TESSUTI, RICAMI E MERLETTI,

Tratto da: L'arte umbra alla mostra di Perugia, Gnoli Umberto, 1908

 

Questa sezione della Mostra è fra le più interessanti, e ricca come non fu mai in altre esposizioni d’arte antica. Ricorderemo innanzi tutto i paramenti di Benedetto XI. Tutti, compreso il Catalogo, hanno detto che appartennero a quel pontefice, che morì in Perugia, avvelenato da alcune monache, il 6 luglio 1304; ma non sappiamo su che si basi tale asserzione. Un inventario della sagrestia della chiesa di S. Domenico in Perugia (che espone questi preziosi cimeli), redatto nel 1458 pubblicato da Adamo Rossi, descrive tutte le cappelle o paramenti completi di maggior valore, e fra queste v’è « una cappella de purpura deaurata quae dicitur fuisse pape Benedicti XI cum frigio de sanctis satis pulcro ad planetam, et cum capa serica simili, et frigio satis pulcro cum perulis ad coronam sanctorum ». In questo inventario dunque troviamo l’espressione si dice a ricordo forse d’una tradizione, e inoltre i paramenti di porpora qui descritti, non rispondono affatto, specie nel colore, a quei che noi ammiriamo racchiusi in tre vetrine della Sala II, i quali manifestamente furono eseguiti in epoche diverse. Nelle prima vetrina v’è una tonacella o dalmatica di broccato bianco con finissimi fiorami d’oro, e due rettangoli od ephod in alto e in basso di seta azzurra con ricco disegno tessuto in oro che rappresenta flabelli, cani accovacciati e accosciati, uccelli svolazzanti, fiori e boccioli. Le ampie maniche sono pure coperte dello stesso tessuto, che, se pur fu eseguito in Italia, com’è probabile, è certo ispirato a disegni orientali.

TONACELLA DETTA DI BENEDETTO XI, 1304, CHIESA DI S. DOMENICO DI PERUGIA

Dei tre camici di finissimo lino, due sono guarniti alle maniche da rivolti di broccato violaceo con ornati geometrici policromi, e, all’altezza del ginocchio, da un rettangolo di seta scozzese a strisce bianche e gialle incrociate su fondo verde. Un mirabile frammento forse dello stolone della pianeta reca due figure di santi ricamate sotto un’edicola coronata da un trilobo. Uno, S. Pietro, vestito di un manto verdastro ed una tunica azzurra e violacea, ha le chiavi ed un rotolo nelle mani, l’altra figura, romanamente drappeggiata, rappresenta S. Paolo che benedice colla destra ed ha un rotolo nell’ altra mano. Nella vetrina III v’è lo stolone del piviale, ove sono ricamati 16 nicchie con altrettante figure di santi su fondo d’oro, come d’oro sono pure le loro vesti, ove le pieghe sono indicate solo da fili di seta colorati. All’infuori dei due angeli adoranti, le altre figure recano scritto il nome, e sono : la Vergine e il Battista, S. Pietro e S. Paolo, S. Andrea e S. Giacomo, S. Taddeo e S. Giovanni Evangelista, i SS. Filippo e Bartolomeo, SS. Lorenzo e Stefano e infine S. Agnese e S. Barbara. Nello stolone della pianeta come in questo del piviale, le figure sono ancora schiettamente romaniche, sebbene rivelino un disegno ed una tecnica diversa, come pure differenti e più tarde sono le 10 mezze figure di santi racchiuse entro le formelle polilobate del circuluss e del titulus della mitra. Vi sono inoltre: un calzare da pontificale di broccato a fiori d’oro su fondo bianco, un altro simile e due pantofole di velluto bianco, pure provenienti dalla sagrestia di S. Domenico.

 

Particolare del grande drappo di seta gialla ricamato in oro, Basilica di S. Francesco d’Assisi

 

Particolare del grande drappo di seta rossa a fiori e striscie ricamate d’oro e seta policroma del XIV secolo, Basilica di S. Francesco d’Assisi

 

