Raffaele Di Prizio
“L’Arte
di fare merletti….tecnica, passione, curiosità e comprendere che
il gesto manuale esprime tutto ciò che l’animo sente”.
E’ per quanto poetica la definizione che meglio esprime le ragioni per
le quali oggi sono qui a parlarvi di me e della passione che ci accomuna.
Mi
chiamo Lello Di Prizio, 41 anni, 27 passati ad
esplorare il mondo meraviglioso del merletto, le sue tecniche, apprese dai
primi occasionali contatti con maestre anziane di Montefusco, un piccolo
centro a ridosso di Montefalcione, paese
dell’avellinese nel quale sono nato e da dove adolescente sono andato
via con la mia famiglia. Dei
primi anni ricordo il culto della famiglia, della tradizione e del passato,
come dire, gli stessi magici ingredienti che ispirano e conducono la mano di
una merlettaia. Oggi residente a Mercato San Severino continuo ad imparare,
con la smania e la curiosità rimasta intatte dall’infanzia.
Grazie a questo desiderio continuo posso dire di aver facilmente intrapreso
il percorso che dai primi lavori a mezzo punto (indimenticabili, per la gioia
che mi hanno dato, i primi lavori effettuati a 13 anni !), mi ha consentito
la realizzazione di merletti a chiacchierino-uncinetto, e, da cinque anni a
questa parte - con lo spirito di autodidatta ed il confronto continuo con
testi specializzati - al
tombolo; tecnica magistrale che esprime, a mio parere, il giusto equilibrio
tra grazia ed abilità manuale.
In questo viaggio mi piace ricordare la cara amica di Lanciano che mi
indirizzò all’Accademia dei merletti “Lacerproject”
di Roma, ancora oggi meta dei miei costanti studi di apprendimento.
Già proprio l’idea di non essere ancora arrivato alla fine del
mio percorso, mi induce ad avvertire che la mia passione mi può e deve
condurre ancora in avanti. Dove? Mi piacerebbe condividere i ricordi e le
emozioni delle mie esperienze di apprendimento con chiunque fosse animato
dalla stessa identica passione. Più che un obiettivo è una
speranza per contribuire nel piccolo universo artistico che ci unisce a
perpetuare i nostri gesti, le nostre passioni e perché no, la certezza
di sfidare il tempo con ciò che resta, immutabile nella sua bellezza.
E’
una passione la mia alla quale devo anche dire grazie per avermi consentito
di viaggiare; opportunità che ti pone a contatto con realtà
diverse, ed in diversa misura, ti aiuta a crescere. Meta singolare in tal
senso è stato il soggiorno ad Offida, centro
in provincia di Ascoli Piceno.
Merletto tecnica torchon, disegno proveniente da Offida
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Disegno
proveniente dalla rivista spagnola “ Bolillos”,
il filato utilizzato è cotone e seta colorata
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Striscia disegnata da Gianfranca Tolloi
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Come
non ricordare gli acquisti lì effettuati dei primi disegni, poi
ispirazione dei miei lavori. Alla prima volta sono seguite tante altre volte.
Come dire è il luogo magico dove si realizzano i sogni sulle
possibilità espressive. Lì si trova ciò che anche per un
solo attimo ti sembra di aver immaginato in sogno. Gli interessi attuali sono
orientati al perfezionamento delle tecniche a torchon, Milano e merletti moderni. Penso davvero che rappresentino
l’opportunità di completare il mio bagaglio di esperienza e
favorire l’acquisizione di quell’abilità che ancora sento
inespressa tra le dita.
Al
futuro prossimo chiedo di potermi regalare la realizzazione di una mostra
delle mie opere e promuovere occasioni di incontri tra merlettaie. Sono sogni
ed aspirazioni verso cui confluisce il mio entusiasmo e per i quali mi
impegno affinché non restino tali, del resto anche la magica atmosfera
di questo sito ricrea la convinzione che i sogni della passione diventano
realtà.
