Andriana Zon Marcello (1839-1893)

 

 

       

 

 

La nobildonna Andriana Zon nacque nel 1839, figlia unica del nobile Zon Andrea e della coltissima marchesa Teodora Carlotti. Per 25 anni fu dama di compagnia della regina Margherita. Si sposò nel 1858 con il conte Alessandro Marcello, podestà di Venezia e deputato al Parlamento italiano che morì nel 1871 lasciandola vedova all’età di trent’anni. Donna colta ed intelligente, mantenne rapporti d’amicizia con l’abate Giacomo  Zanella e fu in corrispondenza con personaggi illustri italiani e stranieri che furono spesso ospiti nella sua villa di Mogliano*. Si trovò vedova e con sette figli, ma la sua forza ed energia la portò a compiere una ardua impresa.

Nel 1871 fu promotrice della rinascita del merletto a Burano con il senatore Paolo Fambri e dopo la sua morte il 23 gennaio del 1893, il figlio (Girolamo Marcello), continuò l’attività della madre e attualmente anche il nipote continua il suo interesse verso il merletto attraverso la Fondazione Andriana Marcello. Andriana per studiare i punti antichi e riprenderne la lavorazione, si recava presso il palazzo dove veniva ospitata la regina Margherita a Venezia e con due operaie studiavano gli antichi merletti della regina, così fece anche con la collezione di Moisè Michelangelo Guggenheim (il più grande antiquario e mercante d'arte attivo a Venezia nella seconda metà dell'Ottocento). Margherita di Savoia, prima come principessa del Piemonte, poi come Regina d’Ialia vivamente si interessò all’impresa umanitaria. 

Nel 1876 Giuseppe Marino Urbani de Gheldof dedicò alla contessa Marcello “I merletti a Venezia”, stampato in sole 100 copie con questa dedica: ”Alla nobile donna contessa Andriana Marcello questo saggio di storia dell’industria gentile da lei prediletta e favorita emulando ogni esempio”.

Il 23 maggio 1879 la Contessa venne decorata con la croce di devozione e nel 1893, anno della sua dipartita, con la croce di onore e devozione.

 

 

Nel 1893 a Burano nella grande sala della scuola di merletti fu innalzato un busto in marmo della contessa Andriana. L’opera dello scultore Benvenuti riportava  l’iscrizione: ”Questa effige eressero a perenne ricordo amiche e ammiratrici, auspice sua maestà la Regina d’Italia”.

 

 

 

Sulla Gazzetta Ufficiale del 2 luglio 1894 venne pubblicata la notizia dal titolo, In memoria della Contessa Marcello: “Domenica scorsa a Burano si inaugurò un medaglione di bronzo in memoria della Contessa Andriana Marcello morta nel 1893. Fu dama d’onore della regina, letterata, e istituì la scuola dei merletti. Assistevano le autorità e numerosi invitati. Il medaglione è somigliantissimo e scolpito con grazia sottile di artista. Così l’hanno giudicato tutti, compresi i più intimi di casa Marcello, che ne hanno visto i lineamenti e la fisionomia fino agli ultimi giorni. La nobildonna mostra in profilo le linee elegantissime della sua testa greca, coi capelli raccolti nella nuca. Il petto è ricoperto di merletti, di quei merletti che ella ha amato tanto; sulla spalla sinistra spicca la corona comitale, e, davanti, lo scudo di dama della regina. Sotto il medaglione leggesi la seguente epigrafe, dettata da Monsignor Jacopo Bernardi:

Disegno della lapide con medaglione in bronzo che venne inaugurata il 19 agosto 1894 nella sala Consiliare di Burano in ricordo della Contessa Andriana Marcello. Il medaglione in bronzo era stato realizzato dallo scultore Girolamo Bortotti:*

 

Regina Margherita di Savoia con una pettorina di merletto ad ago°

 

 

 

Merletti presentati dalla Manifattura di merletti ad ago presieduta dalla contessa Andriana Marcello a Roma nel 1887, in occasione dell’Esposizione al Museo Artistico Industriale di Roma. L’Esposizione era totalmente dedicata ai tessuti e merletti.

 

 

Ricordi in Archivio

 

 

Nelle auspicatissime nozze Marcello Zon”, 1858    

https://archive.org/details/bub_gb_dMOD8uViSMEC/mode/2up

 

Il Giornale per le famiglie ”L’illustrazione Popolare” pubblicato a Milano il 28 Maggio 1893 riportava questo articolo.

