La famiglia di
“Santa Teresa del Bambin Gesù e della Sacra Sindone”
Zelia e Luigi Martin, la mamma e
il papà di Teresa
Luigi
Martin, padre di Teresa, nasce a Bordeaux il 22 agosto 1823, secondogenito di
una famiglia di cinque figli. Suo padre, ufficiale di carriera, allora di
stanza in Spagna. La prima infanzia dei figli Martin è sballottata secondo le
guarnigioni del padre: Bordeaux, Avignone, Strasburgo. Quando viene collocato a
riposo, nel dicembre del 1830, il Capitano Martin si stabilisce ad Alençon, in
Normandia. È un ufficiale di una devozione esemplare. Avendogli il cappellano
del reggimento fatto notare un giorno che ci si stupiva fra i soldati di
vederlo, nel corso della Messa, rimanere così a lungo in ginocchio dopo la
consacrazione, aveva risposto senza batter ciglio: «Dite loro che è perchè
credo!» Luigi riceve in famiglia, e poi presso i Fratelli delle Scuole
Cristiane, un'educazione religiosa molto seria. Non sceglie la carriera militare
secondo la tradizione familiare, ma il mestiere di orologiaio, che conviene
maggiormente alla sua natura meditativa e silenziosa, ed alla sua grande
destrezza manuale. È dapprima apprendista a Rennes, poi a Strasburgo.
Alle
soglie dell'autunno del 1845, Luigi decide di consacrarsi interamente a Dio. Si
reca all'Ospizio del Gran San Bernardo, nel cuore delle Alpi, dove i canonici
si dedicano alla preghiera ed al salvataggio dei viaggiatori persi in montagna.
Si presenta al Priore, che lo invita a tornare a casa per completare gli studi
di latino, prima della sua eventuale ammissione al Noviziato. Dopo un tentativo
infruttuoso per riprendere tardivamente gli studi, Luigi, non senza rimpianti,
rinuncia al suo progetto. Per perfezionare l'apprendistato, si reca a Parigi.
Poi torna e si installa ad Alençon, dove risiede con i genitori, conducendo una
vita molto regolata, che fa dire ai suoi amici: «Luigi, è un santo».
Assorto
nelle sue varie occupazioni, Luigi non cerca di sposarsi. Sua madre se ne
affligge ma, alla scuola del merletto, dove segue dei corsi, nota una ragazza,
destra e beneducata. Non sarebbe la «perla» che desidera per suo figlio? La
ragazza è Zelia Guérin, nata a Gandelain, nell'Orne (Normandia), il 23 dicembre
1831, seconda di tre figli. Suo padre e sua madre appartengono a famiglie
profondamente cristiane. Nel settembre del 1844, si installano ad Alençon, dove
le due figlie maggiori ricevono una formazione accurata nel collegio delle
Suore del Sacro Cuore di Picpus.
Zelia
pensa alla vita religiosa, come la sorella maggiore che diventerà Suor Maria
Dositea presso la Visitazione di Le Mans. Ma la Superiora delle Figlie della
Carità, cui Zelia chiede l'ammissione, le risponde senza esitazione che tale
non è la volontà divina. Davanti ad un'affermazione tanto categorica, la
ragazza si inchina, non senza tristezza. Con un bell'ottimismo soprannaturale,
esclama: «Dio mio, mi sposerò per compiere la tua santa volontà. Allora, te ne
prego, dammi molti figli, e che ti siano consacrati». Zelia entra allora in una
scuola per merlettaie per perfezionarsi nella realizzazione del Punto di
Alençon, tecnica del merletto particolarmente famosa. L'8 dicembre del 1851,
festa dell'Immacolata Concezione, riceve un'ispirazione: «Fa' fare il Punto di
Alençon». Allora, si mette a lavorare in proprio.
Un
giorno, incontrando un giovanotto la cui fisionomia distinta, l'aspetto
riservato ed il contegno pieno di dignità, le fanno una grande impressione,
Zelia sente una voce interiore: «È colui che ti ho preparato». L'identità del
passante, Luigi Martin, le viene ben presto rivelata. I due giovani non tardano
a stimarsi e ad amarsi. La loro intesa si stabilisce tanto prontamente che si
sposano il 13 luglio 1858, tre mesi dopo il loro primo incontro. Luigi e la
moglie si propongono di vivere come fratello e sorella, seguendo l'esempio di
san Giuseppe e della Vergine Maria. Dieci mesi di convivenza in una continenza
totale, permettono loro di fondere insieme le loro anime in un'intensa
comunione spirituale. Ma un prudente intervento del confessore ed il desiderio
di dare figli al Signore, li decidono ad interrompere tale santa esperienza.
