erletto a Filet di Lucciano

 

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La seguente ricerca sul filet di Lucciano è stata inviata cortesemente dal Sg. Roberto che ringrazio vivamente per l’ampia collaborazione. Questa è la sua premessa:

 

 

Come da accordi invio il testo da me scritto sul Filet di Lucciano (Quarrata, provincia di Pistoia) della contessa Rasponi Spalletti. La fonte di queste notizie sono un di memorie, in quanto mia nonna paterna (Assuntina Pretelli, classe 1902), aveva fatto parte di questa scuola e sapeva lavorare bene, ho visto con i miei occhi quando ero piccolo; altre notizie le ho ricavate da una ricerca che circa 3/4 anni fa una classe della Scuola Media di Quarrata, aveva fatto riguardo al filet, andando a cercare  qualche anziana signora ancora in vita e farsi raccontare il tutto.

 

 

 

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Assuntina Pretelli, allieva della “Scuola di Modano e Ricamo Contessa Gabriella Spalletti Lucciano – Quarrata

 

 

ANTICHI MESTIERI

Contessa Gabriella Spalletti

 

Lucciano è nota per il filet. Il mestiere o arte del Filet è stato uno tra i più diffusi nel Quarratino (oltre a quello delle trecciaiole), infatti, proprio a Lucciano, fu fondata nel 1897, dalla Contessa Gabriella Rasponi Spalletti, una scuola, per preparare le donne della zona a questa particolare attività. Essa si diffuse rapidamente in tutto il territorio del comune di Quarrata, infatti non c’è casa che non abbia un centrino di filet, fatto dalle nonne o dalle bisnonne, che tutt’ora  lo lavorano. Il filet è una specie di trina di cotone, o seta, ottenuta ricamando un disegno su un fondo costituito da una rete a maglie legate tra loro da nodi minuti, ma solidi.  Le origini del filet risalgono al 1000 a.C., in quanto le persone usavano questi reti per catturare animali e pesci e la struttura di questi reti è  rimasta invariata nel tempo, composta da riquadri annodati ai quattro angoli. Gli antichi Egizi usavano questi reti per decorare gli abiti, ricamando le maglie della rete con oro, argento e sete colorate, realizzando una primitiva forma di pizzo. Fu nel XI° e XII° secolo che i Crociati, dall’Oriente, portarono in Europa questi tipi di pizzo, prima in Inghilterra, poi in Germania, Scandinavia, Italia e Francia, dove fu dato appunto il nome di “Filet”. Inoltre in Italia fu usata una nuova tecnica per variare le dimensioni e la grandezza delle maglie a rete. La lavorazione del filet equivale a “modano”, così definita dall’ago a doppia cruna utilizzato per costruire la rete base. A Lucciano, per volontà della Contessa Spalletti, nacque la scuola di filet, sia  con l’intento di recuperare un’attività artigianale , sia come strumento di emancipazione femminile, e sia come miglioramento di condizioni per le famiglie di Lucciano, ed in particolare modo per le donne. All’inizio la Contessa riunì cinque donne nella sua villa per istruirle, dopodiché, in appena due anni, nel 1899 le ricamatrici erano una cinquantina, fino ad arrivare, intorno al 1904 a circa quattrocento. Nel 1903 la ditta “Navone di Firenze acquistò tutto il lavoro fatto e si impegnò a fornire nuovi disegni, filo e tutto quanto occorreva per lavorare; negli anni successivi, nel 1904 la scuola ottenne il gran premio d’onore nell’Esposizione Universale di S. Louis in America, e l’anno successivo un premio alla mostra di Genova. Va pure ricordato che  queste ricamatrici lavoravano con regolare libretto di lavoro e contributi previdenziali, infatti, diventate anziane, poterono percepire una regolare pensione. Devo ricordare anche che di questa scuola ha fatto parte mia nonna paterna, che era originaria proprio di Lucciano. Col passare degli anni la Contessa nominò delle maestre e direttici e fece sì che la scuola si costituisse in forma legale in una società a carattere cooperativo e di mutuo soccorso, col nome di “Scuola Merletti Lucciano – Quarrata”. Nel 1924, invece, un’assemblea delle operaie volle che la scuola si chiamasse “Scuola di Modano e Ricamo Contessa Gabriella Spalletti Lucciano – Quarrata”, in segno proprio di gratitudine e stima verso la Contessa, perché aveva operato per migliorare le loro condizioni di vita avviandole ad un lavoro remunerato, creativo ed apprezzato. In quegli anni la società contava circa 450 socie. La Contessa Spalletti morì nel 1931 e fu sepolta nel cimitero del paese, nella cappella di famiglia; ma a distanza di 35 anni, nel 1966, le anziani lavoranti fecero erigere a proprie spese, sulla piazza della chiesa di Lucciano, una bella vasca in pietra, perché si ricordasse che l’amore  e la riconoscenza per le persone non muore mai.