 

Nelle feste delle nozze d’argento, Sua maestà la Regina avrà ricordato, vivamente e con rimpianto, la perdita della sua più colta e intima amica, la contessa Andriana Marcello nata Zon, dama di Corte, morta a Venezia il 23 gennaio passato. Juliet Adam, in un profilo della regina Margherita, tracciato dalla sua penna fina e disinvolta nella Nouvelle Revue, diceva che dopo la Sovrana, la contessa Marcello era la prima donna d’Italia. Giacomo Zanella dedicava alla Marcello una poesia bellissima dove descriveva l’incesso maestoso, il cuore, il carattere di lei. Il poeta di Vicenza le diceva: Le brevi feste e l’infinito pianto - Hai già provato delle umane cose – Donna gentil, che sotto il bruno manto – Immortali del cor serbi le rose. Nata a Venezia, si era sposata nel 1858, a soli diciassette anni, al conte Alessandro Marcello, patrizio liberale, già intendente generale dell’armata veneta, e allora podestà di Venezia. La sposa discendeva da un’antichissima famiglia di Perugia, trapiantatasi, secoli fa, a Venezia: lo sposo aveva avuto un doge in famiglia, e tutta una schiera di guerrieri illustri. Il conte Alessandro, di sentimenti italianissimi, non poteva rimanere nellla sua carica di podestà di Venezia sotto il dominio dell’Austria, e si trovò costretto a dimettersi e ad emigrare nelle isole Jonie, finchè nel 66, rivide la sua città nativa sulle cui antenne sventolava alfine il tricolore. Nel 71, la contessa Andriana restò vedova con sette figli, alla cui educazione attese con quella squisita qualità che Dante chiama “ intelletto d’amore”. A Venezia, e nella sua villa di Mogliano Veneto aperse le sue sale alle conversazioni degli uomini più colti, italiano e stranieri, poich’essa ammirava soprattutto, dopo la virtù, l’ingegno. Colla cooperazione di Paulo Fambri, fece risorgere a Burano, nella tranquilla isoletta della laguna, l’antichissima industria dei merletti; e adesso sono centinaia le fanciulle di Burano, che vivono di quel lavoro gentile ormai ricercatissimo. Re Umberto volle premiare, per questo, l’intelligente gentildonna colla grande medaglia d’oro al merito industriale. Come dama di Corte, la contessa Marcello accompagnava alle sue peregrinazioni la regina che ammirava il fine tatto, e l’estesa cultura e il buon gusto dell’amica fedele.

 

 

 

 

Il conte Girolamo Marcello, presidente Fondazione Andriana Marcello, racconta

 

Come si è arrivati ad un Museo del Merletto?

Attorno al 1870, con l’intenzione di dare alla gente di Burano un’opportunità per uscire dall’estrema povertà, veniva messa in piedi la Scuola Merletti.

Unirono le loro idee e forze personaggi molto diversi: un politico, l’onorevole Paulo Fambri, una finanziatrice, la principessa Giovannelli, una formidabile promotrice d’immagine, la regina Margherita di Savoia e una nobildonna veneziana dal carattere d’acciaio, Andriana Zon Marcello, giovane e fresca vedova con sette figli piccoli, discreti mezzi e tanta volontà. Tra alti e bassi, l’istituzione crebbe negli anni superando quelli duri della prima guerra mondiale e anche quelli durissimi della seconda quando a Burano sembrò di tornare alla povertà dell’ottocento. Ricordo ancorai carri tirati da buoi (non c’erano ancora i trattori e i camion erano tutti requisiti) carichi di sacchi di farina, di vino di legna e di varie vettovaglie partire dall’azienda di mio padre per andare a caricare le barche buranelle a Porte Grandi. In quel tempo si arrivò ad accogliere alla Scuola fino a trecento ragazze che, più che a scuola, vi andavano per un piatto caldo. Anche la guerra fu superata e il dopoguerra riprese con attività fervente e insperata clientela d’oltreoceano, inclusa una ancora sconosciuta Evita Peron, grande cliente che spese per ogni anno della sua breve estate. So che la superiora delle Suore, che allora gestivano la Scuola, portava i merletti in Argentina – con la scusa di visitare le sorelle di laggiù – avvolti attorno al corpo sotto le vesti per non pagare la dogana. Ci fu all’epoca una denuncia di evasione fiscale dell’Ufficio Imposte per un importo esorbitante e un processo nel quale mio padre, allora presidente, si difese e vinse dimostrando che l’IGE non pagata non era dovuta perché si tratta va solo di “ filo annodato attorno a un buco “ e che l’accrescimento di valore veniva solo dalla genialità e dalla bravura delle donne di Burano nell’annodare tale filo. Poi il momento magico passò e seguì una lenta ritirata, si tentò ogni strada per sopravvivere arrivando a produrre banale ricamo, si tentò di trasformare la Scuola in cooperativa, niente, non ci fu nulla da fare, un brutto giorno anche le Suore spensero la luce e se ne andarono. Mio padre trovò consiglio in Vittorio Cini che gli suggerì di trasformarla in fondazione e dopo molti sforzi ci riuscì: il 31 marzo 1966 sorse la Fondazione Andriana Marcello Ente Morale con tutti i crismi istituzionali. Ricordo che ero contrario a continuare l’avventura su questa strada e cercai invano di convincere mio padre a vendere tutto e dividere il ricavato tra numerosi soci. Non avevo del tutto torto, i tempi erano molto cambiati, vedevo impossibile seguire i vecchi modelli di impresa; le attenzioni dei pubblici poteri, in pieno boom economico erano solo per gli opifici e le tecnologie. La rivalutazione dell’individuo e del suo intelletto era ancora lontana.

