Dai merletti della Serenissima a quelli di Battaglia Terme

A cura di Paolo Franceso Zatta

Questo articolo è stato pubblicato nel nr. 46 della Rivista di storia e cultura “TERRA D’ESTE”

Per gentile concessione del sito https://battagliatermestoria.altervista.org/merletto-battaglia-terme/

Alla fine la produzione dei merletti arrivò anche a Battaglia Terme e la loro storia, alla quale sono giunto un po’ per caso, ma nella quale ho trovato grande interesse, l’ho raccolta dalla signora Mimma Maria Giovanna Ferrazzi, coniugata Salvan: una bella signora dallo sguardo limpido e dal sorriso accattivante che non ha età. “Tutto iniziò con la nonna Carlotta Ciprian, nata a Battaglia Terme nel 1873“; così comincia il narrare della signora Mimma.

Mimma Ferrazzi, nipote di Carlotta Ciprian.

Mimma Ferrazzi, coniugata Salvan, nipote di Carlotta Ciprian. Foto: Luciano Bellesso.

Carlotta Ciprian, figlia di Giuseppe (1845-1922) e di Barbara Ferrazzi (1845-1812), fin da fanciulla si rivelò attenta, curiosa, intelligente e, soprattutto, amante del ricamo col quale passava ore e ore, seduta davanti alla porta di casa, con ago e filo in mano. Una vera passione che al tempo accomunava molte giovani fanciulle, ma anche donne mature, perché, come si diceva allora: “ago e pesseta xe ‘la richessa de ‘la poareta“. Il ricamo era infatti, specie per le giovani di estrazione contadina, un’occasione per procurarsi qualche soldo extra da poter gestire in autonomia. Nonostante numerose fossero le ragazze e le donne dedite al ricamo, solo lei, la giovane Carlotta, venne notata dal conte Angelo Emo Capodilista 3 e dall’altrettanto blasonato Victor Wimpffen 4. Colpito infatti dall’abilità di Carlotta, il von Wimpffen volle presentarla a Michelangelo Jesurum 5, della rinomata omonima ditta di ricami di Venezia, il quale aveva un merletto pregiato bisognoso di un profondo restauro al quale compito nessuna delle sue lavoranti era in grado di assolvere. Era il 1891 e Carlotta, giovane diciottenne, aveva già maturato una sua esperienza nel campo del merletto con un gruppo di amiche 6. Con stupore Jesurum dovette ammettere che il lavoro di restauro eseguito da Carlotta aveva superato ogni sua aspettativa, anzi, a dirla tutta, all’inizio non aveva riposto alcuna fiducia in questa giovane ragazza. La ditta veneziana di merletti Jesurum era di riconosciuta fama internazionale; la sede si trovava in quel di S. Marco, giù del ponte della canonica. Una ditta che produceva gli apprezzatissimi merletti di Venezia, Burano, Pellestrina e Chioggia famosi un po’ in tutto il mondo. Un’azienda che forniva le famiglie ricche, al di qua e al di là dell’oceano, non solo di merletti di ogni tipo e foggia, ma altresì di ogni altra occorrenza sempre dai gusti raffinati, dai veli da sposa a quelli da cerimonia, dai colli alle sciarpe, dai ventagli ai fazzoletti, compresi quelli che le giovani fanciulle facevano “inavvertitamente” cadere ai piedi di un galante cavaliere perché li raccogliesse. Jesurum produceva ogni cosa bella per la casa, dalle tovaglie ai servizi da tè dai centro tavola ai servizi americani dalle lenzuola alla biancheria fino alle tende di ogni tipo e dimensione, ai tulle ricamati e molto altro ancora. Un apprezzamento di Jesurum per la giovanissima Carlotta era quindi un complimento non certo di secondaria importanza. Visto il risultato ottenuto inaspettatamente da Carlotta, questa lavorò per qualche anno per Jesurum.

Carlotta Ciprian con la figlia Anna.

Carlotta Ciprian con la figlia Anna, che indossa la divisa del collegio delle Dimesse.