 

 

L’Ufficio di presidenza del Congresso internazionale femminile di Roma avvenuto nel maggio del 1914. La terza persona da sinistra è la Contessa Gabriella Spalletti, Presidente del Consiglio Nazionale delle Donne italiane e vicepresidente del Consiglio Internazionale delle Donne.^

 

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Villa Conti Spalletti

 

La nascita dei guanti in filet

 

 

 

 

 

Alcuni vorrebbero attribuire a questo o a quel luogo l’invenzione di quell’originale ed artistico accessorio dell’eleganza femminile costituito dai guanti di filé. La verità è però una e inconfutabile, essendoci testimonianze e documenti certi: l’idea e la realizzazione pratica di quel capo di abbigliamento ha avuto la sua culla e il suo punto di diffusione originario, in altre parole la sua prima realizzazione mondiale, a Colle di Quarrata.

Nel lontano 1927, quando ormai da decenni nella casa dei Rossi, in località Castello de’ Rossi (appena poco sopra la chiesa di Santa Maria Assunta), l’arte del ricamo era una consuetudine, la signora Tonina, moglie di Paolo Rossi e cognata di Dario (padre del nostro carissimo Francesco Rossi), ebbe l’intuizione e si mise, con le sue collaboratrici, attivamente all’opera. Chiuse in una stanza per non essere spiate e non vedersi rubata la preziosa idea (tanto da venire chiamate in seguito, per la creazione di modelli sempre nuovi, “donne in chiusa” - la concorrenza anche a quei tempi era spietata) riuscirono a produrre alcuni prototipi da sogno, subito commercializzati dalla ditta Rapezzi di Firenze. Lanciati sul mercato, i guanti di filé ebbero un grande successo e trovarono decine di imitatori alcuni dei quali, con il tempo, avrebbero avuto la pretesa di attribuirsi il merito dell’invenzione, confidando nell’ignoranza dei fatti da parte dei più.

Con la seconda guerra mondiale, il mercato ebbe un blocco quasi totale e decine di migliaia di confezioni, inscatolate, vennero conservate nei sotterranei dell’impresa fiorentina che solo a guerra finita poté riprendere le spedizioni. Ai conti Spalletti di Lucciano si deve il grande merito di aver curato la produzione del ricamo attraverso l’adeguata preparazione e l’organizzazione del lavoro, con relativi contributi pensionistici, di decine di donne del territorio, altrimenti prive di un reddito proprio a sostegno dei rispettivi nuclei familiari.  

Davanti alla chiesa di Santo Stefano a Lucciano, nel 1966 fu realizzata una piccola fontana con questa dedica: “Alla contessa Gabriella Spalletti riconoscenti le lavoratrici pensionate della scuola merletti – 25.9.1966

 

Piastre elettriche per stirare i guanti

 

 

 

^ Tratto dalla rivista “ La donna”, 1914

 

Ringraziamenti

Si ringrazia il sito web: http://www.ursea.it

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