Passarono altri 14 anni di chiusura e incessante lavorio  di persuasione finchè il 15 giugno 1978 si costituì il Consorzio per i Merletti di Burano tra le Fondazioni, il Comune di Venezia,l'En’e Provinciale per il Turismo, la camera di Commercio e l’Istituto Veneto non volle parteciparvi perché lo riteneva un problema locale non regionale,

La Fondazione, con contratto di comodato, conferì al Consorzio gli immobili, le collezioni e gli archivi, arrivarono dei soldi, si restaurò il Palazzetto del Podestà di proprietà della Fondazione, si ordinarono gli archivi. Cominciò una frenetica e turbinosa attività su diversi fronti con iniziative interessanti e valide ma, purtroppo, dispersive perché non programmate ma lasciate all’estro e alle necessità elettorali della parte politica che in quel momento reggeva il Consorzio. In una Burano allora equamente divisa tra rosso e bianco, con appena una spruzzata di rosa, discutere di merletti fra accese passioni politiche aveva la stessa valenza tragicomica delle storie del bel Paese di Guareschi. Molti furono i successi: mostre più che decorose; belli anche se carissimi i cataloghi; numerose missioni e partecipazioni all’estero in rassegne in ogni parte del mondo anche con la partecipazione di alcune merlettaie. Si riaccese

così l'intersse per il merletto e il mercato si mosse. I negozi di Burano da meno dieci a più di cento, vendendo merletti fasulli, l’acquisto sul mercato di vecchi merletti della Scuola da parte di Comune Provincia aitò a far confluire molti prestiti e donazioni, diversi corsi per merlettaie diffusero l'arte e interessarono anche donne non di Burano tanto che oggi si può contare un centinaio di merlettaie tra artigiane,  maestre e artiste. Quello che però non si riuscì a fare, anche se era altrettanto importante, fu di istituire un marchi di garanzia per il prodotto di Burano; non funzionò un tentativo di cooperativa tra merlettaie, non si pensò di produrre una nuova serie di disegni più moderni, più facili e più veloci da eseguire oggi e per utilizzi più vari e si lasciò continuare a rifare sempre gli stessi disegni già prodotti un secolo prima con conseguente caduta di gusto.

Arrivò la legge 142/90 che impose lo scioglimento del Consorzio, ci mise 5 anni per convincersene, ciò avvenne nel 1995, ma tutt’oggi non si è ancora riusciti a seppellirlo, classica situazione tutta nostrana, i vecchi enti non muoiono mai, sono eterni e pronti a risorgere per l’interesse di qualche politico.

Nel 1994 la Fondazione, con un nuovo contratto di comodato, concesse la proprietà al Comune di Venezia perché fosse possibile almeno la continuazione della vita del Museo. Oggi l’organizzazione dell’arcipelago dei musei comunali sembra avviarsi per vie nuove e con idee più attuali, fervono i lavori in tutti i musei, in gran parte per le messe a norma di legge dei sistemi di sicurezza, in questo quadro anche il Museo del merletto trova una sua nuova speranza. Si dovranno affrontare anche qui le messe a norma e la manutenzioni  necessari dopo i restauri di vent’anni or sono. Inoltre dopo trentacinque anni è stato restituito un grande vano a piano terra occupato da una famiglia di alluvionati temporanei che non si era più riusciti a smuovere. Per questo vano il sogno che coltiva la Fondazione è di restaurarlo e destinarlo a “Casa della Merlettaia” dove le donne di Burano possano trovare un punto di socializzazione e un laboratorio di idee e nuove iniziative.

calcolo a spanne che un restauro possa costare una cinquantina di milioni, la Fondazione non li ha, bisognerà cercare di raggranellare qualche soldo nelle pieghe dei bilanci comunali ma non se ne parla prima di fine anno, quando una nuova amministrazione sarà andata a regime. Peccato, il centinaio di donne di Burano interessate e i numerosi gruppi di merlettaie della diaspora in terraferma potrebbero avere un punto di riferimento per affrontare con occhio e idee nuove un altro secolo di vita del merletto.

 

Tratto dal sito : http://www.venicefoundation.org

 

 

Nell’archivio privato Agostini di Pisa è conservato un nucleo importante di carte e di lettere appartenenti alla contessa Teresa Agostini e alla madre di lei, la contessa Andriana Marcello; tutta la documentazione forma il Fondo Teresa Marcello Agostini Venerosi Della Seta. La raccolta di lettere tra madre e figlia vanno dal 1882 al 1892, ricordiamo che Teresa Marcello si sposò  giovanissima nel 1881 con il conte Alfredo Agostini Venerosi della Seta.