Carlotta tuttavia, che già ricamava da tempo per conto suo ed aveva delle amiche che ricamavano pure loro, appena ventenne, si mise in proprio con la ditta Carlotta Ciprian, come documentano gli archivi della Camera di Commercio di Padova.
Carlotta conosceva bene il conte Angelo Emo e la consorte di questi la contessa Emilia Barracco 7 per la quale eseguì lavori di ricamo e confezioni varie. Furono proprio gli Emo a suggerire a Carlotta di insegnare l’arte del ricamo ad altre giovani, specie a quelle di Pernumia. A quei tempi l’unica entrata in una famiglia contadina proveniva dal lavoro dei campi, un lavoro davvero ingrato e misero specie per le famiglie numerose. La proposta venne accolta di buon grado da Carlotta, la quale, superati presto gli inevitabili problemi iniziali, avviò al meglio l’attività. Carlotta e le ragazze si riunivano in un salone messo a disposizione dal conte Angelo, dove le giovani vennero istruite per poi iniziare la produzione vera e propria sotto la guida dell’attenta Carlotta. Il “salone dei ricami” si trovava a Pernumia, all’interno di villa Emo Capodilista-Maldura, “el palasson”. Il conte Angelo mise a disposizione di Carlotta tutto il necessario, fìnanco una carrozza che andava a prendere e riportare a casa la giovane imprenditrice. Iniziò così a palazzo Maldura la prima scuola del merletto di Battaglia e il ricamo per il “vero ago di Spagna” (1904). Mentre a Pernumia si produceva il merletto, a Battaglia, a casa di Carlotta in via Terme (oggi n. 83), aveva sede la ditta Ciprian, dove si eseguiva il ricamo su tela e l’assemblaggio dei merletti prodotti dalle lavoranti. All’iniziò i lavori furono semplici, ma ben presto le giovani merlettaie si dimostrarono valenti e volonterose, nonché veloci nell’apprendere, padrone di un talento naturale, tanto che dopo un po’ le ragazze di Pernumia divennero loro stesse le istruttrici delle neofite, così che Carlotta non dovette più andare quotidianamente a Pernumia per seguire le lavoranti.

Alcuni esempi di merletti ad ago detti “Scacchi”. Da questi campioni si traevano le idee per i vari lavori da eseguire a richiesta dei clienti per applicazioni per angoli di centri, tovaglie, tovaglioli ecc. Foto: Luciano Bellesso. Nel giro di qualche anno, quando oramai era stato raggiunto un buon livello nella qualità della lavorazione e tutto procedeva per il meglio, per la giovane Carlotta non fu più necessario ritrovarsi nel “salone dei merletti” di palazzo Maldura in quanto le lavoranti avevano trasferito il lavoro a domicilio per disporre al meglio del loro tempo libero dopo il lavoro in campagna e l’assolvimento degli obblighi della famiglia. Quando il lavoro assegnato era terminato, erano le stesse lavoranti che lo facevano pervenire a Carlotta nella sede della ditta a Battaglia.
Più che un mestiere quello delle lavoranti della ditta Ciprian si poteva definire, senza meno, un’arte che allora veniva chiamata del merletto a Scacchi in quanto i primi lavori consistevano nella produzione di quadrati di merletto ad ago ricamati che venivano poi assemblati e ricamati su tele di varie dimensioni a seconda delle richieste.

Copri sedile. Bisso di lino contornato da merletto di Battaglia.

Copri sedile per una sedia da salotto o da camera da letto. Viene ora usato come centro tavola; chi oserebbe oggi sedersi sopra un così bel capolavoro? La parte centrale di tela è un bisso di puro lino di cm 15×15. L’esterno è un merletto punto ad ago di Battaglia. Il disegno è il caratteristico quadretto geometrico che si ripete e si moltiplica nelle varie combinazioni e che perciò veniva chiamato merletto “a scacchi”.Foto: Luciano Bellesso.

