“ Uncinetto, crochet, crochet hook, encaje de
ganchillo, “
Anche per la stagione primavera–estate 2021, i più autorevoli stilisti
hanno proposto capi e accessori in versioni fantasiose, colorate e degne
del made in Italy, dando onore a questo piccolo attrezzo.
Tailleurs proposti da Dolce e Gabbana per la primavera 2020, realizzati
interamente al’uncinetto.
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Oscar De La Renta ha
impreziosito questi abiti con le classiche piastrelle all’uncinetto
porgendo attenzione non solo nella scelta dei colori ma anche nel dare leggerezza
e trasparenza a tutti i bordi.
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Top eseguiti con la tecnica del merletto
d’Irlanda, Oscar de La Renta
La moda dell’uncinetto è scoppiata anche nelle borse e borsette,
nelle sfilate ne abbiamo viste di tutti i tipi e colori, le avevamo viste
anche nelle precedenti sfilate, poi è stato un continuo crescendo e oggi
possiamo dire che le crochet-bag sono un vero oggetto del desiderio.
Bottega veneta
Chanel
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Christian Dior
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Dolce e Gabbana
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Dolce e Gabbana
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Storia dell’uncinetto
In
Italia è chiamato “uncinetto”, in Francia Spagna Belgio invece “Crochet”, in Olanda
è conosciuto con il nome di “haken”,
in Danimarca “haekling”, in Svezia “virkning”.
Si tratta di un merletto realizzato con filo e un
uncinetto, una piccola asta che termina ad uncino, puo’ essere di legno,
bamboo, plastica o altro materiale, ma i più consigliati specialmente i
sottili sono di acciaio inossidabile.
Centro realizzato all’uncinetto, Fiore 1980,
disegno tratto da un manuale Phildar
Ricostruire
la storia di questa tecnica è molto difficile perchè ci sono rimaste poche
informazioni, c’è un grande vuoto nel suo passato. Anche quando l’uncinetto
era molto popolare, non sono stati lasciati libri, scritti, descrizione,
schemi, disegni o altro che ci riporti alle sue origini. Tutto è stato
tramandato oralmente di generazione in generazione.
Anne
Potter un’esperta studiosa americana afferma che questa tecnica è comparsa,
così come la conosciamo oggi, verso il XVI secolo. Iniziò a chiamarsi crochet
in Francia e “Chain lace”in Inghilterra. Anne racconta che Walter Edmund Roth
nel 1916, facendo visita ai discendenti degli indiani della Guinea, trovò
degli esemplari di merletto a crochet.
Un’altra
scrittrice e ricercatrice, Lis Paludan, che limitò le sue ricerche alle
origini del crochet in Europa, pone tre interessanti teorie: una che la
tecnica all’uncinetto abbia origine arabe, si sia spostata in seguito verso
Est nel Tibet e poi verso Ovest in Spagna.
La
seconda invece che provenga da una zona del Sudamerica dove i popoli indigeni
creavano guarnizioni per i giovani che li avrebbero indossati durante i riti
di iniziazione.
La
terza teoria vuole che sia nata in Cina dove si sono trovate alcune bambole
antiche fatte all’uncinetto.
Lis
Paludan comunque a conclusione dei suoi studi non ha trovato nessuna prova
convincente che possa affermare dove e quando sia nata questa tecnica. Alcune
fonti citano il merletto in Italia verso il 1500 con il nome di “merletto
delle suore”, cioè un merletto che serviva per guarnire gli altari, quindi
per i corredi sacri. Nella metà dell’Ottocento si iniziarono a vedere
manufatti proposti da alcune famose riviste di moda. Nel 1846, Riego de la Branchandiere pubblicò un libro
con alcuni schemi per il filet all’uncinetto e sempre nello stesso anno Jeane
Gaugain scrisse il manuale “Crochet
D'Oyley”, corredato di disegni. Tutti questi manuali ebbero grande
successo. Nel 1863 la rivista di moda “Godey’s Lady’s” dava diversi suggerimenti da realizzare
all’uncinetto; borsette, cappelli, cuscini, ecc. Nel 1892 Bradford Mary e la
Barbour Brothers Company, produttrice di
filati, scrissero un “Trattato
sul merletto, ricamo, uncinetto, chiacchierino e altre tecniche ad ago, con
il filato di lino.