Negli  Atti ( Volume 89 - Pagina 451  Istituto veneto di scienze, lettere ed arti 1944-1949.  ) si riporta: “ le lettere venivano raccolte e ordinate e custodite dalla devozione figliale della contessina Tea”.

                          

In una lettera scritta da Vittoria Aganoor a Giacomo Zanella si cita una poesia che il Zanella aveva dedicato a Teodora (figlia di Andriana) :“ Sarebbe stato meglio che Le avessi detto subito la verità tutta quanta ma tanto a dirla si è sempre in tempo. Il fatto è questo. La Tea aveva quella sua poesia in un Album che diede a una certa signora perché vi scrivesse su qualcosa e vi facesse scrivere da altri; quella certa signora, era Matilde Serao che pensò bene di perdere l'album in capo a molti mesi di inutili ricerche e richieste da parte della buona Tea, disperata del fatto. S’intende che le racconto questo in gran segreto. Ora la Tea quando fui a Mogliano mi pregò tanto di usare qualche innocente stratagemma presso di Lei per riavere quella poesia, unica causa di rimpianto acerbo per la perdita dell’album.

 

https://archive.org/details/GV1937-08/page/n117/mode/2up?q=Burano+contessa+Adriana+Zon+Marcello

 

 

 

Vittoria Aganoor Pompilj^

 

Andriana  è stata grande amica di famiglia della poetessa Vittoria Aganoor e come lei è stata discepola dell’Abate e poeta Giacomo Zanella. Andriana era di una quindicina d'anni più grande di Vittoria, ma le loro vite si erano intrecciate per vari motivi. Erano entrambe allieve di Zanella, entrambe avevano abitato a Venezia e trascorrevano le loro vacanze nella stessa località.

 

 In questo sito si trovano alcune lettere scritte con amore e devozione da Vittoria ad Andriana: http://www.mansueviva.it/aganoor/lettere_andriana/Lettere%20ad%20Andriana.htm

Lettere da Basalghelle di Vittoria Aganoor ad Andriana Zon Marcello (1886-1896), a cura di Brunone De Toffol, Mansuè (Treviso), Comune di Mansuè, s.d.

 

Nel libro Carteggi e diari: 1842-1906, Volume 1 scritto da Fedele Lampertico troviamo questa frase:

 

“ I passaggi per il Veneto della regina Margherita, diretta di solito a Venezia o a Mogliano per esservi ospite della contessa Andriana Zon Marcello, erano abbastanza frequenti …………

 

Nella rivista “La Lettura, rivista mensile del "Corriere della sera", 1930 troviamo questo passaggio:

 

La più colta gentildonna di tutta Venezia, contessa Adriana Marcello Zon, di famiglia antica originaria di Perugia, ma inscritta nel Libro d'oro della Repubblica Veneta, signoreggiava un circolo d'eccezione : tutti uomini. Bella d'una maestosa ...

 

 

Nel Libro Italiano: rassegna bibliografica generale...1937, Antonio Sammartano scrive “ Il salotto di Andriana Zon Marcello, « Venere di Milo con fiera anima di Minerva », è in tono minore, un poco come il celebre salotto milanese della contessa Maffei. Dominano religione e poesia e si agitano problemi politici interpretati da ...”

 

 

Il letterato e storico Augusto Serena nel suo scritto “Precursori della conciliazione nel salotto di Andriana Zon Marcello”, riferendosi alla contessa Andriana si legge: “ l’aristocratica colta che tiene salotto e carteggia con Giacomo Zanella e Geremia Bonomelli”.

 

“Precursori della Conciliazione nel salotto di Andriana Zon Marcello”, Zanella-Lampertico-Bonomelli, 1937

https://archive.org/details/3114521/page/n1/mode/2up

 

 

In questo passaggio nel libro “Dall'Accademia dei Ricoverati all'Accademia Galileiana: atti del Convegno storico per il IV centenario della fondazione (1599-1999) troviamo: “ …..vecchi “salotti” che nel Veneto non avevano conosciuto del resto la fortuna loro arrisa altrove se si eccettui forse a malapena, e ormai a fine secolo, quello della Contessa Marcello di Mogliano, queste forme di aggregazione borghese vantavano fini pratici e utilitari, rispetto al consumo culturale corrente, di grande fascino e di agevole consegibilità.

 

 

Nella “Nuova Antologia” di Francesco Protonotari si fa riferimento sempre al salotto di Andriana: “ Nel suo palazzo di città, nella sua villa di Mogliano, la contessa Andriana Marcello accolse con squisita ospitalità molti dei personaggi più notevoli del suo tempo, letterati, artisti, uomini politici, ecclesiastici, dal suo vecchio professore Giacomo Zanella a Fedele Lampertico, dall’Aleardi al Bonghi e al Massari, dal Bourget al Nigra al Villari a Mons. Bonomelli; e mantenere con tutti un’attiva corrispondenza, che ha arricchito l’archivio di casa Marcello di altri  numerosi e interessanti carteggi, taluni dei quali sono stati ottimamente illustrati da Augusto Serena.

