessi indossavano guanti nell'Europa della prima età moderna e le decorazioni floreali come questa non erano specifiche per genere, è particolarmente difficile capire per quale genere fosse stato realizzato un paio di guanti. I guanti erano spesso profumati e l'odore avrebbe avuto connotazioni di genere che oggi sono perdute. I guanti consentivano alle persone di compiere gesti significativi, che differivano a seconda del sesso. Le donne potevano sedurre lasciando cadere i guanti e gli uomini potevano sfidarsi a vicenda lanciando un guanto o usandolo per colpire un avversario in faccia. Allo stesso modo, indossare o togliere i guanti influenzava le dinamiche erotiche delle relazioni uomo-donna. Questi guanti hanno i risvolti tessuti a punto arazzo. Sebbene siano stati storicamente attribuiti ai laboratori di arazzi di Sheldon, è più probabile che siano stati prodotti da uno dei tanti piccoli laboratori di tessitura gestiti a Londra da tessitori fiamminghi, rifugiati dalle persecuzioni religiose. Le donne erano escluse dalla tessitura della stoffa con grandi telai in base alla loro dimensione e forza, ma sarebbero state comunque in grado di tessere decorazioni di arazzi su piccola scala come questi guanti. I materiali con cui venivano decorati i guanti si avvalevano del lavoro femminile, spesso mal retribuito. I primi commentatori moderni erano consapevoli che il rapporto costo-efficacia dell’industria della seta, che forniva filo da ricamo, era reso possibile dalla manodopera a basso costo di donne e bambini, che raccoglievano e svolgevano i bozzoli. Allo stesso modo, la filatura della lana consentiva alle donne di guadagnarsi da vivere sebbene con magricompensi, ma aveva anche un significato ideologico: le donne erano incoraggiate a filare indipendentemente dal fatto che ne avessero bisogno o meno dal punto di vista finanziario, poiché era associato a una produttività virtuosa. Tuttavia, donne più ricche come Caterina de Medici e Anna di Danimarca furono importanti investitori nell'industria della seta. Le donne erano ufficialmente escluse dalle corporazioni di guantai di tutta Europa, anche se venivano fatte eccezioni per le vedove come in altri mestieri. Tuttavia, i guanti lavorati in questo modo potrebbero aver fornito un altro sbocco per il lavoro delle donne. L’ampia ricerca di Hilary L. Turner sui laboratori di arazzi di Sheldon sostiene in modo convincente che il gran numero di attribuzioni a questi laboratory,  compresi questi guanti, è spesso inaffidabile e raramente basata sull’evidenza. Invece, molti degli arazzi “Sheldon” furono probabilmente prodotti da emigrati fiamminghi in piccoli laboratori londinesi. La presenza di queste tessitrici è rilevabile principalmente attraverso atti di battesimo e di matrimonio, il che significa che le donne sono in gran parte visibili solo come madri e mogli. Ci sono però delle eccezioni: ad esempio, Margaret Knutte impiegò tre uomini in un laboratorio di tessitura, e Thomas il Fiammingo lasciò la sua attività di tessitura e gli strumenti alla moglie e alle due figlie. I tessitori maschi svilupparono anche legami omosociali tra loro, come dimostrato (così dicevano i gossip dell’epoca) dal lascito di Thomas White a Thomas Clarke e Richard Lokes. Tra gli usi dei guanti menzionati altrove, i guanti fungevano anche da doni a corte e ai matrimoni, e potevano essere usati come contenitori per messaggi segreti. In un notevole esempio del 1582, Lady Fernihurst consegnò una lettera nascosta nei suoi guanti a Giacomo VI di Scozia. La lettera faceva parte di una serie inviata da Esmé Stuart, conte di Lennox, con la quale i contemporanei accusavano James di avere una relazione sessuale e romantica: mentre alcuni scrittori lo condannavano, altri presentavano la loro relazione con simpatia usando le metafore del romanticismo medievale. (Dr. Kit Heyam, agosto 2019)

 

 

References: Key references

James Daybell, Svante Norrhem, Susan Broomhall, Jacqueline Van Gent and Nadine Akkerman, ‘The Gendered Power of Materiality in Early Modern English Gloves’ (forthcoming) · John F. Richards, The Unending Frontier: An Environmental History of the Early Modern World (Berkeley and London: University of California Press, 2005) Further reading · Alice Clark, Working Life of Women in the Seventeenth Century (London: Routledge, 1919) · Susan Frye, Pens and Needles: Women's Textualities in Early Modern England (Philadelphia: University of Pennsylvania Press, 2010) · Hilary L. Turner, ‘The Tapestry Trade in Elizabethan London: Products, Purchasers, and Purveyors’, The London Journal, 38:1 (2013), 18-33 · Hilary L. Turner ‘Finding the Sheldon Weavers: Richard Hyckes and the Barcheston Tapestry Works Reconsidered’, Textile History, 33:2 (2002), 137-161 · Hilary L. Turner, ‘Tapestries Once At Chastleton House And Their Influence On The Image Of The Tapestries Called Sheldon: A Reassessment’, The Antiquaries Journal, 88 (2008), 313-46 · A.J.B.Wace, ‘A pair of gloves with tapestry-woven gauntlets’, Embroideress, 42 (1932), 990-9

https://collections.vam.ac.uk/item/O78748/pair-of-gloves-sheldon-tapestry-workshops/

https://blogs.plymouth.ac.uk/gpmeme/

https://gtr.ukri.org/projects?ref=AH%2FM01097X%2F1

https://networks.h-net.org/node/73374/announcements/80879/ahrc-network-conference-gender-power-and-materiality-early-modern

 

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