“ Merletto a fuselli “ Storia
“ Le arti vanno per
via”, incisione di Gaetano Zompini, Venezia 1785.
La donna di spalle ha in grembo un grande tombolo con parecchi fuselli
Da numerosi documenti pare che il
merletto a fuselli sia comparso per la prima volta in Italia, le Fiandre
belghe ne rivendicano la paternità che non è suffragata da testimonianze
storiche tangibili. Ad oggi non esistono modellari antichi
provenienti da quei paesi, come invece ne rimane una testimonianza stampata a
Venezia che risale al 1557. Si tratta di un modellario
dedicato interamente al merletto a fuselli, creato da un noto incisore
dell'epoca. Nel 1561 venne stampato a
Zurigo un'opera letteraria nella quale si legge che il merletto era stato
introdotto in quel paese da mercanti veneziani e italiani già 25 anni prima,
cioè nel secondo quarto del ‘500 e che le loro donne ne avevano imparato la
tecnica. Frammento
di merletto a fuselli, XVI secolo * Il merletto nasce
come passatempo per le nobildonne, per poter realizzare la loro creatività e
sentirsi gratificate. Si può dire che questa arte sia maturata nel
Rinascimento grazie anche alle dogaresse che istituirono leggi protettive sul
merletto e crearono dei laboratori. Alla nascita di questi laboratori rivolti
alla nobiltà, si aggiunsero anche quelli nati nei conventi. Molte istituzioni
anche religiose, si occupavano di orfane e di ragazze dai facili costumi, molto
numerose a Venezia. Lavoravano ad ago e a fuselli, così riuscivano a mettere da parte
i soldi per la dote; durante la bella stagione avevano l'opportunità di un
maggior guadagno perché c'erano più ore di luce. All'epoca le lavoranti non
potevano unirsi in scuole o corporazioni, l'arte femminile non doveva avere
alcun rilievo. Un importante ruolo l’ha avuto l’Istituto della Pietà, ancora oggi
attivo. Nel 1609 si scriveva che le donne di Pellestrina aiutavano a sostenere la famiglia con il
lavoro "delle cordele a massete", mentre gli uomini erano dediti alla
pesca. Si noti che il commercio dei merletti avveniva solo dai maschi, anche
i venditori porta a porta obbligatoriamente dovevano essere maschi. Per
creare un merletto il più perfetto possibile i compratori andavano in queste
isole poverissime e distruggevano senza pagare, tutti i manufatti non
eseguiti perfettamente. Questa situazione proseguì fino agli inizi
del XVIII secolo quando il governo veneziano pensò di diffondere la
lavorazione anche in terraferma. A Venezia si continuò la lavorazione più
pregiata con fili d' oro e d'argento. Verso la fine del 1700, nell'area
veneziana, il settore entrò fortemente in crisi, i vari istituti si
dedicarono ad altre attività, ma a Pellestrina il
merletto riuscì a sopravvivere e verso il 1810, in questa isola esistevano
una decina di negozianti di merletti e un centinaio di lavoranti. A partire
dal 1860, l'isola fu colta da epidemie come vaiolo e colera, vi morirono
moltissime merlettaie. Nel 1873, in occasione dell’Esposizione Universale di
Vienna, la signora Zennaro ved. Carraro Domenica di
Pellestrina portò in mostra i suoi “pezzi di
merli di seta di filo e cotone, bianchi e neri”°. Nel 1874 Michelangelo Jesurum
rilanciò la manifattura del merletto, fondando una società che ebbe come
obbiettivo la rieducazione delle merlettaie a ottenere un manufatto superiore
a quello francese-belga. Per formare le operaie Jesurum
aprì scuole a Venezia, Chioggia e Pellestrina. Nel 1877 la lavorazione del merletto diede
sostentamento a 1500 merlettaie. Nel 1878 si avviò la produzione di
manufatti in seta dai colori delicati e solo 2 donne, madre e figlia, erano
in grado di produrli, si pensò così di aprire una scuola speciale. La
lavorazione di questi preziosi merletti diedero riconoscimenti a Jesurum che venne chiamato "Il Michelangelo dei
fuselli" In quel periodo, favorite dai sussidi elargiti dal Comune,
sorsero altre scuole di merletto. Con una ricca collezione di 4000 merletti,
ritratti di personaggi ornati di trine e stampe provenienti dall’Italia,
Francia, Inghilterra, Jesurum nel 1905 portò a
compimento un sogno, l’idea di un “Museo di merletti antichi e moderni”^. Successivamente anche in altre parti
d’Italia si seguì l’esempio di Venezia, vennero aperte varie scuole di
merletto a fuselli a Cantù nel Merlettaie veneziane,
fine 1800, foto Donald McLeish. La merlettaia di
destra lavora con le “massette” e il “cussin”, appoggiato sullo “scagno”,
quella di sinistra sta realizzando un merletto ad ago. Alla fine dell'800 inizi ‘900 le merlettaie
a Pellestrina erano moltissime, ma a causa delle alte
tasse che dovevano pagare, rinunciarono all'appellativo di
"merlettaia", continuando l'attività entro le mura domestiche. Nel Alla scuola Jesurum subentrò
l'Istituto Sacro Cuore che contava nel 1923, circa 20 fanciulle dai 12 ai 15
anni. Nel 1945 la scuola non era più una ditta che produceva merletti, ma si
classificava come guida artistica. Si imparava il " punto Cantù"
dimenticando che era il punto Venezia, il quale aveva girovagato per ritornare
alle sue origini. In seguito alle due guerre mondiali si ebbe
un calo di mano d'opera, le donne si dedicarono verso lavori più redditizi. Tris
di centrotavola realizzati a “Punto Venezia” con fuselli e filato sottile, Venezia 1970,
proprietà famiglia Parenzan, Venezia La lavorazione del merletto continua
ancora oggi per hobby e passione e passeggiando nell'isola durante l'estate,
si possono incontrare le merlettaie che intrecciano i loro fuselli davanti
l'uscio di casa. L'Associazione Murazzo
si è occupata nell’organizzare corsi per le ragazze del luogo, cercando di
tenere viva questa antica arte veneziana ed ha curato l'edizione di un libro,
nel quale si trova un'accurata ricerca con immagini e documentazioni
storiche. Il libro si intitola “Il
merletto di Pellestrina” e si trova nelle
Biblioteche del Comune di Venezia. Nella copertina del libro è raffigurata “ La piccola merlettaia di Pellestrina” di Edmond jean De Pury.
Alcuni
video dedicati al merletto di Pellestrina: https://www.youtube.com/watch?v=GXCUHcByxxQ https://www.youtube.com/watch?v=IV2oO_GT8Ko ° Atti ufficiali
dell’esposizione universale di Vienna, 1873 *Powys, Marian. Scrapbook
of Laces, 1966 ^ L'arte nell'industria,
Alfredo Melani, 1907 I testi e le foto sono dell’autrice E’ vietata qualsiasi forma di riproduzione,
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