Zelia scriverà alla figlia Paolina: «Quanto a me, desideravo avere molti figli,
onde allevarli per il Cielo». In meno di tredici anni, avranno nove figli. Il
loro amore sarà bello e fecondo.
I
genitori Martin esprimono questa verità attraverso l'accettazione dei loro
numerosi figli: «Vivevamo solo per i nostri figli; erano tutta la nostra
felicità, felicità che abbiamo trovato soltanto in essi», scriverà Zelia. La
loro vita coniugale, tuttavia, non si svolge senza prove. Tre figli muoiono in
tenera età, fra cui i due maschi. Poi è la morte improvvisa di Maria Elena, a 5
anni e mezzo. Preghiere, pellegrinaggi si succedono fra angosce, particolarmente
nel 1873, durante la grave malattia di Teresa ed il tifo di Maria. La fiducia
di Zelia, nelle massime apprensioni, è rafforzata dallo spettacolo della fede
di suo marito, in particolare della di lui precisa osservanza del riposo
domenicale: Luigi non apre mai il negozio la domenica. È la «festa del Buon
Dio» che si celebra in famiglia, prima di tutto con le Funzioni parrocchiali,
poi, con lunghe passeggiate. Si conducono i bambini alle feste di Alençon,
piene di cavalcate e di fuochi artificiali.
L'educazione
dei figli è ad un tempo allegra, tenera ed esigente. Non appena le intelligenze
si risvegliano, la Signora Martin insegna loro l'offerta mattutina del cuore al
Buon Dio, l'accettazione con semplicità delle difficoltà quotidiane «per far
piacere a Gesù». Marchio indelebile che sarà la base del «sentierino» insegnato
dalla loro figlia minore: la futura santa Teresa di Gesù Bambino. «Il focolare
è così la prima scuola di vita cristiana», come insegna il Catechismo della
Chiesa Cattolica (CCC, 1657). Luigi asseconda la moglie nella missione
presso i figli: si mette in cammino fin dalle 4 del mattino, per la ricerca di
una balia per uno dei suoi ultimogeniti, ammalato; accompagna la moglie a dieci
chilometri da Alençon, in una notte gelida, al capezzale del primogenito,
Giuseppe; fa l'infermiere alla figlia maggiore, Maria, colpita dalla febbre
tifoidea, all'età di 13 anni, ecc.
Molto
dinamico, Luigi Martin non è il «mite sognatore» che è stato talvolta
descritto. Per aiutare Zelia, sommersa dal successo della sua azienda di
merletti, abbandona l'orologeria. Il merletto si lavora a pezzi di 15-20
centimetri. Si utilizzano fili di lino di primissima qualità e di un'estrema
finezza. Una volta eseguito il «tracciato», il «pezzo» passa di mano in mano, secondo
il numero di punti che comporta – ne esistono nove, che costituiscono
altrettante specialità. Bisogna poi procedere all'assemblaggio: lavoro
delicato, realizzato con aghi e fili sempre più sottili. Zelia esegue di
persona l'invisibile raccordo dei pezzi che le portano le merlettaie che
lavorano in casa. Tuttavia, bisogna trovare sbocchi di mercato. Luigi eccelle
in questo ruolo commerciale ed aumenta considerevolmente il fatturato
dell'azienda. Ma sa anche trovare il tempo di rilassarsi e di andare a pescare.
Inoltre,
i coniugi Martin sono membri di parecchie associazioni devozionali: Terzo
Ordine Francescano, adorazione notturna, ecc. Attingono la forza all'osservanza
amorosa delle prescrizioni e dei consigli della Chiesa: digiuni, astinenze,
Messa quotidiana, confessione frequente. «Le forze divine sono molto più
potenti delle vostre difficoltà! scrive Papa Giovanni Paolo II alle famiglie.
L'efficacia del sacramento della Riconciliazione è immensamente più grande del
male che agisce nel mondo... Incomparabilmente più grande è soprattutto la
potenza dell'Eucaristia... In questo sacramento, Cristo ci ha lasciato se
stesso quale alimento e bevanda, quale fonte di potenza salvifica... La vita
che viene da lui è per voi, cari sposi, genitori e famiglie! Non ha forse
istituito l'Eucaristia in un contesto familiare, nel corso dell'ultima Cena?...
Le parole pronunciate allora conservano tutta la potenza e tutta la sapienza
del sacrificio della Croce» (Ibid., 18).
