Il
merletto di Isernia Di
Tonino Chiacchiari Isernia può a buona
ragione essere definita la città dei merletti a tombolo. Isernia conobbe
l'arte del merletto ai primi del '500, per mano delle religiose del convento di
S. Maria dove veniva a monacarsi la più eletta aristocrazia del reame. Furono quindi le
aristocratiche e le monache ad insegnare l'arte del merletto alle donne di
Isernia e a fornire loro tutto il necessario, dal filo al disegno. Il periodo d'oro
delle merlettaie di Isernia si è avuto a cavallo delle due guerre mondiali,
quando circa 500 erano le donne dedite a questo lavoro. La lavorazione
effettuata tra i vicoli della città ha, da sempre, rappresentato un tratto
caratteristico di Isernia. I riferimenti
storici riguardanti questa lavorazione ne esaltano sicuramente il valore
artigianale e possono rappresentare un'interessante opportunità turistico -
commerciale. Diversi sono gli
esempi in tal senso di prodotti artigianali che hanno dato notorietà ai
propri "territori" con rilevanti conseguenze turistiche e quindi
economiche. STRUMENTI E
METODOLOGIE DI LAVORO Gli strumenti
necessari per la lavorazione del merletto a tombolo sono semplici, poco
ingombranti e poco costosi. La tecnica di
esecuzione, invece, richiede acquisizione di "agilità" dei
movimenti e capacità di seguire con prontezza gli sviluppi delle trame:
maggiore è il numero dei fuselli messi in opera contemporaneamente maggiori
sono le difficoltà di lavorazione e più complessa è la trama eseguita. Le merlettaie
parlano volentieri degli strumenti del mestiere e del modo in cui li usano,
ma chi le osserva si accorge che il vero segreto è nella loro abilità, nel
loro saper fare. Il tombolo è
essenzialmente un cuscino sul quale vengono fissati, per procedere alla
lavorazione, i fili di cotone. Ha forma
cilindrica, è riempito di paglia di grano, rivestito di stoffa, ed è in
genere preparato dalle merlettaie stesse. In gergo esso è chiamato
"pallone". Il tombolo viene normalmente appoggiato su
uno scannetto, costruito appositamente per la
funzione di reggitombolo. Indispensabili e di
fondamentale importanza sono i fuselli, piccoli fusi a forma di bastoncino,
quasi sempre in legno di ciliegio, più sottili di un dito della mano e poco
più lunghi di esso, molto sottili nella parte di avvolgimento del filo che
termina con un minuscolo rigonfiamento. Quando durante il
lavoro vengono a contatto tra loro, producono un rumore, quasi un tintinnio,
dalle cadenze ritmate dalle abili merlettaie che fanno compiere ai fili
rapide volute in ordinata successione. Il disegno del
merletto viene ricavato da modelli disegnati su carta lucida e riprodotto su
un cartoncino fissato successivamente con gli spilli sul tombolo. Originariamente il
modello non era disegnato sul cartoncino ma veniva copiato
"liberamente" da un campione e le volte successive si riutilizzava
il cartoncino con l'impronta lasciata dagli spilli. Come supporto era
molto adoperata la cosiddetta carta - paglia usata nelle botteghe dei
macellai per avvolgere la carne. Sul tombolo viene
fissata una scorta di spilli, in genere di piccole dimensioni, che servono
per fermare il disegno ed il filo lungo i fori del modello. Il materiale dal
quale deriva il merletto è il filo di cotone, arrotolato in rocchetti, in
gomitoli o in matasse. Fino ai primi decenni del '900 era molto usato il
filato di puro lino, che veniva importato dalla Francia (marca la Croix) e un
filato particolare avvolto in grandi matasse (marca la Tartaglia) che era
adoperato dai pescatori per riparare le reti. I filati più usati
oggi sono quelli del marchio "Ancora" nn.