Lavori all’uncinetto proposti dalla rivista “Godey’s
Lady’s”, nel 1862
Tre tipi di uncinetto proposti sulla rivista
“Florence home needle-work” del 1887
La rivista “Donna”,
del 1910, dedicò un’intera pagina ad un concorso bandito sia in Francia che
in Italia dalla Manifacture Parisienne de Cotons L.V.
In
un libro del 1912, durante il boom della moda che proponeva la borsetta fatta all’uncinetto, troviamo delle graziose
proposte.* Sono passati più di cento anni e la borsetta all’uncinetto nel
2023 è un must come a quei tempi.
Merletto di Orvieto “ Ars Wetana”
Campionario
di motivi floreali, bordure e svariati soggetti
L’uncinetto
di Orvieto ha delle caratteristiche ben precise, un insieme di figure unite da
volute di catenelle. Il tutto è realizzato con filati sottili e i disegni
prendono spunto dai bassorilievi del Duomo. I grifoni, le foglie d’edera, di
acanto, di vite, i grappoli d’uva,
fanno parte dei motivi della trina orvietana antica. Alcuni fiori e
foglie assomigliano molto alla trina d’Irlanda, ma i due tipi di merletti
hanno una foggia completamente diversa.
Rosone della cattedrale di Orvieto
realizzato all’uncinetto, Associazione“ L’Antica Trina”
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Particolare del rosone
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Opere
dell’Associazione “ L’Antica Trina”, Orvieto
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Uncinetto friulano
Il
merletto friulano si contraddistingue per l’uso di filato grosso, i motivi sono
floreali spesso uniti a una rete di fondo a grandi riquadri.
Mani
di fata vi ha dedicato un album nel 1925
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Merletto all’uncinetto di
Verona
Il merletto di
Verona
è chiamato così
perche' in questa città veneta fu studiato ed eseguito per la prima volta,
e' ralizzato con l’ausilio dell’uncinetto e dell’ago, è lavorato con punti
speciali": il treccino, il picot, le barre o spranghette. E’una
tecnica semplice ma originale che risale ai primi anni del ventesimo secolo
e vi possiamo trovare storia ed esecuzione sul libro “Il pizzo di Verona”.
Le autrici del libro ricostruiscono la nascita di questo pizzo indagando la
vita della sua inventrice e ripercorrendo eventi storici che hanno segnato
la città di Verona tra otto e novecento. Infine viene spiegata con immagini
e schemi la tecnica per realizzare il pizzo di Verona.
“Il
pizzo di Verona” di Anna
Castegnetti, Bianca Rosa
Bellomo, Donatella Granzarolo
Nella
prima parte Bianca Rosa Bellomo ricostruisce la nascita di questo pizzo,
indagando la vita della sua inventrice e ripercorrendo eventi storici che
hanno segnato la città di Verona nel periodo tra Otto e Novecento. Nella
seconda parte Anna Castagnetti e Donatella Granzarolo, spiegano a tutti gli
appassionati con dovizia di fotografie e schemi, la tecnica per realizzare
il Pizzo di Verona.
Il
primo libro che parlava di questa tecnica venne edito da Sonzogno nel 1915
e curato dall’autrice Amelia Brizzi Ramazzotti.