Alla
fonte eucaristica, Zelia attinge un'energia superiore a quella della media
delle donne, e suo marito, una tenerezza superiore a quella della media degli
uomini. Luigi si incarica dell'amministrazione finanziaria. Acconsente di buon
grado alle richieste della moglie: «Per il ritiro di Maria alla Visitazione,
scrive Zelia a Paolina, sai quanto al babbo piace poco separarsi da voi ed
aveva all'inizio deciso formalmente che non ci sarebbe andata... Ieri sera,
Maria si lamentava a questo proposito; le ho detto: «Lascia fare a me, ottengo
sempre quel che voglio, e senza lotte; manca ancora un mese; è sufficiente per
decidere tuo padre dieci volte.» Non mi sbagliavo, perchè, appena un'ora più
tardi, quando è rientrato, si è messo a parlare molto amichevolmente con tua
sorella (Maria)... «Bene, mi sono detta, ecco il momento buono!» Ed ho
insinuato la questione. «Desideri dunque molto fare questo ritiro?» dice il
babbo a Maria: «Sì, papà. – E allora, vacci!»... Trovo che avevo un'ottima
ragione di volere che Maria andasse a quel ritiro. È vero che è una spesa, ma
il denaro non conta quando si tratta della santificazione di un'anima; e l'anno
scorso, Maria mi è tornata tutta trasformata. I frutti durano ancora; tuttavia,
è ora che rinnovi la sua provvista».
La
vita profondamente cristiana dei genitori Martin si apre naturalmente alla
carità verso il prossimo: elemosine discrete alle famiglie bisognose, cui
vengono associate le figlie secondo la loro età, assistenza agli ammalati. Non
temono di affrontare la giustizia per sostenere gli oppressi. Del pari, compiono
insieme i passi necessari all'ammissione di un indigente all'ospizio, benchè
non vi abbia diritto, non essendo abbastanza anziano. Questi servizi superano i
limiti della parrocchia e palesano un grande spirito missionario: generose
offerte annue per la Propagazione della Fede, partecipazione all'edificazione
di una Chiesa in Canada, ecc.
Ma
la felicità domestica intensa dei Martin non era destinata a durare molto a
lungo. Fin dal 1865, Zelia nota la presenza di un tumore al seno, apparso dopo
una caduta contro lo spigolo di un mobile. Suo fratello, farmacista, e suo
marito non vi danno molta importanza. Verso la fine del 1876, il male si
risveglia e la diagnosi è formale: «tumore fibroso inoperabile», perchè ad uno
stadio troppo avanzato. Coraggiosamente, Zelia fa fronte fino alla fine.
Conscia del vuoto che lascerà la sua scomparsa, chiede alla Signora Guérin, sua
cognata, di aiutare suo marito nell'educazione delle figlie più piccole, dopo
la sua morte.
La
Signora Martin muore il 28 agosto 1877. Per Luigi, che ha 54 anni, è un crollo,
una piaga profonda che si rimarginerà soltanto in Cielo. Ma accetta tutto, con
spirito di fede esemplare e con la convinzione che la sua «santa moglie» è in
Paradiso. Completerà il compito iniziato nell'armonia di un amore senza
incrinature: l'educazione delle cinque figlie. Per questo, scrive Teresa, «il
cuore tanto tenero di papà aveva aggiunto all'amore che già possedeva un amore
veramente materno». La Signora Guérin si offre di aiutare la famiglia Martin ed
invita suo cognato a trasferirsi a Lisieux. La farmacia di suo marito sarà per
le piccole orfanelle una seconda casa, e l'intimità che unisce le due famiglie
si amplificherà ancora di più, nelle stesse tradizioni di semplicità, di lavoro
e di dirittura. Malgrado i ricordi e le amicizie fedeli che potrebbero
trattenerlo ad Alençon, Luigi si risolve al sacrificio e si trasferisce a
Lisieux.
La
vita ai «Buissonnets», la nuova casa di Lisieux, è più austera e ritirata che
ad Alençon. La famiglia ha poche relazioni, e coltiva il ricordo di colei che
il Signor Martin designa sempre alle figlie come «la vostra santa mamma». Le
figlie più giovani vengono affidate alle Benedettine di Nostra Signora «du
Pré». Ma Luigi sa riservare loro distrazioni: spettacoli teatrali, viaggi a
Trouville, soggiorno a Parigi, ecc., ricercando attraverso tutte le realtà
della vita, la gloria di Dio e la santificazione delle anime.
