“Il merletto nel periodo di Van Dick”
Traduzione tratta da:
Lace
of the Vandyke Period,
Il
secolo d’oro del merletto fatto a mano fu il XVI secolo, dove troviamo evidenti
testimonianze nell’arte pittorica. Sulle preziose tele dell’epoca troviamo dei
merletti dipinti con dovizia di particolari che ci mostrano tutta
l’elaborazione e lo splendore di tali manufatti. Tra l’usura e gli strappi ne
sono sopravvissuti molto pochi, ma alcuni sono conservati come reliquie nei più
importanti musei del mondo. I ritratti di Van Dick hanno un grande valore
storico documentativo, ci dimostrano le diverse tecniche adottate in quel tempo
quando i merletti erano ad ago e a fuselli. Prima di questi merletti si
conoscevano altri tipi di trasparenze realizzate come il punto tagliato e la rete.
Quando i bordi degli abiti erano consumati, venivano grezzamente rammendati
intrecciando i fili del tessuto: questo è stato considerato “ l’embrione del
merletto”. Nei dipinti del Carpaccio si possono vedere dei galloni o
passamanerie formati da un intreccio di fili d’oro.
Questo prezioso intreccio è molto affine al merletto, che si nota molto bene
nei due ritratti della Marchesa Paola-Adorno Brignole Sale. Uno di questi ritratti si trova a Genova
nella Galleria di Palazzo Rosso e l’altro fa parte della collezione privata del
Duca di Abercon. Tredici righe del costoso ornamento
arricchiscono il fondo del vestito; il lungo collo e il camuffo nelle maniche sono ornati con il
filo di lino lavorato secondo le caratteristiche dell’epoca.
Marchesa Paola-Adorno Brignole Sale, Van
Dick (dipinta tra il 1622-27)
Questi
fili sciolti intrecciati, assomiglianti all’attuale “torchon”,
venivano eseguiti dalle contadine in tutta Europa. In Inghilterra, questo tipo
di merletto veniva chiamato” Bone
Lace” ( merletto dell’osso”, perché i fili
venivano avvolti su piccole ossa di animali).
Van
Dyck non desiderava che i suoi principeschi e
sfarzosi “modelli” posassero con troppi gioielli, doveva dare più importanza al
merletto che al gioiello.
Se
non fosse stato così, molti suoi ritratti avrebbero perso il loro fascino. Si
può dedurre così che Van Dyck ha ritratto con tanta
passione i suoi modelli e il merletto è stato una vera fonte di ispirazione e
probabilmente senza il merletto, molti dei suoi quadri non sarebbero stati
eseguiti. Al raffinato senso artistico di V. D. è dovuto lo splendore dei
diamanti rubini e smeraldi: il merletto nella sua incomparabile bellezza a
confronto non perse di valore( è vero comunque che il giusto valore venne dato
da chi aveva buon gusto e ne riconosceva i dettagli).
Alla
fine del XVI secolo l’Italia influì nella moda dei collari o gorgiere ornati di
“ Reticella” o merletti geometrici e si sparse in tutta Europa : tale influenza
fu dovuta a Venezia, Genova e Padova, finché Parigi non dettò nuove idee nella
moda.
V.D. dipinse i suoi ritratti proprio in
questo periodo di transizione della moda mostrando, nei vari modi di
abbigliarsi, le due tipologie di collari “ coll rabbutus”, cioè i grandi colli cadenti degli uomini e
quelli rigidi alla Medici e gli scollati corsetti delle donne guarniti di
merletto. Questi esempi stravaganti nel vestirsi, sono rimasti a noi in tutto
il loro fascino e bellezza tramite la mano sapiente di un grande artista. In
molti ritratti di Van Dyck e di Rubens si vede che la
moda delle gale ai polsi sopravvisse ai stretti polsini per molti anni, anche
dopo la fine delle gorgiere che erano state abbandonate per un modo nuovo di
abbigliarsi.
Durante
il periodo di Maria De’ Medici, i collari rigidi che presero il suo nome,
venivano portati chiusi all’inizio del collo o in modo più elegante bordando il
decolté di un finissimo merletto, come
Henrietta
Maria di Borbone, collezione privata New York
A. v D. 1635
Henrietta Maria di Borbone, regina di Francia e d’Inghilterra.