L’attività della ditta Carlotta Ciprian, iniziata quasi per caso, ebbe a durare quasi mezzo secolo. Tutto nacque, come già detto, in quel di Pernumia con il patrocinio del conte Angelo Emo e della sua consorte i quali affidarono alle ragazze lavori di un certo impegno come l’esecuzione delle tende di villa Selvatico 8, della sala del Consiglio comunale di Padova, ma anche biancheria personale e per la casa, dando così un’opportunità, a chi viveva in estrema povertà, di guadagnare qualcosa. Carlotta iniziò la sua attività con circa una ventina di ragazze, che vennero successivamente affidate alla maestria di tale Maria, detta Bandina. Le ragazze si recavano al lavoro con il tradizionale corpetto di lana con le maniche di colore verde, uscendo da un mondo contadino di stampo arcaico per incontrare esperienze di vita diverse e prendendo coscienza del loro ruolo sociale e economico: una vera rivoluzione per le donne contadine del tempo le quali, per la prima volta, guadagnavano infatti dei soldi che potevano tenere per sé, quando prima di allora il denaro rimaneva fisso nelle tasche degli uomini.

Villa Selvatico a Battaglia Terme.

La villa Selvatico immersa nel verde dei Colli Euganei.Foto: Alessandra Lanza.

I mesi più produttivi per il lavoro di ricamo erano quelli invernali quando le donne, libere dal lavoro in campagna, si riunivano nel tepore della stalla a “fare fìlò9 dopo aver assolto ai compiti della casa e della famiglia. I lavori, quando venivano consegnati – ricorda la signora Mimma – avevano l’afrore della stalla tanto che dovevano essere appesi all’aria aperta per vari giorni per una sorta di igienizzazione. Nel 1903 la ditta Ciprian ottenne un importante riconoscimento con la medaglia di bronzo all’Esposizione Regionale di Udine, e nel 1910 la medaglia d’oro all’Esposizione di Pontevigodarzere.

Cartolina per l'Esposizione Regionale di Udine del 1903.Cartolina per l'Esposizione di Pontevigodarzere (Padova) del 1910.

Cartoline stampate in occasione delle due esposizioni in cui la ditta Ciprian ha ottenuto importanti riconoscimenti.

Riproduzione per gentile concessione dell’archivio della Camera di Commercio di Padova.

Oltre all’industria del “vero ago di Spagna”, iniziato a Battaglia e Pernumia col patrocinio della contessa Emilia Emo Capodilista e al laboratorio di Carlotta Ciprian, successivamente altri laboratori di ricamo e merletto sorsero in quell’area per alimentare il florido commercio del merletto, ma erano dimensioni familiari come quelli della signora Vittoria Galimberti, della signora Ravenna, della signora Giovanna Vianello di Abano e altri ancora.
Il 7 giugno del 1911 Carlotta Ciprian presenta alla Camera di Commercio Industria e Artigianato di Padova (Prot. 6124, Reg. n. 4899) la richiesta per il commercio di merletti e ricami a mano che produceva fin dal 1891-93. Nel 1923 la ditta Ciprian ottenne un prestigioso riconoscimento con la medaglia d’argento alla mostra dell’artigianato di Firenze. In quell’anno gli artigiani fiorentini si organizzarono infatti di propria iniziativa per dare vita ad una mostra-mercato all’interno della Fiera di Firenze, un evento che nel 1931 verrà riconosciuto come “Mostra dell’Artigianato” di respiro nazionale: un giusto riconoscimento all’eccellenza della creatività, dell’inventiva e dell’estro dei maestri artigiani dopo i successi ottenuti nelle manifestazioni precedenti del 1923 e 1926.
Con il periodo bellico 1915-18 la crisi del merletto si fece pesantemente sentire tanto che lo stesso Jesurum, per non fallire, dovette riconvertire la produzione di merletti nella fornitura di materiale per le esigenze militari. Passata la Grande guerra la ditta Ciprian si riprese. Il 25 maggio 1925 viene presentata da signora Carlotta alla Camera di Commercio e Industria di Padova la denuncia complementare (Prot. 11000, Reg. 6084) per l’apertura di un negozio per il commercio al minuto di merletti e ricami a mano in via Gualchiere n. 2, a Padova. Il negozio si trovava vicino agli ex mulini Grendene, scomparsi per il selvaggio interramento dei canali cittadini.