 

 

Articolo pubblicato il 7 aprile 1894 su “Amarazuntifass, giornale di società”, scritto da B. Danyell de' Tassinari ( ad un anno dalla dipartita della Contessa Andriana)

 

Nel 1872 i geli frequenti e prolungati, impedendo la pesca, toglievano l’unica scarsa fonte di guadagno alla poloazione; parecchie famiglie erano cadute in tanta miseria, che si temeva dovessero morire di fame. Alla domanda di pronto soccorso risposero generosamente Venezia e gl’Italiani di ogni provincia, primi S.M. il re ed il Santo Padre. Il comm. Paulo Fambri si mise a capo di opere di beneficenza, artisti drammatici diedero rappresentazioni ad esclusivo benefizio dei poveri Buranelli; tutti infine si adoperarono con tanto zelo, che non solo fu possibile provvedere agli urgenti bisogni , ma rimase disponibile un fondo che si volle impiegato all’impianto di quella industria che la Contessa marvello andava almanaccando, per assicurare l’avvenire di quella popolazione.

La lavorazione delle reti da pesca a cui dapprima si pensò, non diede quei risultati che si erano sperati e finalmente la gentildonna, sempre veneziana, ripensando all’arte che aveva contribuito tanto alle pompe della grande Repubblica, pensò alla manifattura dei merletti, e con quello slancio e abnegazione ch'erano una d’lle sue caratteristiche, sacrificandosi interamente pel bene di quei miseri, rovistando le biblioteche, interrogando le canute massaie, ricostituì tutta una sequela di tradizioni. Mancava peraltro un po’ di contatto tra queste evocazioni di un passato glorioso, e la gioventù desiderosa d’applicarsi al lavoro; ed è dovuto ad Andriana Marcello l’aver scoperta nella vecchierella settantenne cencia Scarpariola questa ultima speranza dell’artre gentile del fastoso medioevo. La egregia gentildonna penetrò nell’oscura stamberga della vecchierella, aiutò la stanca mente e quelle dita irrigidite ad intrecciare di nuovo i fili, e le due donne, la popolana e la dama patrizia, assieme tesserono quei primi campioni che formano il loro più bel monumento.

Anna Bellorio d’Este, maestra delle scuole femminili di Burano, tosto si unì alle altre due lavoratrici: la contessa marcello si volle circondata da 8 allieve, che divennero 16, le sedici 32, ed ora 350 operaie lavorano a cottimo, in modo che la mercede è in relazione al merito, alla diligenza ed alla maggior attivitàè di ciascuna; la fame è bandita dal paese; le chiese si sono ripopolate; il nbenessere è tornato e col benessere una pioggia di eterne benedizioni per Colei che sognò ed operò la redenzione del paese.

Margherita di Savoia, prima come Principessa di Piemonte, poi come Regina d’Italia, vivamente si interessò all’opera umanitaria, iniziata dalla sua dama, e allorchè venne costituito il Comitato promotore (fra i quali notavasi la Principessa Maria Giovannelli, il Conte Papadopoli, la Contessa Albrizzi, la Contessa Morosini-Gattemburg, la Baronessa Luisa Franchetti-Rothschild e tante altre persone) ne accettò la presidenza, e quando le sorti dell’intrapresa volsero a lieto avvenire, per meglio assicurarne il felice esito, volle dotata la scuola di un maestro di diegno, e di una collezione di merletti antichi; ed annualmente, allorchè si reca a Venezia, la Sovrana, ricordandosi della buona Contessa, della egregia gentildonna, va in pellegrinaggio attraverso le lagune, che commosse baciano la sua gondola, al borgo di Burano, che quel giorno è in festa.