Gufo eseguito su disegno sloveno
“Raffaele Di Prizio,
il Billy Elliot del ricamo”
Questo articolo di Alfonso Sarno è stato pubblicato su www.cronachesalerno.it (Giugno
2010)
Al posto della
palestra dove, accanto a giovani boxeur, studiavano esangui sognanti étoliles un’ aula di scuola media durante
l’ora di applicazioni tecniche: da un lato i maschietti impegnati in
lavori ad intarsio o meccanici; dall’altra le bambine alle prese con il
ricamo a punto a croce.
A spiarle, curioso ed
affascinato dalle mani e dai vividi colori che si sposavano con la tela un
Billy Elliot nostrano deciso a conquistare, a
qualunque costo, il passaporto per un mondo fatto di ago, fili, disegni.
Piccoli umili strumenti che, messi sapientemente insieme, riuscivano a creare
capolavori che sfidavano il tempo, gelosamente racchiusi in robuste casse di
famiglia per essere tramandate da generazione in generazione. Il Billy Elliot dell’arte del ricamo o, meglio, del tombolo
è Raffaele Di Prizio, 47 anni quasi tutti
dedicati allo studio del merletto: diploma di ragioniere alle spalle, un
lavoro nella struttura della Protezione Civile operante presso la Prefettura
di Salerno, un presente ed un futuro dedicato allo studio ed alla diffusione
della cultura del tombolo.
“E’ vero”, confessa, “è una passione che porto
dentro di me da quando ero bambino. Forse è nel mio dna visto che sono
nato a Montefalcione, un paese in provincia di
Avellino, vicino a Montefusco, altro centro irpino
famoso per la produzione del tombolo. Ammiravo l’agilità e la
bellezza delle mani delle anziane maestre nel far danzare i fuselli sul
tombolo, i fili che si intrecciavano all’infinito”. Le passioni,
quando sono vere e forti, devono essere soddisfatte e Lello Di Prizio, pur consapevole di una scelta (di una vocazione?)
non usuale decise di buttarsi a capofitto nello studio di disegni
preparatori, nello sperimentare tecniche ed usi di differenti scuole:
“Veramente iniziai dal basso, dedicandomi a lavori semplici come gli
arazzi a mezzo punto per imparare poi, a mano a mano, a fare il chiacchierino
con una mia amica fino ad approdare al tombolo”.
Un’arte di cui è oggi è diventato, non soltanto nel
salernitano un vero e proprio punto di riferimento: “Il mio interesse
è legato principalmente allo studio ed all’evoluzione dei
disegni, alla storia degli stili e del merletto, a tentare di innovare
armonicamente questa antica arte nata nel monastero delle Benedettine di
Cluny, in Francia, e rapidamente diffusasi in tutt’Europa”. Una
origine mistica, quella del merletto a tombolo, che spiega la sua
delicatezza, la sua grazia e la sua resistenza nei secoli. Un tessuto intriso
d’incenso, lavoro della pazienza, del silenzio che, per secoli, ha
avuto come aralde le suore che lavoravano nel
nascondimento dei conventi, pronte a trasmettere il loro sapere alle
ragazze che frequentavano il laboratorio. Le stesse che, una volta diventate
adulte, per passione e per sbarcare il lunario mettevano su, alla buona, una
semplice artigianale scuoletta frequentata da
vivaci giovanette che “andavano alla maestra”. Per iniziare, in
cambio di una modesta retta, a preparare il fatidico corredo e, perché
no, ad imparare un’arte, sempre utile in caso di bisogno.