Triangolo a punto stuoia, la rosa a cinque
petali e il trifoglio
Treccino
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Valle di Champorcher, Aosta, Cooperativa Lou Dzeut
La
cooperativa Lou Dzeut è stata
costituita a Champorcher nel 1989. Maria Gontier presidente per quasi venti
anni con passione, dedizione e tenacia ha operato affinché la cooperativa
potesse continuare a mantenere le
tradizioni offrendo alle donne locali la possibilità di svolgere un
attività che ancor oggi come lo è stata in passato rappresenta un
importante integrazione al reddito famigliare. Sul filo della memoria la
cooperativa Lou Dzeut continua la rinomata attività artigianale tessendo a
mano la tela di canapa,
confezionando e ricamando
corredi e manufatti che sottintendono una
storia e una memoria accertata in modo da garantire unicità e
qualità ai prodotti realizzati. Non a caso il nome scelto per la
cooperativa è stato “Lou Dzeut”, parola che nel patois locale ha due
significati: sciame, che come tale avrebbe potuto volare e perdersi oppure,
nell’alveare, dare inizio ad un’intensa vita d’impegno, ricerca e comune
collaborazione; germoglio, nella speranza che crescesse e diventasse albero
capace di portare fronde, fiore e frutti alla comunità locale.
Tutt’oggi
la cooperative continua la rinomata attività artigianale di un tempo,
tessendo a mano la tela di canapa, confezionando e ricamando corredi e
manufatti che sottintendono una storia e una memoria accertata che
garantisce unicità e qualità ai prodotti realizzati. Le tessitrici, la
maestra di cucito con alcune ricamatrici e merlettaie, continuano a
produrre tessuti di canapa e lino, realizzando oggetti unici e
personalizzati per la casa e per il corredo personale. Nell’atelier si
produce una serie di oggetti di qualità: asciugamani con orli ricamati e
bordi all’uncinetto, canovacci, grembiuli, tovaglie, centri tavola,
cuscini, tende e altri complementi di arredo rifiniti e decorati con grande
cura e ricercatezza.
Articolo apparso sul Quotidiano La Stampa
del 29 maggio 2007
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Piemonte – Vercelli e Novara
Ritratto di Antonio Borgogna ed Elisa
Borgogna Poma, moglie del nipote Francesco
A
Vercelli il filantropo e collezionista d’arte, essendo promotore della
riqualificazione del lavoro artigianale,
fondò una Scuola di pizzi e merletti. Invece a Vespolate novarese, Elisa
Borgogna Poma, moglie del nipote di Antonio Borgogna, nei primi del 1900 fu
fondatrice e direttrice della Scuola merletti d’Irlanda, premiata
all’esposizione di Torino nel 1911 con Diploma d’Onore e medaglia d’oro di collaborazione. Elisa
faceva parte anche del comitato per Le Industrie Femminili Italiane con la
mansione di cassiera.
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Merletto
d’Irlanda
Traduzioni tratte da testi datati 1883-1887-1897
Il merletto all’uncinetto è una tecnica che si sviluppò in Irlanda
verso la metà del XIX secolo imitando la foggia del vecchio Punto Venezia.
Venne usato per ornare polsini e colli degli abiti, in seguito per abbellire
tendaggi, tovaglie, lenzuola. Inizialmente si diffuse nei dintorni di Dublino
e Belfast e vista la grande richiesta di questi manufatti si estese anche in
altre zone dell’Irlanda.
Abito realizzato interamente all’uncinetto
con la tecnica del merletto d’Irlanda^, composto da piccolo elementi
floreali.
“La Mode illustrée: journal de la famille”, nel 1862 proponeva il
disegno di un collo da eseguire all’uncinetto con la tecnica del merletto
d’Irlanda.
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Mata
Hary con un maestoso abito in merletto d’Irlanda realizzato con grandi
elementi di fiori con petali sovrapposti, foglie e ampie volute sinuose. La
rete di fondo è rada da mettere in evidenza il tessuto sottostante. La foto
è datata 1907.