Il Conte Alberto Venier così ne parla: ”Dell’eficacia della sua azione è prova il progressivo sviluppo di questa scuola e il benessere economico e morale delle operaie e dell’intero paese. Fondata la scuola nel marzo 1872 a merito di quell’esempio di filantropia che è Paulo Fambri, la Contessa Andriana marcello ne assumeva la direzione, e le operaie da dodici salirono a cinquanta, a cento, duecento, fino a trecentocinquanta, quante sono al presente. Le condizioni delle rispettive famiglie e dell’isola ne risentirono tutto il vantaggio; era un miglioramento dovuto alla più nobile delle cause, al lavoro, e per di più ad un lavoro gentile ed educativo, Dal 1879 al 1892 furono pagate alle operaie circa 450,000 lire: attualmente le paghe annuali raggiungono la cifra di 45,000 lire.La Contessa Marcello sapeva tutto, dirigeva tutto, provvedeva a tutto. Collocata dalla fortuna in una posizione sociale privilegiata, si giovò delle innumerevoli sue amicizie e aderenze per interessare alle sorti della scuola le amiche e le conoscenti, le italiane e le straniere, la borghesia, la nobiltà e le Corti. Essa provvedeva a che le bisognose avessero vesti; medicinali e liquori le ammalate; non risparmiava cure minuziose e previdenti in caso di epidemia, e se pure, come anche sovente accadeva, l’aiuto veniva da altra parte, e spesso dall’alto, il merito era sempre dovuto alle sollecitudini e preghiere alle quali era impossibile opporre un rifiuto. Esercitava personalmentela critica estetica e tecnica dei lavori, e, vinte le difficoltà del gusto e della disciplina, affrontò e vinse anche quelle dello spaccio, e vi riuscì chiamando l’attenzione di tutto il mondosui prodotti della scuola, onorata di gran diplomi d’onore in tutte le esposizioni. E in così gran lavoro seppe reggere usque ad finem (fino alla fine), senza che la sgomentassero o le togliessero coraggio gli imbarazzi dei momenti difficili, né la copia delle commissioni la inebriassero o le desse malfondate speranze nell’avvenire. Dove più appare la serietà dei suoi concetti e la praticità delle sue idee, si fu nell’ordinamento della scuola, mentre su questo punto essa superò quanto s’era fatto per l’addietro. Imperocchè se fu riconosciuto che nei tempi della Repubblica Serenissima quell’industria era bella e ricca, fu lamentato che non avesse ordinamento e statuto, né fosse costituita in una di quelle società dove gli elementi popolari potessero esercitare la loro efficacia e imprimere l’impulso della loro energia. Nella scuola diretta dalla Contessa Marcello tutto invece ebbe ordine e modo, e nulla fu sottratto alle norme della più esatta regolarità, e così doveva essere, perché una donna di mente e di cuore vi presiedeva. S’istituì perfino una scuola di disegno, di modo che tutto ciò che può aiutare l’industria qui si trova, e il nome dell’isola non è ignorato nei più lontani paesi.”

Ecco il monumento glorioso che la Contessa Andriana inconsciamente colle sue mani se è eretto; è un monumento attorno al quale i Buranelli appendono come voto tutta la loro riconoscenza; non sono cuoricini di metallo e voli d’oro o di aromi, ma sono affetti veri e sinceri, lagrime calde di rimpianto ch’essi tributano alla sua memoria. Oh signori e signore, che bell’esempio di operosità di carità cristiana vera sincera, sentita, voi avete in questa gentildonna, che, nata nel bel mezzo di una società frivola ed inconsapevole, udì la voce dei miseri, e correndo in loro aiuto si meritò il plauso della patria, la riconoscenza dei Buranelli e la stima del mondo civile, che pellegrinando per le lagune, ode le onde che ripetono quel nome, che ogni bocca benedice, ogni cuore esalta.

 

 

 

“ L’Illustrazione Italiana del 5 febbraio 1893 pubblicò questo articolo ricordando la figura della contessa scomparsa da poco.

LA CONTESSA MARCELLO E LA SOCIETÀ VENEZIANA.

 

Il 23 gennaio, poco dopo un bel tramonto di sole, moriva, nella sua Venezia, la contessa Andriana Marcello, nata Zon: la dama, anzi l'amica fedele, della Regina d'Italia, come S. M. volle chiamarla nel telegramma di condoglianza diretto ai figli. Nel 1858, a soli diecisette anni, bionda e bella da innamorare, ella s'era sposata al conte Alessandro Marcello, un patrizio colto e liberale, già intendente generale dell’armata veneta e allora podestà di Venezia. ll Marcello aveva avuto un doge in famiglia, Nicolò, e una schiera di guerrieri della Repubblica veneta, Giacomo Antonio, Piero, Giacomo generale... La sposa discendeva da un'antichissima famiglia di Perugia, trapiantatasi secoli fa a Venezia, dove qualche via (a Santa Giustina) reca ancora il nome dei Zon. Nei cuori degli sposi viveva costante il sentimento d'Italia... Il conte Alessandro si comprometteva cogli atti e colle parole al punto da dover rinunciare alla carica di podestà è nel '59 emigrare nelle isole Jonie. Sette anni dopo, fra gli agi della vita e le cure della maternità, la contessa Andriana trovava il tempo da consacrare al suo caro paese, recando importanti informazioni all'esercito italiano che s'avvicinava man mano a Venezia per redimerla.