La basilica di S. Francesco d’Assisi espone, per la prima volta, due preziosissimi pallia che, secondo la tradizione, la romana Giacomina de’ Settesoli avrebbe donato il 1226 per coprire il feretro di S. Francesco. Ma la stessa forma di questi lunghi drappi smentisce la tradizione. Già il Venturi osservò che in un catalogo della sagrestia di S. Francesco redatto circa il 1343 v’è indicato un gran drappo giallo con grifoni ed altri uccelli d’oro, inviato dall’imperatore di Grecia, e questa breve descrizione è sufficiente per farci riconoscere il raro tessuto che è ora rinchiuso in una grande vetrina della Sala XIII.L’altro in seta rossa a fiori e striscie ricamate d’oro e seta a colori, con motivi geometrici, corrisponde ad uno dei drappi tartareschi a liste donato da Niccolò IV (1288-1292) ed è ricordato nello stesso inventario. Ambedue, anche se fabbricati in Italia, sono di tipo orientale, e per la loro bellezza e lo stato di conservazione vanno annoverati fra i più rari e preziosi tessuti del medioevo. La stessa basilica di S. Francesco d’Assisi espone un altro tesoro, il gran paliotto tessuto ad arazzo in rosso e oro con larga decorazione a rami di rovere e ghirlande di foglie di quercia entro le quali è l’albero emblematico dei della Rovere con la scritta: SIXTVS IIII PONT. MAXIMVS, e Sisto IV infatti, che vi si vede ritratto in ginocchio dinnanzi a S. Francesco, donò alla basilica di Assisi questo paliotto, disegnato, secondo il Venturi, da Antonio Pollaiuolo. Nella parte superiore v’è un aurifregio ricamato e diviso in quindici scomparti, ove vedonsi la Vergine col Bambino nel centro, S. Pietro, S. Paolo, altri dieci santi, ed alle estremità gli stemmi del pontefice. Tutte queste figurine campeggiano su un fondo architettonico.

PARTICOLARE DEL PALIOTTO,  S. FRANCESCO E SISTO IV.

Nella Sala III sotto i quadri dell’Alunno sono disposti diversi altri paliotti ricamati o di velluto pressato o controtagliato, del XV o XVI secolo, belli per colore e per disegno. Accenneremo solo a quello segnato col n. 7 ed esposto dal Municipio di Spoleto, la cui parte inferiore è a velluto controtagliato a fondo d’oro con intrecciature e fiorami rossi, così come li vediamo negli abiti delle Madonne dipinte nei gonfaloni, e nell’aurifregio in cinque quadrilobi vedonsi ricamati la Vergine col Bambino, S. Pietro S. Paolo ed altri due santi. Sono pure da notarsi la bella pianeta e il piviale esposti dalla Metropolitana di Perugia donati dal cardinale Armellini nel 1520, in stoffa rossa e damasco broccato in oro con la Resurrezione ed altri fatti della vita di Cristo ricamati e tessuti negli stoloni, ricchi di galloni d’oro di disegno originale. L’Opera del Duomo di Orvieto espone una pianeta di velluto cremisi controtagliato e allucciolato a fondo di tela d’oro, con fig-iire di santi nello stolone, parte tessuti, parte ricamati e una dalmatica ove nei due rettangoli o ephod formati dal gallone v’è l’Adorazione dei Magi, la Purificazione, la Resurrezione e l’Ascensione ricamate in seta a colori; un’altra dalmatica simile e due piviali, uno dei quali ha la Resurrezione ricamata sul cappuccio l’altro di damasco giallo e l’Adorazione dei Magi tutti eseguiti nel XVI secolo. Nella Sala VI, un paliotto di seta rosso con eleganti fiori d’oro ricamati reca il nome di chi lo lavorò nel XVII secolo per la chiesa di S. Lorenzo di Spello, Maria Doralice de Giovanni di Margherita. Il Municipio di Foligno espone una pianeta di broccatello giallo sulla quale è riportato uno stolone del XV secolo, diviso in piccoli quadri in cui sono ricamati la Crocifissione con ai lati i SS. Pietro e Paolo, il martirio di S. Andrea, il martirio di S. Lorenzo, la Venerazione di Cristo, il martirio di S. Pietro, un altro santo in croce, il martirio di S. Stefano e la decollazione di S. Giovanni. Presso questa pianeta, proveniente dalla cappella dei Priori di Foligno, si ammira una striscia di tela di rensa con ricami primitivi, ispirati da quelli delle tovaglie perugine della collezione Aruch.

 

Tela di rensa con ricami del XV secolo, Collezione Aruch

   

Cuffia ricamata a reticello, XVI secolo e tovaglia del XVI secolo con intarsi di merletto a fuselli, ricamo a punto riccio e reticello, Collezione Aruch