Oggi suore in grado di districarsi tra tombolo e fuselli sono rare, rarissime
ed i casalinghi laboratori rimangono relegati nei ricordi di qualche anziana
donna o in fotografie di epoca. “No, non è proprio
così”, precisa Di Prizio, “
conosco valenti maestre sia a Montefusco che a Cantù, ad Offida, nelle Marche, a Gorizia, in Liguria”. Lui
è reduce da un viaggio in Slovenia, ad Idrija,
un piccolo paese dove si è appena conclusa la 28 edizione del Festival
del merletto, con convegni, mostre e workshop e che vede i bambini, senza
distinzione di sesso, apprendere i rudimenti di questa affascinante tecnica
fin dalle scuole elementari. “Insomma”, ride mentre con lo
sguardo accarezza i numerosi tomboli disseminati nella casa immersa nel
verde, in quel di Mercato San Severino, oggetti di lavoro, di affezione e di
arredamento al pari delle Madonne provenienti dalla Bolivia, delle icone
etiopi, delle ceramiche di Mautone, dei
dolenti visi di Addolorate e delle ottocentesche statue di santi scovate in
nascoste botteghe di rigattieri, “lì non può capitare
quello che mi accadde a Montefusco quando, scoperto che io ero un uomo, non
mi ammisero ad un laboratorio organizzato dalla Pro loco”. Niente di
grave: i suoi studi iniziati presso l’Accademia dei Merletti di Roma
proseguono nella rinomata scuola di Gorizia: “Nei cinque anni romani ho
imparato la tecnica canturina, quella di Cluny, quella russa ed il torchon. A Gorizia frequento il sesto anno e tra due
conseguirò il diploma di maestro merlettaio
ed oltre agli insegnamenti tecnici-pratici abbiamo anche corsi si disegno e
di storia di stili e del merletto”. “Una volta”, prosegue,
“a fianco delle maestre artigiane chi desiderava apprendere il merletto
a tombolo poteva iscriversi all’Istituto professionale femminile o
all’Istituto d’arte. Oggi queste sezioni non esistono più
ed è un vero peccato…Insieme con altri amici ho costituito
l’associazione “La Crisalide” che ha tra i suoi scopi
quello di diffondere il ricamo a tombolo sul territorio. Per me è una
vera e propria missione: mi sento in divulgatore, uno sperimentatore di vari
stili e varie tecniche e – come già le dicevo- cerco anche di
innovare questa secolare e bellissima arte”. Un amore che gli rende le
giornate piene ed in continua corsa e che lo vede diligente insegnante alle
allieve che frequentano i suoi corsi a Salerno, Cava de’ Tirreni ed a Roccapieminte. “Sono tutte molto brave, motivate
anche se, a volte, battibecchiamo un po’. Io, totalizzante nei miei amori,
vorrei che si dessero più da fare, che pensassero a mostre ed a
manifestazioni divulgative, ad essere presenti alle più significative
manifestazioni di settore. …Ma le capisco, devono dividersi tra lavoro,
famiglia, casa, tombolo…Recentemente è nato un gemellaggio con
“Aracne”, un’associazione di
Torino. Sono cero che questa collaborazione porterà dei risultati
positivi”.
Il lavoro prodotto è stato presentato, la settimana scorsa, in una
mostra tenutasi con successo negli spazi della Galleria d’Arte Comunale
di Cava de’Tirreni: “Con mio grande piacere abbiamo riscosso
partecipe attenzione ed un incoraggiamento ad intensificare i nostri sforzi,
nella consapevolezza che il tombolo, al pari della ceramica, è un
unicum da valorizzare. Ho riscontrato lo stesso entusiasmo che due anni fa
registrai con la mia partecipazione a SalernoInVita,
II Meeting internazionale di creatività giovanile che si tenne nelle
strade cittadine”. “Guardi, imparare, specializzarsi nel merletto
a tombolo rappresenta anche una maniera per intraprendere un lavoro con
sicuro successo. Le brave maestre merlettaie non conoscono crisi ed i loro
lavori, autentiche opere d’arte, vengono vendute ad altissimo
prezzo”.
Punto dolente, il poco tempo che può dedicare agli amati fuselli:
“Lavoro circa tre ore al giorno, di pomeriggio. Tempo diviso tra la
preparazione dei disegni – ho appena terminato un merletto che mi
servirà per disegnare un velo da sposa degno di una regina –
l’attenta ricerca nella ricchissima biblioteca e la messa a punto di nuove
tecniche di insegnamento: “Attualmente sto studiano i merletti
napoletani disegnati da Gioacchino Toma, un vero artista nel nostro
campo”.
La sera scende, il profumo dei fiori inonda le stanze, le ombre sfumano santi
e madonne. Sussurra: “Vorrei organizzare un grande raduno di
merlettaie, registrare emozioni, ricordi di anziane maestre, dare corpo,
attraverso fili e fuselli, a memorie ingiustamente dimenticate”.
Il
testo e le foto sono di Lello Di Prizio
E’ vietata qualsiasi forma di riproduzione, anche parziale, di
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