Moglie di Carlo I
Collezione privata, New
York
Quando
l’eccessiva stravaganza dei collari ebbe disgustato tutte le corti europee, si
assistette ad un interessante cambiamento nel modo di proporre il merletto.
Iniziò allora a vedersi il colletto floscio tutto di
merletto o di cambrì bordato con merlature; troviamo decorazioni di merletti
anche sui polsini chiamati “ Machette a revers” (
polsini rovesciati).
“
Il guipure “ fatto generalmente a Genova visto frequentemente nei ritratti di
V. D. era eseguito su disegno geometrico e veniva eseguito ad ago ed anche a
fuselli per renderlo più leggero e trasparente.
Vennero
così creati dei nuovi punti come il “ punto spirito” o “ chicco di grano” che davano più
trasparenza. Non dobbiamo comunque pensare che in tutta Italia si lavorasse il
merletto come a Genova. Ci si chiede se all’epoca, il
merletto a nastrino venisse eseguito anche nelle altre parti d ‘Europa. In Belgio si sa, veniva eseguito e prodotto diffusamente il
caratteristico merletto delle Fiandre con la sua esclusiva lavorazione e
squisita sottigliezza del filo, così adatto alla lavorazione con i fuselli.
Il
merletto del XVI secolo era un prodotto estremamente ornamentale ed artistico e
di certo non si può confondere con quello attuale. Oggi si usa
L’arte
del merletto nel XIX secolo come il filet,è un ritorno del “ Opus Filatorum”o “Arte del rammendo”, uno dei primi tipi di
merletto trasparente.
Il
merletto genovese sembra essere nato sulle ceneri del merletto d’oro e
d’argento di Cipro del XV secolo. Gli stessi disegni si possono vedere in un
ritratto di di V. D. a figura intera, dove una certa
quantità di questo merletto di seta, “ Pergamena” così veniva chiamato in
Inghilterra, forma la ricca guarnizione di tutto l’abito.
I
merletti d’oro d’ argento e di seta guarnivano gli abiti di tutti i cavalieri e
le livree di lacché e servitori: erano ornate di
passamanerie di fili intrecciati
Il
Punto di Genova è stato menzionato tra gli effetti personali di Maria De’
Medici e il bel merletto di filo di lino superò la sua fama in Europa anche
dopo il XVI secolo.
Il
passaggio dal filato d’oro e d’argento a quello di lino, mostra una
interessante pagina nella legislatura del tempo. Se ora abbiamo del bel filo di
lino, è dovuto alle restrizioni delle leggi suntuarie; visto che il costoso
materiale venne proibito, le merlettaie sostituirono il filato metallico con
del semplice lino, accorgendosi che questo filato era più morbido e facile da
lavorare e aggiungeva grazia e flessibilità al manufatto. Si poterono
realizzare merletti dagli intricati disegni di ineguagliabile bellezza da non
poterli paragonare con quelli realizzarti con filo metallico.
Nel
periodo di V. D. “i piombini”( fuselli) per il merletto erano pesanti per
tendere meglio il lavoro: venivano fatti anche di ferro. Anche il merletto ad
ago, bello quanto quello a fuselli, veniva fatto a Genova: di entrambi si producevano
metri e metri di alti bordi. Veniva prodotto anche un merletto annodato
assomigliante all’attuale macramè. Non siamo certi se V. D. ha dipinto nei suoi
quadri anche questo tipo di merletto, ma le incisioni di Abraham Bosse e Callot ce lo mostrano frequentemente
sulla biancheria da casa.
Abram
Bosse, “ Il vedovo amoroso”
Le
parti finali frangiate delle tele operate degli asciugamani con i loro nodi che
prevengono il logoramento, sono un ricordo delle affascinanti bordure del XVI
secolo, fatte su disegni intricati annodando soltanto i fili di tramatura.