Guida di Padova amministrativa, commerciale, industriale, 1927

Carlotta Ciprian aveva una figlia di nome Anna (1904-1980) che aveva iniziato gli studi al Collegio delle “Dimesse” di Padova 10, e durante la Grande Guerra e la Rotta di Caporetto fu costretta a trasferirsi al collegio Angiolini di Firenze per continuare gli studi delle magistrali, studi che terminò al suo rientro a Padova. Anna Ciprian era una giovane intelligente, attiva e talentuosa nel campo della pittura, della musica e del canto. Anna lavorò pure di ago e filo accanto alla madre imparando l’arte e il buongusto del ricamo e del merletto. Il 12 ottobre 1927, a ventiquattro anni, Anna sposa Angelo Ferrazzi, ufficiale di carriera, nato a Pellestrina il 3 giugno 1894, laureato in legge. Avranno quattro figli: Mimma, Mario, Angela Maria e Maria Luisa.

Anna Ciprian, disegno per un merletto.

Disegno su carta velina firmato da Anna Ciprian (11 ottobre 1917) che traccia il lavoro da eseguire da parte delle merlettaie.

Tra le due guerre il numero delle lavoranti della ditta Ciprian sfiorò le mille unità rendendo ad un certo punto impossibile, per ragioni di costo, il “mettere in regola” tutte le collaboratrici che abitavano per lo più fuori Battaglia, da Pernumia a San Pietro Viminario, da Pozzonovo a Monselice. Battaglia Terme – commenta la signora Mimma: “è un paese che non ha mai condotto in porto un progetto iniziato: c’era un mulino che ha chiuso, le officine Galileo hanno pure chiuso, mancava insomma una mentalità imprenditoriale perché c’era piuttosto una mentalità impiegatizia“.
L’abilità delle merlettaie era davvero incredibile; esse riuscivano a cimentarsi in opere davvero raffinate sia per l’ideazione che per l’esecuzione. Le lavoranti percepivano i contributi solo se facevano parte del laboratorio, mentre a quelle che lavoravano a domicilio i contributi non venivano assegnati in quanto non si poteva quantificare il tempo reale d’esecuzione dei lavori assegnati. Le donne infatti riservavano al lavoro di ricamo e merletto il tempo che rimaneva loro libero dagli obblighi della famiglia e dal lavoro dei campi, per cui i tempi di esecuzione potevano essere di settimana o di un mese a seconda della disponibilità di tempo e della difficoltà del lavoro da eseguire. La retribuzione veniva pertanto stabilita in base al peso e alla qualità del filo che veniva loro consegnato e alla difficoltà del lavoro. Quando poi vennero emanate le leggi che imponevano il versamento dei contributi anche per le lavoranti a domicilio, questo rese impossibile un ragionevole rapporto costo/guadagno per chi intraprendeva.
Fra i migliori acquirenti della ditta Ciprian, oltre ai più volte citati Capodilista, c’erano le famiglie dell’alta borghesia come i Treves, gli Zara, gli Orvieto ed una vasta clientela benestante in varie parti d’Italia, d’Europa e d’America.
Con l’avvento del fascismo iniziarono a farsi sentire le difficoltà in seguito alle sanzioni economiche inflitte dalla Società delle Nazioni all’Italia in risposta all’attacco perpetrato dal regime fascista contro l’Etiopia. Tali sanzioni rimasero in vigore dal 18 novembre 1935 al 4 luglio 1936, periodo durante il quale venne proibita l’importazione e l’esportazione di beni con l’estero. Mussolini come reazione introdusse il regime autarchico con l’autosufficienza dell’economia chiusa. Nonostante le difficoltà l’autarchia fu di stimolo e di promozione, come mai in precedenza, della ricerca scientifica soprattutto nel campo dell’industria chimica, in cui ebbero un ruolo importante l’Istituto Guido Donegani di Novara 11, la Società Agricola Italiana Gomma Autarchica, l’Azienda Nazionale Idrogenazione Carburanti (ANIC) per la produzione di carburanti autarchici partendo dal carbone e l’Agenzia Generale Italiana Petroli (AGIP). Alcuni di questi istituti sopravvissero alla II guerra mondiale ed espressero tutto il loro potenziale con Enrico Mattei che fu tra i propulsori della ricostruzione post-bellica dell’Italia con l’IRI che era stato costituito nel 1933 12 e che fu determinante nel cosiddetto “
boom economico”.
Le restrizioni e l’autarchia non penalizzarono tuttavia più di tanto i merletti di Battaglia, in quanto si riuscì a reperire comunque il materiale di buona qualità sia da ditte italiane che da alcune ditte europee.