70-80, "DMC" , che porta la stessa numerazione del precedente,
"CCC - Filato per tombolo di Cantù" e "Tre Cerchi Oro" nei
nn. 30-40. Abbiamo poi il
"Laccetto" di Marca "Ancora" n°
5 che è un cordoncino più spesso adoperato per far risaltare un particolare
disegno. I colori più usati
sono il bianco e l'écru, tranne per particolari lavori dove si adoperano
filati colorati. Per lavorare, il
tombolo deve essere tenuto all'altezza delle mani e da questa necessità
scaturisce l'importanza del reggitombolo. Sul tombolo viene
fissato il cartone con il disegno da eseguire, ed i fuselli con il loro
carico di filo, intrecciano intorno agli spilli le lievi trame del merletto. Caratteristica del
merletto di Isernia è la varietà dei punti. I punti base per
ottenere le diverse trame sono la "4 coppie", che si lavora con 8
fuselli, "la mezza coppia", che si lavora con 12 fuselli, la
"fascetta", "l'abbrito" (ossia
una fascetta più larga che si ottiene facendo girare più volte i fuselli) e
vari tipi di rete. Attraverso la
combinazione di questi punti vengono fuori i disegni principali del
merletto. La larghezza e la
trama della fascetta dipendono non soltanto dalla diversa combinazione dei
punti base ma anche dal numero di fuselli impiegati, che può variare da un
minimo di 8 ad un massimo di addirittura 80-100 fuselli e oltre, per ottenere
lavorazioni particolari tipo il pregiato "Pizzo Antico" e vari tipi
di Foglie e Fiori. La lavorazione
della rete è usata per "riempire" le parti che nel disegno sono
lasciate vuote dalle volute delle fascette e può essere di svariati tipi. Si va dal Reticello, una rete a forma interna rettangolare, alla
Rete a Punta la cui forma finale ricorda un alveare, la Rete a Pagnottella,
con un intercalare di punti vuoti e pieni, la Rete a Foglioline
caratterizzata appunto da piccole foglioline raggruppate in vari modi sì da
formare disegni diversi. Altre svariate geometrie prendevano forma
dall'abilità delle merlettaie con nomi ispirati dalla loro fantasia popolare
come, ad esempio, l'Occhio di S. Lucia, la Rete del Morticello,
la Migliardina^, la Margherita e la Rete a
Tulipano, quest'ultima caratterizzata da una lavorazione più
"chiusa" adatta per applicazioni a corredi più pesanti tipo copriletti o tendaggi. I prodotti della
lavorazione del tombolo sono cambiati nel corso dei secoli, come pure è
cambiata la loro destinazione. Si conservano pezzi del '700 che ci mostrano
come il lavoro fosse sì prezioso ma molto meno vario e fantasioso nel disegno
poiché veniva adoperato soprattutto per bordure e rifiniture di orli. Era quindi alto
solo pochi centimetri e veniva lavorato in lunghe strisce che ripetevano
sempre lo stesso disegno. Queste
"puntine o tramezzi" sono poi diventate sempre più alte e ricche di
lavorazioni con figure diverse. Caratteristica era, ad esempio, quella detta
"Core e Sciore"
che alternava appunto un cuore e un fiore.
Questo prodotto era
destinato soprattutto ad ornare gli abiti, in particolare i colli, i copricapi e i fazzoletti; poi l'uso cominciò ad
estendersi al corredo e alla biancheria da casa. Nel '900 la
lavorazione subì un'ulteriore evoluzione poiché si iniziarono a lavorare
pezzi singoli da applicare insieme per formare delle composizioni, oppure per
farne veri e propri arredi per la casa, quindi applicazioni per i completi da
letto, per asciugamani, per tovagliati, tendaggi, centri e quadri. Ancora oggi sono
proprio questi gli usi più comuni dei merletti a tombolo anche se il loro
utilizzo si è esteso ad esempio ad altri articoli come le bomboniere, i coprivassoi, i sottobicchieri, i paralumi, i cuscini. Ringraziamenti Si ringrazia Tonino Chiacchiari
per averci fornito le informazioni sul merletto di Isernia |