Forse
fu il gusto personale di V. D. nel mostrare il merletto che esso venne così
altamente apprezzato; per il pittore la bellezza dei merletti, nel proporre con
arte un modo nuovo di proporsi nella città fiamminga del 1500 e incoraggiato
dall’artistico sforzo dalla corporazione di arti e mestieri di S. Luca ( nata
con il solo proposito di incoraggiare e promuovere nuovi talenti artistici) ed
emulando il lavoro di alcuni maestri come Rubens e Van Balen,
gli fece conoscere e coltivare la sensibilità verso i minuti dettagli. Durante
la sua visita a Roma, durata 2 anni, venne soprannominato” Il pittore
cavalleresco”, per la sua attenzione nel ricercare con vera passione, ciò che
era la sola e l’unica perfezione. Questo accadde nel 1623 dopo la sua
permanenza a Genova, uno dei più importanti centri del mondo per il merletto,
quando furono dipinti: “ Il ragazzo Bianco” a palazzo Durazzo, “Il tributo al
denaro”, il magnifico ritratto della marchesa Brignola
nel Palazzo Brignola e molti altri dipinti. Tutti
questi ritratti servirono ad aumentare la gloria della pittura in Italia. Il
gusto di V. D. nel rifinire gli abiti dell’epoca e anche la sua scelta nei
soggetti, era in netto contrasto con la maggioranza dei suoi colleghi non
fiamminghi. Lo studente fiammingo del XVI secolo era spesso considerato dalla
comunità una persona corrotta e ruvida, delicata solo nel maneggiare il
pennello, che amava scegliere come soggetti da dipingere, la “ rozza “ società.
Il XVI secolo fu un periodo di grandi stravaganze nell’abbigliarsi, molte corti
europee, specialmente quella parigina, non conobbe limiti; nel 1613 alcuni
nobili sottoscrissero una petizione per la crisi nelle loro pensioni
considerando le loro esigenze nella moda.
Il
costoso merletto era usato per colli, gorgiere e polsini, dozzine di yarde di merletto in seta e metallo ornavano i costumi e i
mantelli, cravatte e giarrettiere; doppie o triple file di merletto bordavano
gli stivali e delle rose di pizzo venivano poste sulle scarpe.
La
Chiesa non era esclusa da questa moda prevalente e le vesti dei prelati e dei santi, le tovaglie
d’altare e i tendaggi erano di costoso merletto. Le
donne erano più prodighe degli uomini nel mostrarsi agghindate di collari ,
gorgiere, polsini, grembiuli, giacche, cappucci, cappe e stole. La biancheria
da casa era considerata incompleta senza
le rifiniture di trafori o merletti; i tendaggi nelle camere, i cuscini, le
lenzuola e le tende erano bordati di guipure o di costoso Punto Fiandra. La delicata
perfezione di V. D. nel rifinire gli accessori e il modo di vivere mostrato nei
suoi dipinti, ebbe un enorme favore da parte di tutte le capitali europee. Come
lui fu grande nei ritratti, così lo fu anche Joshua
Reynolds nel XVIII secolo per la pittura folkloristica (con grande ricercatezza
di particolari).
“Miss Neil O’ Brien”, Joshua Reynolds (Wallace Collection)
Joshua
Reynolds
Nel
1632 V.D. prese dimora a Londra nella casa
assegnatali dal re a Blackfriars. Il suo studio
divenne un ritrovo alla moda, perfino il re frequentemente arrivava con la sua
barca da Whitehall e stava circa un’ora nello studio
dell’affascinante artista fra i suoi
dipinti, stava seduto per farsi fare uno dei 36 quadri che noi oggi attribuiamo
a V. D. Il re parlava da grande maestro, si sa che il re era un grande conversatore.
Per la stessa mano sono stati attribuiti non meno di 35 ritratti della regina Henrietta. Forse uno dei quadri che rappresenta grande
raffinatezza nel merletto è quella dove il principe Carlo tiene tra le braccia
un bimbo di circa un anno; e il Principe Giacomo, in un abito di velluto con
collare polsini e cuffietta bordati di guipure.
Quando
l’opulenza reale inglese venne influenzata dal gusto francese non ci fu un
grande stupore nello sfoggiare questo aggraziato cambiamento: il caratteristico
alto e rigido collare del periodo, in questo ritratto è grazioso ed è
allacciato vicino al seno in un modo
particolare. Solo al modo di dipingere di V. D. è appartenuta la ricchezza
della rete in filato di lino e i riflessi dei rasi, dipinti in modo particolare.
In tutti i suoi quadri il grande maestro ha inserito il delicato merletto che
poteva essere aggiunto ai ritratti come un dettaglio per valorizzare i volti
dei suoi soggetti.