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Il Soprano Lina
Pasini-Vitale, con un abito interamente realizzato a punto d’Irlanda
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Particolare
dell’abito, il fondo è caratterizzato da un’ampia rete a catenelle, con
inserimento di fiori a cascata e ramoscelli di foglie.
Sul
davantino all’altezza del seno ci sono nappine e due coccarde a forma di
fiore
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Abito
del 1912 in merletto d’Irlanda proveniente dall’Inghilterra, realizzato con
una miriade di rosette e grappoli d’uva tridimensionali. Galleria Nazionale
di Victoria, Melbourne ( Australia), dono della signora Ethel Barnes nel
1964.^
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Particolare dell’abito
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Abito da sera in
merletto d’Irlanda, primi ‘900, l’abito è formato da una moltitudine di
fiori tridimensionali, viticci, grappoli d’uva e foglie.*
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Abito da tè realizzato dalla
sartoria Pfeiffer- Brunet, Parigi, primi ‘900.
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L’abbassamanto
sul fondo dell’abito è costituito da una prestigiosa balza all’uncinetto in
un originale merletto d’Irlanda. E’ formata da vari moduli, una particolare
serpentina e da varie reti di fondo in un gioco di chiari e scuri. Sulle
spalle è stata inserita una mantellina sempre all’uncinetto, con I classici
moduli a rosette del merletto d’Irlanda.
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Thérèse De Dillmont nel suo libro dedicato a questa tecnica pubblicato
nei primi del ‘900, ci racconta che la trina irlandese occupava parecchie
mani a livello industriale anche in Francia, Germania e Austria.
Bolerino
in merletto d’Irlanda realizzato in Francia ed esibito all’Esposizione
Universale di Liegi nel 1905. A quel tempo tale tecnica occupava in tutta la
Francia 40.000 lavoranti. L’opera apparteneva a Paul Marescot di Parigi.
La “picot bigouden”
o la “Dentelle Bretonne”
Merletto bretone all’uncinetto contraddistinto
dalla lavorazione particolare dei cerchi
In tempi molto
lontani le famiglie bretoni più agiate acquistavano i merletti dai mercanti
venuti da lontano, guarnivano in abbondanza le cuffie, gli abiti, la
biancheria intima, gli arredi per la casa.
Verso la fine del
XIX secolo durante la crisi delle sardine, periodo duro per la pesca,
alcune suore e dame benefattrici crearono delle scuole femminili e vi
introdussero la tecnica del merletto d’Irlanda nella zona di Audierne,
Guilvinec, l'Ile-Tudy e Concarneau, in seguito la
tecnica si diffuse in tutta la regione del Pont l‘Abbé. Quando non si pescavano sardine, tutti
compresi uomini e bambini, lavoravano all’uncinetto. Ben presto ne divenne
un’industria che si propagò in tutti i porti di pesca di sardine, assicurò
la sussistenza a tutte le popolazione di marinai e pescatori. I parigini
impazzivano per i pizzi bretoni, in ogni mostra, vetrina si vedevano
fotografie di donne bretoni in costume tradizionale che lavoravano
all’uncinetto. La prima guerra mondiale fermò il commercio e nel 1931
Auguste le Berre, inventò un nuovo prodotto e lanciò
“le gant d’Irlande”, dei guanti di trina trasparente con motivi floreali.
Fu un grande successo, un vero boom economico che vide la decadenza quando
l’Indocina iniziò a produrre lo stesso prodotto a prezzi più competitivi.
Nel 1936 la
signora Mirror si inventò la realizzazione delle bambole in costume
bretone, rispecchiavano fedelmente ma in miniatura il costume bretone
tradizionale con tutte le sue finiture particolareggiate. Nacque
l’impresa “Poupées de Bretagne”.
Nel 1960 c’erano
ancora 5.000 merlettaie che lavoravano ed esportavano il loro merletto in
tutto il mondo.