Vestito da bambina in organdis per la prima Comunione.

Vestito da bambina in organdis per la prima Comunione. Il girocollo è un pizzo ad ago. Da esso si diparte il vestitino che ha una serie di piccole pieghe fissate a punto a giorno. Esse tengono il corpetto aderente al corpo fino al girovita e poi il tutto si allarga nella gonna ricamata con motivo a punto ombra, punto passato ed inserti in tulle. I polsini delle maniche sono in merletto come il collo. Il tutto è completato da una cuffietta a punto ad ago con disegno di roselline. Foto: Luciano Bellesso.

Il 13 gennaio 1937 la signora Ciprian dichiara alla Camera di Commercio di Padova di aver cessato l’attività del negozio in via Gualchiere. Il negozio venne ceduto alla direttrice del medesimo, la signora Angela Alfonsi che lo trasferì in via Roma a pochi passi dalla chiesa dei Servi. Nel 1938 il dr Angelo Ferrazzi, marito di Anna, venne chiamato a servire la Patria ricoprendo incarichi importanti fino a diventare ufficiale d’ordinanza del generale Mario Roatta, Capo di Stato Maggiore dell’esercito 13. Il 31 maggio 1940 il sindaco di Battaglia Terme, l’ing. Donato Mastrapasqua, certificherà, su richiesta della titolare, la cessata attività della ditta Carlotta Ciprian, dopo 47 anni di onorato esercizio. Il 18 novembre successivo il dr Ferrazzi, fu Demetrio, “di nazionalità italiana-ariana“, genero della signora Carlotta, in qualità di titolare e proprietario unico notifica all’Ufficio Provinciale dell’Economia Corporativa di Padova (Prot. 1076, reg . 43392) l’inizio di una ditta di produzione e commercio all’ingrosso di pizzi e ricami a mano, secondo le disposizioni del T.U. del R.D. 20 settembre 1934, n. 2011. Mentre il marito gestiva gli affari di famiglia, Anna si dedicò a descrivere nei dettagli i metodi di lavoro del merletto di Battaglia, che era diverso da quello di Venezia, più “fisso e duro”, e perfino diverso da quello di Burano, che è molto più delicato e che assommava le caratteristiche del Burano e del Venezia con la predilezione per l’orlato-figurato.
Dopo la guerra 1940-45 le grandi famiglie borghesi avevano il grande problema della ricostruzione delle aziende familiari e l’acquisto dei bellissimi lavori di ricamo e merletto non stava nelle loro priorità. Era ormai finita un’epoca. I ricami e i merletti erano senza alcun dubbio molto belli, delle vere opere d’arte, ma di grande delicatezza e bisognosi di cure adeguate. Per le mutate condizioni economiche e di costume non c’erano più le governanti e le cosiddette “donne delle chiavi” delle ricche famiglie borghesi, con le loro conoscenze e mansioni, alle quali veniva affidato il guardaroba, l’uso della biancheria, con i tempi dei ricambi, le manutenzioni per l’usura ecc … Il dr. Ferrazzi aveva nel frattempo assunto la rappresentanza per le tre Venezie di importanti aziende come la Sotema di Milano, per la vendita di telerie (CCIA di Padova, Reg. 43392, prot. 969 del 27 luglio 1956), la ditta di tessiture a mano Telaio d’Oro, pure di Milano, e la ditta Dino Innocenti di Firenze per il commercio all’ingrosso di telerie e tessuti (CCIA di Padova, Reg. 433 del 29 luglio 1957).
La ditta Angelo Ferrazzi verrà definitivamente cancellata dai registri della Camera di Commercio con l’ordinanza n. 25 del 15 ottobre 1982 dopo circa quarant’anni di attività. Alle merlettaie rimase comunque nella memoria e nella pratica quell’arte che seppero trasmettere alle donne più giovani che ancora oggi continuano a produrre cose belle secondo il loro gusto e uso personale. La fine dei merletti di Battaglia venne determinata dall’insostenibilità dei costi dei manufatti che richiedevano tempi lunghi di esecuzione e di conseguenza costi elevati di vendita. Possiamo dire, con grande rammarico, che la cosiddetta modernità ha avuto il sopravvento sulla bellezza di un’arte di altissimo livello. Era giunto il nuovo gusto delle cucine americane di fòrmica, dei rigattieri che compravano “mobili vecchi” per due soldi, per sostituirli con cose più pratiche e di maggiore appetibilità sul versante dei costi, e così nella casa entrò il regno della plastica del moplen dei caroselli ecc.
Ogni stagione, lo sappiamo bene, ha i suoi frutti e non sempre sono frutti di qualità. Tovaglie, lenzuola, tende, centri, cuscini, pizzi, trine, frutto dell’arte e della pazienza di tante umili quanto capaci mani di donne tenaci e volonterose, amanti delle cose belle (dalle tane nascono i fior) con i vari punti
Richelieu, Pisano, Inglese, a dado, ad ago di Spagna, Venezia, filet, sardo, siciliano, Assisi, ombra ecc., sono ormai un capitolo chiuso, sicuramente per quella che fu la quasi centenaria storia del merletto di Battaglia Terme.

