“Revival of Lace Burano”, Cornaro, Catherine. Century, 1882
Nella Traduzione dall’Inglese si sono
lasciate volutamente le espressioni usate a quel tempo.
Le guide turistiche parlano in modo superficiale
delle isole situate attorno a Venezia. Qui un viaggiatore ammira solo le
chiese, i palazzi, i quadri, i musei, le misteriose calli della più bella città
del mondo. E’ vero che questo viaggiatore si sarà sentito felice nell’ammirare
tutto ciò, non sapendo però che ha perso la parte più bella di Venezia.
Invece per il turista sensibile questi
pezzetti di vegetazione verde scuro ( isole) disseminati sul verde pallido
della laguna hanno un indescrivibile fascino; sembrano stringersi attorno alla
vecchia città come dei bambini attorno alla loro mamma. Alcune isole sono così
antiche da essere ornate da cupole e guglie. Una cosa che è stata davvero
dimenticata e che le isole sono più antiche di Venezia:
Torcello fu il rifugio del popolo della
terraferma dall’invasione dei barbari ed è il primo posto dove i rifugiati
costruirono la prima chiesa cristiana. All’interno
della chiesa (Basilica S. Maria Assunta) c’è un grande mosaico del “ Giudizio
universale” e sembra essere stato un’ispirazione per l’inferno di Dante.
Basilica S. Maria Assunta e i suoi mosaici, Torcello
S.
Francesco del deserto, è la casa solitaria di alcuni monaci che rimangono
ancora oggi in silenzioso ritiro.
Murano è famosa ,
adesso come 300 anni fa, per le sue vetrerie dalle più importanti delle quali
vengono prodotte delle meravigliose creazioni di buon gusto e abilmente create,
riconosciute in tutto il mondo come Salviati.
Il
Lido è una stretta lingua di terra naturale che forma un bastione naturale
contro le onde dell’Adriatico, difende la città e le lagune dalle tempeste
marine.
Sull’isola
di S. Lazzaro c’è il famoso convento e la scuola degli Armeni dove si stampano libri in tutte le lingue edove le reliquie e le memorie di Lord Byron sono custodite
più gelosamente che non nella sua madre patria.
Nell’isola
di S. Elena si trova un monastero benedettino in rovina In mezzo
ai suoi fiori colorati e sotto ai suoi alberi rigogliosi e ondeggianti al vento
c’è un cortile dove giocava il futuro re d’Italia (Vittorio Emanuele III)
durante le sue vacanze estive con i genitori a Venezia.
Non molto lontano, guardando verso Ovest
si scorgono le isole di s. Servolo e S. Clemente, donate a quelle creature di Dio che
devono vivere senza le gioie della vita ( malati di mente).
Più lontano un gruppo di cupole rosa
mostrano l’ultimo posto dove si recano i veneziani, sotto le bianche croci e i
cipressi neri dell’isola di S. Michele.
Burano è una tra
le più grandi di queste isole incantate che si elevano come un miraggio attorno
alla calme laguna. Dista circa 6 miglia da Venezia. Gli abitanti sono ortolani
e pescatori che vendono i loro prodotti nella vicina città, ma anche nei
mercati di Trieste e Vienna: il mare blù pieno di
pesce e i ricchi orti sono costantemente arricchiti naturalmente senza aiuti
artificiali che accelerano la crescita ma danneggiano il sapore dei frutti e
della verdura.
Quell’ardita stirpe “ I Buranelli” conservano più spiccatamente di ogni altra i costumi e le pittoresche usanze dell’antico
popolo veneziano. Qui almeno si può trovare una popolazione con vecchie radici,
poche esigenze, tanta pazienza e coraggio sotto la pesante cappa di stenti, di
fame e di freddo.
Forse è troppo dire che “ Tutte le
figlie sono virtuose tutti i figli sono coraggiosi”; certamente gli uomini sono
vigorosi e risparmiatori e le donne laboriose e di bell’aspetto.
L’occupazione di molti giovani nel fare
il merletto è iniziata di nuovo, come era ai vecchi tempi. Questa energia
sembra essere una naturale propensione delle donne buranelle
nel sentirsi merlettaie, come per gli uomini nell’essere pescatori.
Il merletto è un lavoro di rete con
eleganti tipologie; possiamo facilmente dedurre come il modo di fare la rete in
modo robusto per poter pescare, sia l’insegnamento che condurrà poi le
merlettaie a una produzione più decorativa. Tutto questo grazie alla loro
attitudine e predisposizione all’intricata e difficile tessitura.
Non si sa di preciso la data della
comparsa del merletto, perché tale arte come per le altre arti progredì nel tempo
fino a raggiungere la perfezione artistica: l’arte è come una statua che
comincia ad emergere da un blocco di marmo bianco, grazie ad una mano creativa.
L’amore per gli ornamenti provocò tra le
persone una competizione per la ricerca del merletto e i ricami più preziosi in
oro e argento; si presume che tali merletti possano essere stati portati sulle
spiagge italiane dai greci, che vi si erano rifugiati dai disordini del Basso
Impero, oppure essere i diretti discendenti dell’ornamento saraceno d’oro e
d’argento. E’ certo comunque che la lavorazione del merletto modellato
laboriosamente ad ago punto dopo punto, iniziò nel XV secolo. C’erano molte
varietà di punti e modi di eseguirli: a Venezia appartiene l’invenzione dei due
punti più perfetti : il punto tagliato e
il punto Venezia in rilievo.Esiste una leggenda che
narra l’origine del punto Venezia: un
marinaio in gioventù, tornando dai mari del sud, prese per la sua
fidanzata un pezzo di una pianta marina comunemente nota come “merletto della
sirena” e in realtà è la “ Kalimedia Opunzia”.