Con il tempo il
merletto ha acquisito delle sue peculiarità nel disegno ed esecuzione, i
vari motivi a cerchi sono una delle caratteristiche che la differenziano
dal merletto irlandese, specialmente le “ Lele”, cerchietti piccoli e uniti
in modo particolare. E’ sorprendente osservare come in caso di bisogno, le
donne bretoni abbiano copiato una tecnica e abbiano avuto l’orgoglio di
modificarla e personalizzarla.
L’Istituto del
merletto e ricamo bigouden si occupa di organizzare corsi anche per questa
tecnica, Yolande Salioude è la presidente dell’istituto e ha scritto un
libro sul picot bigouden.
“Le Picot Bigouden, dall’orale allo scritto” “Dentelle en Bretagne” Hélène
Cario Viviane Hélias
Eliane, la dentellière di Penmarc'h
Uncinetto
alla mano, i punti passano e il filo si srotola ancora... Eliane è lì,
fedele al palo, come tante sue compagne merlettaie. Tutti i giorni, anche
la domenica nei giorni festivi, con qualsiasi tempo, ai piedi del faro di
Eckmühl a Penmarc'h, tra aprile e ottobre. Ai piedi del faro di Eckmühl,
tre piccole e colorate bancarelle sono animate dai motivi cesellati dei
centrini e delle altre confezioni delle merlettaie. “Picot bigouden” ha
tutta una storia, che risale all'inizio del secolo. La regione, dove
l'attività predominante era la pesca, ha poi vissuto una crisi. I banchi di
sardine erano completamente scomparsi dalle coste, per ragioni climatiche.
La popolazione marittima fu allora piombata nella miseria. Venne quindi
l'idea di importare il pizzo a punta irlandese, che poi si diffuse nei
porti. La punta d'Irlanda è stata poi semplificata fino a diventare il
picot bigouden, il più praticato. Tutta un'arte che si tramanda di madre in
figlia, come ci racconta ancora Eliane. Di madre in figlia «Siamo nati
tutti qui, a Saint-Pierre, nel paese di Penmarc'h», racconta Eliane Le
Floc'h, che presto avrà sessantadue anni. Anche se tiene l’uncinetto in mano, nel suo
piccolo stand, le piace prendersi una pausa di tanto in tanto per fare due
chiacchiere con i passanti del luogo o stranieri, in francese o in bretone.
Quindi mostra i diversi motivi che crea: foglia di vite, spiga di grano, la
catena della vita o il filatoio bretone. Si usa anche filato bianco, il
colore era originariamente ecru. Ho iniziato a picot con mia madre
quando avevo dodici anni, dovevamo farlo, non avevamo scelta. Lavoravamo tutta
la settimana e finita la scuola rimanevo sveglia fino alle undici. Non
vendevamo direttamente, ma barattavamo con i commercianti, soprattutto per
procurarci del cibo. Mio padre era un pescatore e pescava sardine. Alcuni
anni non c'era pesce, come negli anni '50, e il picot ci permetteva di
mangiare tutta la settimana. A quel tempo, le barche delle sardine erano
piccole barche e non potevano andare in mare così tanto”, dice. E quando
lei stessa è diventata madre, ha insegnato a una delle sue figlie a fare il
picot. "Finché posso vedere abbastanza chiaramente..." Eliane
gestisce il suo stand da vent'anni ormai, in inverno esegue il maggior
numero di lavori e da aprile a ottobre viene a venderli ai piedi del faro.
Non per il folklore, ma per vivere. “Mio marito era un marinaio mercantile.
Si ammalò e morì. E mi sono stabilita lì vent'anni fa”, dice. "Finché
posso vedere abbastanza chiaramente, continuerò a fare picot, è anche un
hobby", dice la merlettaia professionista Di madre in figlia, l'arte
del picot e del merletto continua nei paesi di Bigouden. Un'arte che Eliane
pratica fin dall'infanzia. (articolo pubblicto su “Le Télégramme”, 1999.