 

Nel 1871 la morte piombò nella casa Marcello. Andriana restava vedova con sette figli, cinque maschi e due femmine. Ella però non si perdè d’animo; mettendo a contributo la sua cultura, il vivido ingegno, le inesauribili risorse del suo spirito, la sorprendente attività, si dedicò all’educazione dei figli che amava teneramente, è insieme all’amministrazione degli averi, non rilevanti attesa la numerosa famiglia. La ricordiamo seduta davanti allo scrittoio, all'ombra d'un grosso albero chiomato in un suo possesso nel Trevigiano, intenta ad accordare il mastro col libro di prima nota, circondata dal fattore è da affittuali, Quella sera stessa ella riceveva un illustre artista straniero, memore della larga ospitalità che la gentildonna si compiaceva di offrire. Andriana Marcello aveva fatto rivivere le tradizioni dell'antica società veneziana. Artisti, uomini politici, letterati, scienziati, statisti italiani e forestieri la frequentavano assiduamente în casa, sedotti dalle grazie del suo spirito, dalla sua varia e seria cultura. A buon diritto ella poteva chiamarsi, ed era, la prima signora di Venezia una vera dama come la intendeva Paolo Ferrari. Andrea Maffei, quando andava in estate a Venezia per i bagni, Bernardino Zendrini, Giacomo Zanella e Paulo Fambri, facevano parte del circolo eletto della contessa. Il Maffei si sfogava con lei per le critiche acerbe che lo colpivano nel tramonto della sua vita; e la contessa a raddolcirlo con buone parole, a consolarlo. Lo Zendrini scagliava saette contro il wagnerismo, e lo chiamava isterismo bello e buono, proprio come Max Nordau scrive adesso nella sua Degenerazione, della quale ci occuperemo. Lo Zanella sostenne poi una parte notevole verso la contessa : l'abate liberale la andava supplicando di supplicar la Regina, poichè Margherita inducesse il Santo Padre di riconciliarsi coll’ Italia. Una bellissima poesia dello Zanella, dedicata alla contessa, è uno squisito ritratto di lei:

 

Gaia, pensosa, somigliante al flutto

Del tuo veneto mar, che come l'aria

Cangia lato, or di ora di Iutto

Veste colore, che col giorno varia;

 

Le brevi feste e l'infinito pianto

Hai già provato delle umane

Donna gentil, che sotto bruno manto

Immortali del cor serbi le rose.

 

E la poesia seguita, ricordando alcuni momenti | della vita della gentillonna e la sua villa di Mogliano; e soggiunge:

 

Tu nelle nubi fuggitive a sera,

Nella rotata polve, è nel cipresso

Flessuoso al passar della bufera

Le grazie impari dell’onesto incesso.

 

Nè l’attività della contessa si limitò alla famiglia e alle squisite conversazioni. La vecchia industria dei merletti deve a lei e a Paulo Fambri la sua risurrezione. A Burano, nella tranquilla isoletta dell’estuario veneto, vi sono centinaia di fanciulle le quali vivono col lavoro del geniale merletto. A furia di pazienza e di ostinazione, la contessa Marcello ebbe l'abilità di rimetterlo in voga fra le signore di gusto, al punto che oggi la ricerca è sempre superiore alla produzione. Il Re volle premiare la coraggiosa gentillonna con la grande medaglia d’oro al merito industriale.

Nominata dama di palazzo da S. M. la Regina, da oltre un decennio, la contessa Marcello era stata assunta all’onore di dama di Corte: ed è grazie a quest’ultima carica ch’ella diventò popolare dovunque, accompagnando la Regina nei suoi viaggi, assistendo ai suoi ricevimenti, alle sue feste al Quirinale e nella reggia di Monza. D'aspetto matronale, ancora bionda, ancora avvenente, la contessa Marcello incoraggiava con la dolcezza dello sguardo e del sorriso. Nulla però la rendeva superba quanto l’affetto che i Sovrani in ogni occasione le dimostravano; neppure le benedizioni deî poveri che largamente soccorreva. A proposito, si può ricordare che all’epoca dell’ultimo giubileo papale, la contessa Marcello otteneva in regalo dalla Regina un magnifico abito da ballo, di velluto, per conto d'una certa società di signore cattoliche, le quali provvedono di vestiti i poveri ed i bambini di Venezia. Ma poichè l'abito di Margherita di Savoia era troppo bello è inadatto ai poveri, la società pensò di farne un piviale, che venne infatti regalato a Leone X. Ai funerali della contessa Marcello prese parte tutta Venezia, Sovra la bara c'erano la mediglia d'oro del merito industriale, il monogramma in brillanti delle dame di Corte, la croce dell'Ordine di Malta e l'Ordine della Croce Rossa; e dietroun interminabile corteo di gentildonne, di autorità, con a capo il duca di Genova, di vecchierelli e vecchiette dell’ Ospizio con i ceri, oltre a ottantasei corone di fiori. Quella mandata dalla regina era stupenda. Nella contessa Andriana Marcello, Venezia ha perduto la prima fra le sue dame, e l’Italia una gentildonna d'ingegno e di spirito.

 

https://archive.org/details/RAV0070589_1893_00006/page/n15/mode/2up?q=marcello

 

 

Nel 1892 vennero pubblicate “Le rime veneziane e Il minuetto” di Sarfatti Attilio e all’inteno si trova una poesia dedicata alla contessa Andriana.

 

ALLA CONTESSA ANDRIANA ZON-MARCELLO

 

Qua fra i libri e i codiCi miniati

De l'Archivio Marcelo,

Me torna in mente i secoli passai,

La gloria de Venezia, el so splendor.