L’amorevole fanciulla vide con angoscia che il dono dell’amato, per il loro
fidanzamento era destinato a morire e per preservarlo, dopo molti tentativi,
cercò di copiarlo con mano esperta con l’ago e il filo. Questa leggiadra
imitazione dell’alga produsse l’affascinante tessuto che era destinato più
tardi ad essere catalogato tra i preziosi averi di imperatori e regine. Venezia
primeggiava non solo sul merletto, ma anche in tutte le altre forme d’arte. Nel
XV secolo si era appropriata dell’arte e nel XVI lo aveva divulgato in tutta
l’Europa. I merletti erano i più ricercati e i suoi numerosi libri di disegni
erano i più vari ed originali. Uno di questi è stato eseguito da Cesare Vecellio, nipote del Tiziano, conservato negli archivi del
palazzo Ducale, il quale venne pubblicato nel1591 e dedicato all’illustre Viena Vendramin. Questo libro di
grande valore è stato riprodotto da un
moderno veneziano: l’editore F.Ongania che usò il
processo della eliografia con risultati fino a quel momento impensabili. Le
pagine di questi modellari, venivano riempite con
brani estratti da inventari delle corti di Germania, Francia, e Inghilterra che
descrivono il merletto veneziano.
E’ citato tra gli averi più preziosi di Anna
di Francia, nel 1480, un collare di
ineguagliabile fattura Ordinato per l’incoronazione di un
Gran monarca: per realizzarlo ci vollero 2 anni di lavorazione e costò
250 pezzi d’oro.
L’arte del merletto raggiunse
probabilmente la sua più grande perfezione a Venezia nel XVII secolo e nel 1664
scopriamo che l’ambasciatore francese in Italia riferisce che le esportazioni
di merletto ammontano annualmente a 400.000 corone e che tutti i conventi e la
grande maggioranza delle povere famiglie si sostengono tramite questo lavoro.Altri paesi poi cominciano a competere e ad
eccellere: i lavoratori francesi, aiutati e diretti dall’ingegno di Colbert , con grandi sforzi
per imitare ma con grande successo nell’eguagliare l’arte dei loro maestri
veneziani. Dopo infruttuosi e invani tentativi di
escludere il merletto veneziano dalla Francia,Colbert
adottò un altro espediente.Per suo ordine abili
merlettaie veneziane furono corrotte e poi collocate tra i ounti
vendita francesi già esistenti e in città dove egli ne aveva stabiliti di
nuovi. Una corrispondenza di questo accorto ministro, recentemente pubblicata
(1876), dà interessanti dettagli dell’opposizione che egli incontrò
nell’introduzione della tecnica straniera. E lui stabilì che le manifatture di merletto
fossero sovvenzionate e patrocinate dal re.
Il risultato di tutto ciò fu il
meraviglioso merletto francese del XVII e XVIII secolo e un’industria che
continua ancora nel presente. Tra i merletti francesi il più bello e conosciuto
è il punto di Alençon; era un ornamento molto desiderato dalle dame ed è una
imitazione del punto Burano e probabilmente non ha
mai eguagliato l’originale come dimostrano antichi e rari campioni .
La lavorazione del punto Burano cessò a Venezia durante l’occupazione austriaca.
Bury
Palliser cita nel suo libro “history
of lace”che nel 1866 i
nativi di Burano non sembravano ritenere una
tradizione quella che era una delle loro principali occupazioni.
Oggi comunque, il merletto
di Burano e il punto Venezia, fatto dalle merlettaie buranelle, eguagliano l’antico merletto di Burano in finezza e qualità.
Ventaglio realizzato in punto Burano moderno
Punto Burano
moderno
Dopo una lunga pausa il
merletto a Burano ritornò, grazie alla volontà della
contessa Andriana Marcello e la Principessa Giovannelli Chigi. Queste signore aprirono una scuola di merletto
nel 1872, sotto la speciale protezione della regina Margherita.
Molti dei vecchi esemplari
furono trovati in possesso di una anziana signora di Burano,
Cencia Scarpariola che
aveva lavorato in gioventù e “si destò un bel giorno per ritrovarsi famosa”.
Tramite il suo sapere 200
ragazze vennero istruite e il più importante lavoro che hanno fatto è la
riproduzione di un merletto di Papa
Clemente XIII Rezzonico, nato a Venezia nel 1693. L’opera è stata compiuta
da 15 merlettaie in 2 anni di lavoro.
Riproduzione del merletto
per papa Rezzonico (foto scuola di Burano tratta da (Bury. History
of Lace, Charles
Scribner' Sons, 1902)
Gli originali sono in
possesso della regina Margherita e con la generosità che la contraddistingue ha
permesso alla scuola di riprodurli.
La scuola ha esibito a
Parigi nel 1876 una striscia di merletto lungo 3 metri e largo 55 pollici.
La Contessa Marcello gentilmente
risponde, nella seguente lettera, alla richiesta di fornire
alcuni particolari della sua personale esperienza nella scuola Merletti di Burano.