3) Angelo Emo Capodilista (Padova 29 gennaio 1871) era figlio del conte Giovanni (28 settembre 1828) e di Maria De Orestis (17 settembre 1837). Angelo sposò Emilia Barracco (Napoli 1880- Arolo 1905), figlia del barone Roberto Barracco di Cotron (Calabria) e di Artemisia Senarega dalla quale ebbe tre figli: Andrea (Battaglia Terme (PD) 4 ottobre 1901 – Roma 11 settembre 1983) che sposò Giuseppina Pignatelli della Leonessa (Napoli 1871 – Roma 1931), figlia di Luigi Pignatelli della Leonessa Principe di Monteroduni edi Sepino; Gabriele (Padova 21 maggio 1883?? – Londra 30 aprile 1903) che sposò a sua volta Caterina Mario, figlia di Pio e di Rufina Massimo, il 15 giugno 1940; e infine Maria (Battaglia Terme, 12 aprile 1905 – Roma 13 dicembre 1911). Il conte Angelo aveva trascorsi di ufficiale della Regia Marina e titolato cavaliere di Malta. Nel 1891 la famiglia, per regio decreto, divenne Emo-Capodilista-Maldura. Angelo era infatti pronipote del canonico Andrea Maldura di Padova. Quest’ultimo per evitare l’estinzione della sua famiglia, priva di discendenza maschile, nominò Angelo suo erede universale, nel 1887, a condizione che aggiungesse al proprio cognome quello dei Maldura. (Archivio Emo Capodilista-Maldura. Inventari, a cura di F. Cosmai e S. Sorteni, Quaderni del Bollettino del Museo civico di Padova, Padova, 2009, p 556.).
4) Il nome di Victor von Wimpffen, è stato recentemente ricordato in occasione di una donazione, del l0 febbraio 1867, della collezione di minerali entrata a far parte della più nota Collezione Da Rio. Senza dubbio l’artefice dell’atto fu il conte Victor. Questa piccola ma interessantissima collezione ci perviene integra dal lontano 1865 ed è stata esposta al pubblico per la prima volta al “Naturalia et Mirabilia” nell’aprile del 2013 al Museo Provinciale di Villa d’Este a Baone e curata da Franco Colombara e Leopoldo Fabris.
5) Michelangelo Jesurum aprì la sua attività di merletti ed affini a Venezia nel 1870 dopo aver appreso l’arte in quel di Pellestrina che aveva ripreso l’arte antica. All’inizio del XX secolo Jesurum, che si onorava di essere fornitore della casa reale Savoia, contava sull’opera di ben 3.000 lavoranti e nel 1906 aprì un museo del merletto presso la propria abitazione. Con la I guerra mondiale Jesurum dovette trasformare la sua produzione dai merletti alle uniformi militari rischiando, con la fine della guerra, la chiusura della ditta per bancarotta. Nel 1939 la proprietà della ditta passò alla famigli Levi Moreno che mantenne il famoso nome di fabbrica.
6) J. Ballarini Orfei,
Battaglia Terme, a cura del Centro Didattico di Padova, 1942, p. 53.
7) Emilia Barracco, figlia di Roberto Barracco di Cotron e Artemisia Senarega, apparteneva ad una famiglia baronale calabro-napoletana.
Sposò Angelo Emo-Capodilista-Maldura dal quale ebbe tre figli: Andrea (Battaglia Terme, 4 ottobre 1901- Roma, 11 settembre 1983); Gabriele (Padova, 30 aprile 1903 – Londra, 21 maggio 1983); Maria (Battaglia Terme, 12 aprile 1905 – Roma, 13 dicembre 1911).
8) Villa Selvatico-Sartori, costruita sul finire del sec. XVI sulla sommità dello storico colle di Sant’Elena, chiamato monte della stupa, per la presenza di un’antica grotta sudorifera che ne determinò la fortuna. Alessandro Varotari detto il Padovanino vi dipinse la Gloria dei Selvatico. Villa Selvatico giunse al suo massimo splendore nell’800 quando accoglieva gli Asburgo e la bella nobiltà europea.
Per quattro secoli fu dimora dei marchesi Selvatico-Estensi, dei Conti Wimpffen e dei Conti Emo-Capodilista. Fu residenza ufficiale del Re d’Italia durante la prima guerra mondiale.
Ospitò personaggi illustri quali il re del Belgio Alberto I e fu lo scenario del primo incontro tra i futuri sovrani Umberto II e Maria ]osé.
9) R. Valandro,
Col merletto di Battaglia quattro generazioni di contadine si sono fatte la dote, la Difesa del Popolo, 27 luglio 1980, p.31.

