“Il merletto nel periodo di Van Dick”

 

Traduzione tratta da:

Lace of the Vandyke Period, Jackson, Mrs. F. Nevill. The Connoisseur, Vol. 2 (1902)

 

 

Il secolo d’oro del merletto fatto a mano fu il XVI secolo, dove troviamo evidenti testimonianze nell’arte pittorica. Sulle preziose tele dell’epoca troviamo dei merletti dipinti con dovizia di particolari che ci mostrano tutta l’elaborazione e lo splendore di tali manufatti. Tra l’usura e gli strappi ne sono sopravvissuti molto pochi, ma alcuni sono conservati come reliquie nei più importanti musei del mondo. I ritratti di Van Dick hanno un grande valore storico documentativo, ci dimostrano le diverse tecniche adottate in quel tempo quando i merletti erano ad ago e a fuselli. Prima di questi merletti si conoscevano altri tipi di trasparenze realizzate come il punto tagliato e la rete. Quando i bordi degli abiti erano consumati, venivano grezzamente rammendati intrecciando i fili del tessuto: questo è stato considerato “ l’embrione del merletto”. Nei dipinti del Carpaccio si possono vedere dei galloni o passamanerie formati da un intreccio di fili d’oro. Questo prezioso intreccio è molto affine al merletto, che si nota molto bene nei due ritratti della Marchesa Paola-Adorno Brignole Sale. Uno di questi ritratti si trova a Genova nella Galleria di Palazzo Rosso e l’altro fa parte della collezione privata del Duca di Abercon. Tredici righe del costoso ornamento arricchiscono il fondo del vestito; il lungo collo e il camuffo nelle maniche sono ornati con il filo di lino lavorato secondo le caratteristiche dell’epoca.

 

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Marchesa Paola-Adorno Brignole Sale, Van Dick (dipinta tra il 1622-27)

 

 

Questi fili sciolti intrecciati, assomiglianti all’attuale “torchon”, venivano eseguiti dalle contadine in tutta Europa. In Inghilterra, questo tipo di merletto veniva chiamato” Bone Lace” ( merletto dell’osso”, perché i fili venivano avvolti su piccole ossa di animali). La regina Anna acquistò anche del “Great bone lace” e “Little bone lace” a Winchester e a Basino. Nelle periferie di queste due città si trovavano moltissime merlettaie, molte di più di quelle che ci sono attualmente. In seguito il Carpaccio, Frans Pourbus, Holbein portarono sui dipinti la storia del merletto, mostrando nei dettagli il delicato guipure e i bordi di merletto nei collari del XVI secolo. Ma Van Antony Dyck mostrò nei suoi ritratti la magnificenza del merletto, dandogli il giusto valore come un accessorio prezioso negli abiti. C’è un sottile fascino nel merletto fatto a mano che non è facile da spiegare, tutti riconoscono la grazia e l’effetto della morbidezza delle gale e delle cascate di merletto. Quando una donna introduce del merletto nel suo abbigliamento, il suo look è reso più affascinante; anche l’abito più sontuoso non appare mai volgare.

Van Dyck non desiderava che i suoi principeschi e sfarzosi “modelli” posassero con troppi gioielli, doveva dare più importanza al merletto che al gioiello.

Se non fosse stato così, molti suoi ritratti avrebbero perso il loro fascino. Si può dedurre così che Van Dyck ha ritratto con tanta passione i suoi modelli e il merletto è stato una vera fonte di ispirazione e probabilmente senza il merletto, molti dei suoi quadri non sarebbero stati eseguiti. Al raffinato senso artistico di V. D. è dovuto lo splendore dei diamanti rubini e smeraldi: il merletto nella sua incomparabile bellezza a confronto non perse di valore( è vero comunque che il giusto valore venne dato da chi aveva buon gusto e ne riconosceva i dettagli).

 

Alla fine del XVI secolo l’Italia influì nella moda dei collari o gorgiere ornati di “ Reticella” o merletti geometrici e si sparse in tutta Europa : tale influenza fu dovuta a Venezia, Genova e Padova, finché Parigi non dettò nuove idee nella moda.

V.D. dipinse i suoi ritratti proprio in questo periodo di transizione della moda mostrando, nei vari modi di abbigliarsi, le due tipologie di collari “ coll rabbutus”, cioè i grandi colli cadenti degli uomini e quelli rigidi alla Medici e gli scollati corsetti delle donne guarniti di merletto. Questi esempi stravaganti nel vestirsi, sono rimasti a noi in tutto il loro fascino e bellezza tramite la mano sapiente di un grande artista. In molti ritratti di Van Dyck e di Rubens si vede che la moda delle gale ai polsi sopravvisse ai stretti polsini per molti anni, anche dopo la fine delle gorgiere che erano state abbandonate per un modo nuovo di abbigliarsi.