Non ci dilungheremo parlando dei numerosissimi ricami e merletti qui esposti, limitandoci a ricordare fra i più interessanti quelli di cui possiamo dare una riproduzione. Nella collezione Aruch sono notevoli : una cuffietta a punto tagliato e punto riccio, del XVI secolo. Una finissima federa ricamata su tela di rensa con variati disegni arcaici. Una tovaglia con bordura ricamata a punto riccio e trafori, con piccoli quadri a punto a reticello negli angoli, e falsatura a fusello, e frangia ad archi, del XVI secolo. Una federa con bordi a sfilatura e fuselli, del XVI secolo. Una tovaglietta con una caratteristica bordura ad aquile e rose ricamata a reticello ( fig.220) Una stola di buratto ricamata a punto riccio (fig. 221). La famiglia Kuhn espone fra l’altro: una grande tovaglia con bordi a fili tirati e ricamo, del XVI secolo ed altra tovaglia più tarda con falsature e punto a reticello e un grazioso fiore di fuxia come nappina. Un’altra tovaglia con bordi e riquadri a punto riccio e reticello e falsature tessute, è esposta dalla contessa F. Manzoni Ansidei. Un bordo a punto di Genova della contessa Fossa Mancini di Jesi (fig. 225). Un fregio raffaellesco ricamato a punto crociato a due dritti con seta amaranto, del prof. Mariano Rocchi. Una falsatura a punti a reticello con un’aquila e vari disegni del cav. Magherini-Graziani (Ibid., vetr. XI, n. 1, fig. 227), il quale espone fra l’altro anche un magnifico velo omerale del XVII secolo con vari simboli ed ornati ricamati a colore e oro su modano di seta rossa La famiglia Borgia Mandolini espone un prezioso gruppo di campionari del XVI secolo di svariati punti a reticello e ricamo, di cui qui ne diamo riprodotto uno (fig. 228). Fra le trine di Venezia ricordiamo quella della signora Natalia Marzolini (fig. 229), e quella rarissima a punto rosalino, su un camice del XVII secolo, della basilica di S. Francesco d’ Assisi (fig. 230). La stessa basilica espone un grande arazzo, affatto sconosciuto, e che noi riproduciamo per la prima volta, ricevuto in dono nel 1479 da Sisto IV.

       

Federa ricamata su tela di rensa con svariati disegni arcaici e federa con sfilature e tramezzo a fuselli, XVI secolo,  Collezione Aruch

        

Tovaglia ricamata su fili tirati e intarsio di merletto a fuselli, tovaglia ricamata a reticello con nappa, coll. Kuhn

La famiglia Kuhn espone fra l’altro: una grande tovaglia con bordi a fili tirati e ricamo, del XVI secolo ed altra tovaglia più tarda con falsature e punto a reticello e un grazioso fiore di fuxia come nappina, Un’altra tovaglia con bordi e riquadri a punto riccio, reticello e falsature tessute, è esposta dalla contessa F. Manzoni Ansidei. Un bordo a punto di Genova della contessa Fossa Mancini di Jesi (fig. 225). Un fregio raffaellesco ricamato a punto crociato a due dritti con seta amaranto, del prof. Mariano Rocchi. La falsatura a punti a reticello con un’aquila e vari disegni del cav. Magherini-Graziani (fig. 227), il quale espone fra l’altro anche un magnifico velo omerale del XVII secolo con vari simboli ed ornati ricamati a colore e oro su modano di seta rossa.  La famiglia Borgia Mandolini espone un prezioso gruppo di campionari del XVI secolo di svariati punti a reticello e ricamo, di cui qui ne diamo riprodotto uno (Sala XIII, vetr. Il, n. 19, fig. 228). Fra le trine di Venezia ricordiamo quella della signora Natalia Marzolini (Sala XIII, vetr. VI, n. 17, fig. 229), e quella rarissima a punto rosalino, su un camice del XVII secolo, della basilica di S. Francesco d’ Assisi (Sala X., vetr. IV, n. 6, fig. 230). La stessa basilica espone un grande arazzo, affatto sconosciuto, e che noi riproduciamo per la prima volta, ricevuto in dono nel 1479 da Sisto IV.

 

Particolare di una tovaglia ricamata a punto antico e reticello, tutto il bordo è contornato da un merletto a fuselli, XVII secolo. Contessa Francesca Manzoni Ansidei

Fregio in seta amaranto ricamato a punto Assisi, questo punto consiste nel riempire a punto croce solo lo sfondo del disegno mettendo in risalto tutto l’elaborato disegno, XVI secolo,  prof. Mariano Rocchi

Particolare di un velo omerale realizzato a filet di seta rossa e ricamato con fili d’oro e policromi, XVII secolo,  cav. Magherini-Graziani

La famiglia Borgia Mandolini espone un prezioso gruppo di campionari del XVI secolo di svariati punti a reticello e ricamo, di cui qui ne diamo riprodotto uno (fig. 228). Fra le trine di Venezia ricordiamo quella della signora Natalia Marzolini (fig. 229), e quella rarissima a punto rosalino, su un camice del XVII secolo, della basilica di S. Francesco d’ Assisi (fig. 230). La stessa basilica espone un grande arazzo, affatto sconosciuto, e che noi riproduciamo per la prima volta, ricevuto in dono nel 1479 da Sisto IV.

 

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