Me torna" in mente el caro tempo belo,

El tempo de la forza e de l'onor.

Tuto un popolo morto alza la testa

Da ste famose carte;

Tuta una zente valorosa e onesta

Canta le glorie de la mia cttà,

Canta el comercio, le conquiste, l'arte.

Che de Venezia el nome à imortalà.

Cita de forti e sapienti un zorno

Venezia mia xe stada,

Fin che da Bonaparte el vecio corno

Manin de testa s'à lassa cavar.

E ancora ancuo la vive sconfortada,

Ancora ancuo la s'à da rilevar.

Dov'eli andai quei di che la laguna Seminada de legni,

Pareva dir qua vive la fortuna

Dei Veneziani, qua palpita el cuor.

Sti bastimenti porta in tut'i regni,

In tuto el mondo el veneto splendor.

Megio passar la vita, oh megio assae!

Sognando antiche glorie,

Qua fra i libri e le carte miniae,

E a le nostre miserie no pensar.

Megio, contessa, viver de memorie,

Coi nostri morti viver e parlar.

 

 

* Lettere a Giacomo Zanella: 1876-1888 Vittoria Aganoor Pompilj Giacomo Zanella

 

^Lettere

 a Giacomo Zanella: 1876-1888 - Pagina 173

° Immagine tratta dalla rivista “ La Donna”,  gennaio 1912

*1894 - Ricordo alla Contessa Adriana Marcello, L'Illustrazione Italiana, Milano, Anno XXI - 2° semestre, p. 159.

^ immagine tratta dalla rivista “ La Donna”

 

Sitografia

Ruolo generale del sov. mil. ordine di S. Giovanni de Gerulasemme ovvero di Malta,  Knights of Malta , 1880

https://archive.org/details/ruologeneraledel00knig/page/72/mode/2up?q=Andriana+Marcello

 

“La contessa Andriana Marcello” di Paulo Fambri, 1893,  La rassegna nazionale nr. 69 pag. 786

https://www.google.it/books/edition/La_Rassegna_nazionale/X3AmAQAAIAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=PauLo+FamBRI.+La+contessa+Andriana+Marcello.&pg=PA805&printsec=frontcover

 

l’illustrazione Popolare,  1893

https://www.google.it/books/edition/L_illustrazione_popolare/MkUYxFWnrE0C?hl=it&gbpv=1&dq=andriana+marcello&pg=PA337&printsec=frontcover

 

“I merletti a Venezia”, dedicato alla Contessa Marcello, Giuseppe Marino Urbani de Gheldoff, 1893

https://www.google.it/books/edition/I_merletti_a_Venezia/vgCVRw7HPAsC?hl=it&gbpv=1&dq=andriana+marcello&pg=PA4&printsec=frontcover

 

Bollettino della Associazione Agraria Friulana n. 12-13 (1893), Associazione Agraria Friulana

https://archive.org/details/BolAssAgrFriulana1893-3/page/206/mode/2up?q=Andriana+Marcello&view=theater

 

A guide to old and new lace in Italy [microform] : exhibited at Chicago in 1893, Brazzà Countess World's Columbian Exposition

https://archive.org/details/guidetooldnewlac00brazrich/mode/2up?q=Andriana+Marcello

 

Gazzetta di Venezia 1893

https://archive.org/details/GV1893-01/page/n80/mode/1up?q=Andriana+Marcello

 

“Le isole della laguna veneta”, Molmenti Mantovani, 1895

 https://www.google.it/books/edition/Le_isole_della_laguna_veneta/BSFEAQAAIAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=PauLo+FamBRI.+La+contessa+Andriana+Marcello.&pg=PA165&printsec=frontcover

 

Origines de la dentelle de Venise et l'ecole de Burano, 1907

https://archive.org/details/originesdeladent00veni/mode/2up?q=Andriana+Marcello

 

Andriana Zon Marcello, Giacomo Zanella - Fedele Lampertico, Serena Augusto, 1930

https://archive.org/details/serena-andriana-zon-marcello-giacomo-1930/

 https://archive.org/details/3114521/page/n1/mode/2up

 

Confidenze di un precursore, Serena Augusto, 1931

https://archive.org/details/serena-confidenze-di-un-precursore-1931/mode/2up?q=Andriana+Marcello

 

Lettere ad Andriana Marcello dalla Regina Margherita di Savoia (Nuova antologia novembre dicembre 1941)

https://archive.org/details/sim_nuova-antologia-revista-di-lettere-scienze-ed-arti_november-december-1941_418/

 

Lettere a Giacomo Zanella (1876-1888), Vittoria Aganoor , 1996. In queste lettere vittoria Aganoor nomina frequentemente la contessa Marcello.

https://archive.org/details/letteregiacomoza0000vitt/page/214/mode/2up?q=Andriana+Marcello

 

 

 

 

 

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