L’artista NeSpoon ha creato questo murale a
Pont-l'Abbé
Mostra
Esposizione “De
sardines en Dentelles”, 1903-2003, La dentelle d'Irlande bretonne,1 Aprile-2 Maggio 2004, Musée du Faouët in Bretagna. In occasione
della mostra è stato presentato un libro sulla storia di questo merletto”
Dalla crisi della sardina all’anno d’oro del merletto”.
“De La Crise De La
Sardine À L'âge D'or De La Dentelle » Association Dentelles Irlande
Museo
Il Museo Bigouden si
trova presso il castello dei baroni Du Pont a Pont L’Abbè. E’ stato creato
,in meno di un anno nel 1955 da un gruppo di quattro personalità: Jean
Lautrédou, allora sindaco della città, Bernard de Parades, Jean Coroller e
Auguste Le Berre, direttore della casa di ricamo Pichavant. Il museo
presenta la tradizionale società Bigoudène attraverso collezioni di
oggetti, mobili, costumi, attrezzi agricoli e oggetti marittimi. Nelle
collezioni del museo possiamo vedere il copricapo e il costume tradizionale
che costituiscono il cuore e il corpo dell'identità di Bigouden.
L'esclusivo copricapo femminile ha segnato così tanto il paese da dargli il
nome stesso. Il termine bigouden, apparso negli anni '30 dell'Ottocento,
designava per la prima volta la piccola punta che sormontava il copricapo.
A partire dagli anni '30, il copricapo raggiunse quasi la sua dimensione
massima e l'immagine di Bigoudène entrò nell'immaginario dei francesi.
Divenne protagonista di uffici turistici, manifesti pubblicitari, libri
scolastici e cartoline, detronizzando il copricapo dell'Aven che fino ad
allora rappresentava il "costume nazionale bretone".
Questo copricapo
emblematico della regione di Bigouden è riconosciuto ovunque, ha superato i
confini dei Pays bigouden, per diventare l'emblema di tutta la Bretagna.
Questa silhouette familiare fa parte delle rivendicazioni di appartenenza a
una Bretagna orgogliosa delle sue tradizioni, che afferma la sua
specificità di fronte all'omologazione del mondo.
L’uso del costume ha
resistito in gran parte fino agli anni '60 per gli ultimi matrimoni e nel
1993, le donne erano ancora più di 400 a indossare quotidianamente il
copricapo e l'abbigliamento bigouden. I bigoudens hanno sempre fatto delle loro usanze
un bene commerciale: ornamenti con ricami colorati destinati agli abitanti
delle città degli anni '60 dell'Ottocento, ricami bianchi degli anni
Ottanta dell'Ottocento, pizzi o pizzi all'uncinetto del '900 e infine la
grande epopea del prêt-à-porter e la rinascita del ricamo bigoudène
nell'immediato dopoguerra. Queste industrie hanno dato lavoro a migliaia di
donne nel territorio.
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Fiber Art
Prudence Mapstone
mescola materiali e colori con gusto ed entusiasmo, il risultato è
sorprendente.
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Emily Barletta, Brooklin New York
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“Almost
There”,
Norma Minkowitz , 1989
L’artista americana realizza a crochet le
sue opere.
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“Rima” Norma Minkowitz,
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“Mermaid
Tail”,
Ruth Lee:
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Street art
Neespoon
è una giovane artista che vive in Polonia, secondo il suo pensiero l’arte è un atto d’amore puro e incondizionato per il
territorio. Le trasparenze e i motivi barocchi delle trine sono la sua
fonte di ispirazione.
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Installazione
di merletti all’uncinetto tra i vigneti di Franciacorta°
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Eventi
L’associazione Yarn Bombing Trivento è
un'Associazione di promozione sociale senza scopo di lucro, con sede nel comune
di Trivento a Campobasso. Per mantenere viva la tradizione e per promuovere
l’antico borgo ha trasformato la tradizionale arte dell’uncinetto in Street
Art, organizzando eventi con la partecipazione di artisti internazionali.