La
sua santità personale si rivela soprattutto nell'offerta di tutte le figlie,
poi di se stesso. Zelia prevedeva già la vocazione delle due maggiori: Paolina
entra nel Convento delle Carmelitane di Lisieux nell'ottobre del 1882, e Maria
nell'ottobre del 1886. In pari tempo, Léonie, ragazza dal carattere difficile,
inaugura una serie di prove infruttuose, prima presso le Clarisse, poi alla
Visitazione, dove, in capo a due tentativi falliti, finirà coll'entrare
definitivamente, nel 1899. Teresa, la beniamina, la «Reginella», supererà tutti
gli ostacoli per entrare nel Convento delle Carmelitane a 15 anni, nell'aprile
del 1888. Due mesi dopo, Celina svela a suo padre che si sente anche lei
chiamata alla vita religiosa. Davanti a questo nuovo sacrificio, la reazione di
Luigi Martin è sublime: «Vieni, andiamo insieme davanti al Santissimo, a
ringraziare il Signore che mi fa l'onore di prendermi tutte le mie figliole».
La
vocazione è innanzi tutto un'iniziativa divina. Ma un'educazione cristiana
favorisce la risposta generosa alla chiamata di Dio: «È in seno alla famiglia
che i genitori devono essere per i loro figli, con la parola e con l'esempio, i
primi annunciatori della fede, e secondare la vocazione propria di ognuno, e
quella sacra in modo speciale» (CCC, 1656). Così, «se i genitori non
vivono i valori evangelici, il giovane e la ragazza potranno difficilmente
sentire la chiamata, comprendere la necessità dei sacrifici da consentire o
apprezzare la bellezza dello scopo da raggiungere. Infatti, è nella famiglia
che i giovani fanno la prima esperienza dei valori evangelici, dell'amore che
si dà a Dio ed agli altri. Bisogna anche che siano formati all'utilizzo
responsabile della loro libertà, per essere pronti a vivere, secondo la loro
vocazione, le più elevate realtà spirituali» (Vita consecrata, ibid.).
Santa
Teresa di Gesù Bambino e della Sacra Sindone testimonierà sul modo in cui suo
padre viveva concretamente il Vangelo: «Quel che avevo notato, soprattutto,
erano i progressi che papà faceva nella perfezione; come San Francesco di
Sales, era riuscito a domare la propria vivacità naturale, al punto che
sembrava avere l'indole più mite del mondo... Le cose terrene parevano
sfiorarlo appena, prendeva facilmente il sopravvento sulle contrarietà di
questa vita». Nel maggio del 1888, Luigi passa in rassegna le tappe della sua
vita, in occasione di una visita nella chiesa in cui era stato celebrato il suo
matrimonio. In seguito, racconta alle figlie: «Figlie mie, torno da Alençon,
dove ho ricevuto, nella chiesa di Nostra Signora, grazie talmente grandi,
consolazioni tali che ho pronunciato questa preghiera: Dio mio, è troppo! sì, sono
troppo felice, non è possibile andare in Cielo in questo modo, voglio soffrire
qualunque cosa per te! Ed ho offerto me stesso...» la parola «vittima» gli
muore sulle labbra, non osa pronunciarla, ma le figlie hanno capito.
Dio
non tarda ad esaudire il suo servo. Il 23 giugno 1888, afflitto da accessi di
arteriosclerosi che lo colpiscono nelle sue facoltà mentali, Luigi Martin
sparisce dal proprio domicilio. Dopo molte angosce, lo si ritrova a Le Havre,
il 27. È l'inizio di una lenta ed inesorabile decadenza fisica. Poco dopo la
vestizione di Teresa, in cui si mostra «tanto bello, tanto dignitoso», è
vittima di una crisi di delirio che necessita il suo internamento all'ospedale
del Buon Salvatore di Caen: situazione umiliante che accetta con una fede
straordinaria: «Tutto per la maggior gloria di Dio», o ancora: «Non avevo mai
subito umiliazioni in vita mia, mi ce ne voleva una». Qaundo le gambe sono
colpite da paralisi, nel maggio del 1892, lo si riporta a Lisieux. «Arrivederci
in Cielo!» può solo dire alle figlie, in occasione della sua ultima visita al
Convento delle Carmelitane. Si spegne dolcemente a seguito di una crisi
cardiaca, il 29 luglio 1894, assistito da Celina che ha differito la sua
entrata nel Convento delle Carmelitane per prendersi cura di lui.
Santa
Teresa di Gesù Bambino e della Sacra Sindone potrà dire: «Il Buon Dio mi ha
dato un padre ed una madre più degni del Cielo che della terra». Che anche noi
possiamo, seguendo il loro esempio, giungere alla Dimora eterna che la Santa di
Lisieux chiama «la casa Paterna dei Cieli».
"Lettera
mensile dell'abbazia Saint-Joseph, F. 21150 Flavigny- Francia
(Website
: www.clairval.com)"
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Ringraziamenti
Si ringrazia vivamente Padre Alphonse-Marie
O.S.B., per la collaborazione concessa nel pubblicare questa pagina.