10) La “Compagnia delle Dimessenacque come istituzione religiosa fondata da Padre Antonio Pagani allo scopo di unire le attività contemplative con quelle pratiche di tipo benefico. Padre Pagani nacque a Venezia nel 1526 e dopo la laurea in diritto, conseguita a Padova, entrò nell’ordine dei frati minori di S. Francesco. Le Dimesse si diffusero in tutto il territorio della Serenissima: a Murano, Burano, Bergamo, Verona, Schio, Thiene, Feltre, Udine e Padova. Solo a Udine e a Padova riuscirono a salvarsi dalle soppressioni degli enti religiosi da parte di Napoleone in quanto dal 1812 erano state riconosciute come Istituzione Educativa. A Udine le sorelle Nicolosa e Cesarea della Rovere, nel 1656 fondarono l’istituzione per l’educazione femminile aprendo delle scuole private che vennero autorizzate dalle autorità nel 1842.

11) Nel 1921 nasce la Società Etettrochimica Novarese per iniziativa di Giacomo Fauser e Guido Donegani, e nel 1922 viene realizzato il primo laboratorio di ricerca all’interno dello stesso stabilimento. Nel 1934 è inaugurato, esterno all’azienda, il Laboratorio di Ricerche di Chimica Inorganica. Guido Donegani (Livorno, 1877 – Bordighera, 1947) venne accusato di collaborazione col nemico e arrestato dai tedeschi e poi rilasciato nel ’44. Nel ’45 venne di nuovo arrestato dagli Inglesi per lo stesso motivo, e dopo la scarcerazione fu colpito dal mandato di cattura del Comitato di Liberazione Nazionale che lo accusava di collusione col regime. Visse per circa un anno in clandestinità fino al proscioglimento. Morirà il 16 aprile 1947 a Bordighera in stato di grave deperimento psicofisico.

12) IRI, acronimo di Istituto di Ricostruzione Industriale, ente pubblico istituito nel 1933 e liquidato nel 2002. Venne istituito dal capo del governo del tempo Benito Mussolini per evitare il fallimento delle principali banche italiane come la Banca Commerciale, il Credito Italiano, il Banco di Roma e il conseguente crollo dell’economia italiana colpita dalla crisi mondiale iniziata nel 1929.