Evento a Trivento 2019, opera di Annette Fitton Opera
collettiva presentata a Padova 2021
https://www.yarnbombingtrivento.com/eventi
Louis Nicolas uno dei
fratelli Lumière, primi cineasti della storia, in un momento di relax mentre
si diletta con l’uncinetto.
Quadri e statue
“Le crochet”, Federico Zandomeneghi
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Lezione di crochet, Federico
Zandomeneghi
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“Giovane donna all’uncinetto” - Michael
Peter Ancher
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"Ragazza all'uncinetto",
Pierre-Auguste Renoir
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Anziana coppia in relax su una panchina….
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Mentre lei lavora all’uncinetto, Burgo (
Castilla-Leòn)
Autore,
Ángel Gil, 2009
|
Sitografia
Les Modes, 1911
https://www.antiquepatternlibrary.org/html/warm/F-WM145-08.htm
Libri
L’editoria
ha avuto un interesse nel pubblicare manuali per l’uncinetto, a partire dalla
fine dell’800 fino ai primi del ‘900. Dal primo conflitto mondiale fino al
1970 tutto è rimasto in silenzio ma le appassionate hanno continuato a
“uncinettare” e produrre merletti per l’abbigliamento e per abbellire gli
interni delle loro case. In seguito è stato un’esplosione di riviste e
manuali che proposero punti innovativi e idee originali.
I libri con il
copyright sono tutti visitabili gratuitamente in rete al link https://archive.org effettuando il login, per
tutti gli altri la consultazione è libera.
Ouvrages au
Crochet, Ullstein, Berlin
https://www.antiquepatternlibrary.org/html/warm/N-JS001.htm
Häkel-Arbeiten, Niedner, Marie and Weber, Helene Verlag
Otto Beyer, Leipzig
https://www.antiquepatternlibrary.org/html/warm/C-YS103.htm
Hardouin, G. Le
Gros Crochet 1 Volume
https://www2.cs.arizona.edu/patterns/weaving/books/Le_gros_crochet-1.pdf
https://www2.cs.arizona.edu/patterns/weaving/books/Le_gros_crochet-2.pdf
Hardouin, G. Le
Gros Crochet 2 Volume
https://www2.cs.arizona.edu/patterns/weaving/books/Le_gros_crochet2-1.pdf
https://www2.cs.arizona.edu/patterns/weaving/books/Le_gros_crochet-2.pdf
https://www.antiquepatternlibrary.org/html/warm/F-IS139-1.htm
https://www.antiquepatternlibrary.org/html/warm/F-IS138-1.htm
“Crochet work”,
Kerzman Marie Louise, 1882
https://archive.org/details/crochetseriesno100kerz
|
Crochet series.