Durante il periodo di Maria De’ Medici, i collari rigidi che presero il suo nome, venivano portati chiusi all’inizio del collo o in modo più elegante bordando il decolté di un finissimo merletto, come la regina Henrietta Maria ed Helena Fourment.

 

 

Henrietta Maria di Borbone, collezione privata New York

A. v D. 1635

 

 

Henrietta Maria di Borbone, regina di Francia e d’Inghilterra. Moglie di Carlo I

Collezione privata, New York

 

Quando l’eccessiva stravaganza dei collari ebbe disgustato tutte le corti europee, si assistette ad un interessante cambiamento nel modo di proporre il merletto. Iniziò allora a vedersi il colletto floscio tutto di merletto o di cambrì bordato con merlature; troviamo decorazioni di merletti anche sui polsini chiamati “ Machette a revers” ( polsini rovesciati).

“ Il guipure “ fatto generalmente a Genova visto frequentemente nei ritratti di V. D. era eseguito su disegno geometrico e veniva eseguito ad ago ed anche a fuselli per renderlo più leggero e trasparente.

Vennero così creati dei nuovi punti come  il “ punto spirito” o “ chicco di grano” che davano più trasparenza. Non dobbiamo comunque pensare che in tutta Italia si lavorasse il merletto come a Genova. Ci si chiede se all’epoca, il merletto a nastrino venisse eseguito anche nelle altre parti d ‘Europa. In Belgio si sa, veniva eseguito e prodotto diffusamente il caratteristico merletto delle Fiandre con la sua esclusiva lavorazione e squisita sottigliezza del filo, così adatto alla lavorazione con i fuselli.

Il merletto del XVI secolo era un prodotto estremamente ornamentale ed artistico e di certo non si può confondere con quello attuale. Oggi si usa la parola Guipure per dire erroneamente Honiton o Maltese o le imitazioni del Buckingham, oppure i più scadenti merletti di Venezia..

L’arte del merletto nel XIX secolo come il filet,è un ritorno del “ Opus Filatorum”o “Arte del rammendo”, uno dei primi tipi di merletto trasparente.

Il merletto genovese sembra essere nato sulle ceneri del merletto d’oro e d’argento di Cipro del XV secolo. Gli stessi disegni si possono vedere in un ritratto di di V. D. a figura intera, dove una certa quantità di questo merletto di seta, “ Pergamena” così veniva chiamato in Inghilterra, forma la ricca guarnizione di tutto l’abito.

I merletti d’oro d’ argento e di seta guarnivano gli abiti di tutti i cavalieri e le livree di lacché e servitori: erano ornate di passamanerie di fili intrecciati

Il Punto di Genova è stato menzionato tra gli effetti personali di Maria De’ Medici e il bel merletto di filo di lino superò la sua fama in Europa anche dopo il XVI secolo.

Il passaggio dal filato d’oro e d’argento a quello di lino, mostra una interessante pagina nella legislatura del tempo. Se ora abbiamo del bel filo di lino, è dovuto alle restrizioni delle leggi suntuarie; visto che il costoso materiale venne proibito, le merlettaie sostituirono il filato metallico con del semplice lino, accorgendosi che questo filato era più morbido e facile da lavorare e aggiungeva grazia e flessibilità al manufatto. Si poterono realizzare merletti dagli intricati disegni di ineguagliabile bellezza da non poterli paragonare con quelli realizzarti con filo metallico.

Nel periodo di V. D. “i piombini”( fuselli) per il merletto erano pesanti per tendere meglio il lavoro: venivano fatti anche di ferro. Anche il merletto ad ago, bello quanto quello a fuselli, veniva fatto a Genova: di entrambi si producevano metri e metri di alti bordi. Veniva prodotto anche un merletto annodato assomigliante all’attuale macramè. Non siamo certi se V. D. ha dipinto nei suoi quadri anche questo tipo di merletto, ma le incisioni di Abraham Bosse e Callot ce lo mostrano frequentemente sulla biancheria da casa.

 

Abram Bosse, “ Il vedovo amoroso”

 

 

Le parti finali frangiate delle tele operate degli asciugamani con i loro nodi che prevengono il logoramento, sono un ricordo delle affascinanti bordure del XVI secolo, fatte su disegni intricati annodando soltanto i fili di tramatura.