13) Mario Roatta fu un militare italiano (Modena 1887 – Roma 1968). Partecipò alla prima guerra mondiale e fu addetto militare a Varsavia, Riga, Tallinn, Helsinki. Comandò il corpo di spedizione italiano in Spagna (1936-39) e nel 1939 fu inviato a Berlino come addetto militare. Nominato Capo di Stato Maggiore nel 1941, nel settembre 1943 seguÌ il re e Badoglio a Brindisi. Arrestato nel 1944 con l’accusa di aver sostenuto il fascismo dopo il 25 luglio 1943 e soprattutto per non aver difeso Roma, riuscì a evadere dall’ospedale dov’era ricoverato e a rifugiarsi nella Spagna del generale Francisco Franco. Fu condannato all’ergastolo in contumacia, ma la sentenza venne annullata nel febbraio 1948. Il 7 febbraio 1948 nel frattempo il governo varò un decreto, proposto dall’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Giulio Andreotti, con il quale si estinguevano i giudizi ancora pendenti dopo l’amnistia del 1946.

Nel 1949 Roatta venne sottoposto a nuovo processo, ma fu prosciolto in istruttoria nel 1953. Rientrato in Italia nel 1966, morì a Roma nel 1968.

Cfr. Roatta Mario www.treccani.it

Ringraziamenti del curatore di questo bellissimo articolo

Sono riconoscente alla sig.ra Mimma Ferrazzi Salvan per avermi fatto conoscere un mondo in buona parte a me sconosciuto. Un sentito ringraziamento è dovuto anche alla dr.ssa Lidia Salvan per la cortese assistenza tecnica. Infine sono riconoscente all’amico Luciano Bellesso per essersi generosamente prestato a fotografare un centinaio di merletti e ricami della ditta Carlotta Ciprian, messi a disposizione della sopracitata signora Mimma, che qui presentiamo solo con qualche esempio.

BIBLIOGRAFIA

DORETTA DAVANZO POLI, Il merletto veneziano, Istituto geografico De Agostini, 1998.

DORETTA DAVANZO POLI, VeneziaBurano. Il Museo del merletto, Marsilio, Venezia 2011 Touring Club Italiano, Museo del merletto di Burano, in: Musei dell’artigianato: oltre 300 collezioni in Italia, 2003, pp. 98-99.

A.C.S. Murazzo, Il merletto di Pellestrina, Stamperie di Venezia, Mestre 1986.

G. ROMANELLI MARONE, Le trine a fuselli, Hoepli, Milano 1902.

E. PARMA ARMANI (a cura), Il merletto del pizzo di Rapallo, la manifattura di Mario Zennaro, 1908-1968, SAGEP, 1990.

L. DE GASPERI, Merletto a fuselli, l’arte del ricamo secondo la tradizione, Giunti ed. 2005.

 

Ringraziamenti

Ringrazio vivamente l’autore di questa pagina, il Sig. Paolo Francesco Zatta che ha raccontato un’affascinante storia del territorio Veneto, ringrazio il sito www.battagliatermestoria.altervista.org che con ampia disponibilità ne ha concesso la pubblicazione.

 

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