No. 1-5, Kerzman Marie Louise, [from old catalog], 1883
|
“Fancy braid and
crochet book”, Parker, T Edward] [from old catalog], 1885
https://archive.org/details/fancybraidcroche00park/mode/2up
|
A treatise on
lace-making, embroidery, and needle-work with Irish flax threads, Bradford,
Mary E; Barbour Brothers Company, 1892
https://archive.org/details/treatiseonlacema07brad/mode/1up
|
Old and new
designs in crochet, 1900
https://archive.org/details/oldnewdesignsin00lacr/page/n3/mode/2up
https://archive.org/details/oldnewdesigns00lacr/page/n21/mode/2up
https://archive.org/details/cu31924090110069
https://archive.org/details/oldnewdesignsi00lacr/mode/2up
https://archive.org/details/oldnewdesignsinc00lacr/mode/2up
|
“Designs and
instructions for Irish crochet llace”,
Buettner, T. & co., inc., Chicago, 1910
https://archive.org/details/designsinstructi00buet/mode/2up
|
“Beautiful
Crochet on Household Linen”, Klickmann Flora, 1910
https://archive.org/details/beautiful-crochet/mode/1up
|
The Priscilla
crochet book, edgings and insertions, Taylor, Eliza Aldrich Brown, 1913
https://archive.org/details/priscillacrochet00tayl/page/n5/mode/2up
|
Richardson's
crochet books, Richardson Silk Company, 1915
https://archive.org/details/richardsonscroch04rich/mode/2up
|
Richardson's
crochet books, Richardson Silk Company, 1915 N°1
https://archive.org/details/richardsonscroch01rich/mode/2up
|
Richardson's
crochet books, Richardson Silk Company, 1915 N°2
https://archive.org/details/richardsonscroch02rich/mode/2up
|
The Priscilla
crochet book centerpieces and doilies, 1915, The Priscilla Crochet Company,
https://archive.org/details/the_priscilla_crochet_book_centerpieces_and_doilies_1915
|
Clark's crochet
book, Clark Myrtle Artie (Miller) "Mrs. Leroy A. Clark," 1879-
[from old catalog], 1915
https://archive.org/details/clarkscrochetboo00clar/mode/2up
|
The Sunlight book
of knitting and crocheting, Gray Adelaide J [from old catalog], 1915
https://archive.org/details/sunlightbookofkn00gray/mode/2up
|
Richardson's
crocheted edgings and insertions, Richardson Silk Company, 1916
https://archive.org/details/richardsonscroch00rich/page/n3/mode/2up
|
The elite
instruction book, Brin Pierre C. [from old catalog]
https://archive.org/details/eliteinstruction00brin/page/n19/mode/2up
|
Artamo Crochet,
1916
https://archive.org/details/artamocrochetboo00bent/page/n1/mode/2up
|
How to make baby
Irish crochet lace. A practical method. (2nd album), Mme Cartier-Bresson
https://archive.org/details/howtomakebabyiri00cart/mode/1up
|
Crochet edging,
1947
https://archive.org/details/bookno.3crochetedgesbysemco/mode/1up
|
America's crochet book, Gertrude Taylor, 1972
https://archive.org/details/americascrochetb00tayl/mode/2up?q=hairpin+lace
|
Crocheting
tablecloths and placemats, 1975
https://archive.org/details/crochetingtablec0000unse/mode/1up
|
Guide du crochet,
Marcelle de Coulon, 1976
https://archive.org/details/guideducrochet0000coul/mode/2up
|
Crochet stitches
& edgings Coats Sewing Group, 1976
https://archive.org/details/crochetstitchese0000coat/mode/2up
|
Illustrated
patchwork crochet : contemporary granny squares for clothing and home
decorating, Scharf, Bella, 1976
https://archive.org/details/illustratedpatch00scha/mode/1up
|
Shanie Jacobs'
Crochet book, Jacobs Shanie, 1979
https://archive.org/details/shaniejacobscroc00jac_yju/page/n4/mode/1up
|
Crochet, Carroll
Amy; Hall Dorothea, 1981
https://archive.org/details/crochet00carr/mode/2up
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https://www.liveinternet.ru/users/natali_vasilyeva/post411067091/
https://www.liveinternet.ru/users/tata-bel-62/post428931657/
https://loony-knitter.livejournal.com/12383.html
https://knitter-crazy.livejournal.com/photo/album/360?page=2
e molto altro https://archive.org/search?query=subject%3A%22Crocheting%22
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I testi e le foto sono dell’autrice frutto di una
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di questa e di tutte le pagine del sito.
^foto pubblicata su
“Priscilla Magazine”, 1910
^Questo documento digitale è stato reso
disponibile su NGV Collection Online grazie al generoso supporto del
Professor AGL Shaw AO Bequest
°http://www.intralci.com/nespoon-biografia/
*The glossilla book
of crochet novelties, 1912
*Almanacco
Italiano,1909
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