 

Forse fu il gusto personale di V. D. nel mostrare il merletto che esso venne così altamente apprezzato; per il pittore la bellezza dei merletti, nel proporre con arte un modo nuovo di proporsi nella città fiamminga del 1500 e incoraggiato dall’artistico sforzo dalla corporazione di arti e mestieri di S. Luca ( nata con il solo proposito di incoraggiare e promuovere nuovi talenti artistici) ed emulando il lavoro di alcuni maestri come Rubens e Van Balen, gli fece conoscere e coltivare la sensibilità verso i minuti dettagli. Durante la sua visita a Roma, durata 2 anni, venne soprannominato” Il pittore cavalleresco”, per la sua attenzione nel ricercare con vera passione, ciò che era la sola e l’unica perfezione. Questo accadde nel 1623 dopo la sua permanenza a Genova, uno dei più importanti centri del mondo per il merletto, quando furono dipinti: “ Il ragazzo Bianco” a palazzo Durazzo, “Il tributo al denaro”, il magnifico ritratto della marchesa Brignola nel Palazzo Brignola e molti altri dipinti. Tutti questi ritratti servirono ad aumentare la gloria della pittura in Italia. Il gusto di V. D. nel rifinire gli abiti dell’epoca e anche la sua scelta nei soggetti, era in netto contrasto con la maggioranza dei suoi colleghi non fiamminghi. Lo studente fiammingo del XVI secolo era spesso considerato dalla comunità una persona corrotta e ruvida, delicata solo nel maneggiare il pennello, che amava scegliere come soggetti da dipingere, la “ rozza “ società. Il XVI secolo fu un periodo di grandi stravaganze nell’abbigliarsi, molte corti europee, specialmente quella parigina, non conobbe limiti; nel 1613 alcuni nobili sottoscrissero una petizione per la crisi nelle loro pensioni considerando le loro esigenze nella moda.

Il costoso merletto era usato per colli, gorgiere e polsini, dozzine di yarde di merletto in seta e metallo ornavano i costumi e i mantelli, cravatte e giarrettiere; doppie o triple file di merletto bordavano gli stivali e delle rose di pizzo venivano poste sulle scarpe.

La Chiesa non era esclusa da questa moda prevalente e le vesti dei prelati e dei santi, le tovaglie d’altare e i tendaggi erano di costoso merletto. Le donne erano più prodighe degli uomini nel mostrarsi agghindate di collari , gorgiere, polsini, grembiuli, giacche, cappucci, cappe e stole. La biancheria da casa  era considerata incompleta senza le rifiniture di trafori o merletti; i tendaggi nelle camere, i cuscini, le lenzuola e le tende erano bordati di guipure o di costoso Punto Fiandra. La delicata perfezione di V. D. nel rifinire gli accessori e il modo di vivere mostrato nei suoi dipinti, ebbe un enorme favore da parte di tutte le capitali europee. Come lui fu grande nei ritratti, così lo fu anche Joshua Reynolds nel XVIII secolo per la pittura folkloristica (con grande ricercatezza di particolari).

 

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“Miss Neil O’ Brien”, Joshua Reynolds (Wallace Collection)

 

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Joshua Reynolds

 

Nel 1632 V.D. prese dimora a Londra nella casa assegnatali dal re a Blackfriars. Il suo studio divenne un ritrovo alla moda, perfino il re frequentemente arrivava con la sua barca da Whitehall e stava circa un’ora nello studio dell’affascinante artista  fra i suoi dipinti, stava seduto per farsi fare uno dei 36 quadri che noi oggi attribuiamo a V. D. Il re parlava da grande maestro, si sa che il re era un grande conversatore. Per la stessa mano sono stati attribuiti non meno di 35 ritratti della regina Henrietta. Forse uno dei quadri che rappresenta grande raffinatezza nel merletto è quella dove il principe Carlo tiene tra le braccia un bimbo di circa un anno; e il Principe Giacomo, in un abito di velluto con collare polsini e cuffietta bordati di guipure.

 

Quando l’opulenza reale inglese venne influenzata dal gusto francese non ci fu un grande stupore nello sfoggiare questo aggraziato cambiamento: il caratteristico alto e rigido collare del periodo, in questo ritratto è grazioso ed è allacciato vicino al seno in  un modo particolare. Solo al modo di dipingere di V. D. è appartenuta la ricchezza della rete in filato di lino e i riflessi dei rasi, dipinti in modo particolare. In tutti i suoi quadri il grande maestro ha inserito il delicato merletto che poteva essere aggiunto ai ritratti come un dettaglio per valorizzare i volti dei suoi soggetti.

 

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